Napoli, 13-15 marzo 1997Stralci dall'intervento del ministro della Sanita' ROSY BINDI (Sabato 15 marzo)
(trascrizione dalla registrazione di Radio Radicale)
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E' inutile nasconderci che, in questi anni, essendo la tossicodipendenza un servizio ad alta integrazione sociosanitaria, e' stato il fondo sanitario nazionale che si e' fatto carico in larga parte del finanziamento dei servizi per il recupero della tossicodipendenza. Io credo che sia arrivato il momento che si stabilisca che cosa e' sanitario, e quindi debba essere attribuito al bilancio della Sanita', e che cosa e' spesa sociale e come tale deve essere attribuita al fondo sociale, che dovra' essere, credo, costituito non togliendo dei fondi alla Sanita', ma ridistribuendo all'interno piu' complessivo della spesa sociale, in maniera particolare interrogandosi sulla riforma vera dell'unica cifra non "europea" nella ridistribuzione della spesa sociale, che e' rappresentata dalla spesa previdenziale. Questo mi sembra un messaggio che non puo' non arrivare. Allora, noi qui diciamo: FORTE INTEGRAZIONE DEI SERVIZI, MA NETTA SEPARAZIONE DEI BILANCI. Questa e' una garanzia perche' interventi come quelli sulla tossi
codipendenza ed altri settori ad alta integrazione sociosanitaria non finiscano per fare, all'interno dei bilanci della Sanita', di fatto, la Cenerentola, come hanno fatto con un percorso in questi anni.
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E' mia profonda convinzione che IL PROBLEMA DELLA TOSSICODIPENDENZA NON SI RISOLVE SANITARIZZANDOLO PERCHE', PIU' DI ALTRI, E' UN SETTORE A FORTE INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA. E' un settore nel quale il rapporto con le politiche scolastiche e con le politiche del lavoro e' di un'importanza fondamentale. E' un settore ad alta integrazione, pero' e' anche un settore nel quale, se la parola e' "integrazione e coordinamento", d'altra parte la sanita' attraversa tutti gli aspetti che in questi giorni sono stati toccati: le nuove droghe, la prevenzione, la riduzione del danno, la rete dei servizi, la prevenzione, il carcere, le patologie correlate, il rapporto pubblico/privato, sono di fatto... E' un indice nel quale c'e' comunque, non puo' non esserci, una risposta tipicamente sanitaria o comunque legata al servizio sanitario nazionale. Allora, a me pare che se questo e', allora noi dobbiamo andare alla ricerca di un nuovo modello organizzativo che sappia, al tempo stesso, realizzare la forte integrazione e il for
te coordinamento a livello istituzionale tra ministeri, tra Stato e Regioni, e tra Regioni e autonomie locali, ma che sappia realizzare anche, attraverso quella che e' stata definita l'"unita' dipartimentale", una unita' funzionale, una forte integrazione di tutti i servizi sociali e sanitari, una forte integrazione tra ospedale e territorio, una forte integrazione tra pubblico e privato.
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Dopo tre anni dalla prima conferenza noi oggi constatiamo che sono cresciute le comunita', che sono cresciuti i servizi pubblici, ma soprattutto constatiamo che insieme siamo consapevoli di rendere un servizio pubblico. Io vorrei che questo fosse l'aspetto caratterizzante che ci aiuta a superare eventuali problemi e ci aiuta a ricercare un'integrazione piu' forte. SIA LE COMUNITA', SIA I SERT, SIA LA STRUTTURA PUBBLICA, SIA LA STRUTTURA DEL VOLONTARIATO E DEL PRIVATO SOCIALE EROGANO UN SERVIZIO PUBBLICO. Questo e' un elemento che non possiamo dimenticare nella ricerca della soluzione di alcuni problemi che si sono aperti. Allora, io credo che dobbiamo uscire di qui con una consapevolezza di un forte rilancio del servizio pubblico. Sono da riformare i Sert? Sono prima di tutto da realizzare in ogni parte del territorio? Dobbiamo mettere ordine nel personale dei Sert? Dobbiamo essere piu' espliciti nelle linee-guida del servizio che devono rendere? Bene, se questi sono punti acquisiti, CI DICE QUESTA CONFERENZ
A CHE NOI DOBBIAMO RILANCIARE IL SERVIZIO PUBBLICO PER IL RECUPERO DELLA TOSSICODIPENDENZA. E io credo che su questo dobbiamo, come dire, individuare una via maestra che non esclude l'altra via maestra, perche', PARIMENTI, USCIAMO DA QUESTA CONFERENZA CON LA CONSAPEVOLEZZA DELLA INSOSTITUIBILITA' DEL VOLONTARIATO, DEL PRIVATO SOCIALE E DELLE COMUNITA' TERAPEUTICHE. Allora, a noi sta ricercare nei giorni che ci attendono un piu' forte coordinamento, una piu' forte integrazione, una piu' forte programmazione ed una maggiore capacita' di verifica dell'efficacia dei servizi che vengono resi sia dai Sert, e da cio' che i Sert potranno diventare, sia dalle strutture rappresentate dalle comunita'. Credo che questa sia la sfida e, in questo senso, l'unita' dipartimentale puo' essere il luogo per questa unificazione e per la ricerca di questa integrazione.
Pero', consentitemi, e qui faccio davvero il ministro della Sanita': e' mai possibile che, nell'anno in cui vengono approvati i requisiti per l'autorizzazione e l'accreditamento delle strutture sanitarie pubbliche e private, nel momento i cui si riconosce che si presta un servizio tipicamente sanitario all'interno sia delle comunita' che dei Sert, si possa prescindere, si possa consentire una zona franca nella quale non viene applicato il regime dell'autorizzazione e dell'accreditamento delle strutture? Io credo che questo non sia possibile.
Allora, a me sembra di aver capito, in questi giorni, che SI CHIEDE UN COORDINAMENTO AFFIDATO AD UNA PAROLA MAGICA NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE CHE SI CHIAMA "AUTHORITY". CI METTEREMO D'ACCORDO SU QUELLO CHE DOVRA' ESSERE QUESTA STRUTTURA. IO PENSO CHE VI DEBBA PROVVEDERE LA REGIONE SU LINEE-GUIDA OFFERTE DAL LIVELLO NAZIONALE. Credo che vi debba provvedere la Regione, ma io credo che, una volta che l'abbia istituita, spetta a questa authority verificare se ci sono i requisiti minimi per autorizzare una struttura pubblica o privata. Stabiliremo insieme quali sono i requisiti, perche' il messaggio "Non vogliamo essere sottoposti alla burocrazia" ci ha raggiunto, in questi giorni. Ci ha raggiunto e non crediamo che questo sia un criterio con il quale sui verifica la qualita' di un servizio, ma NON E' POSSIBILE PENSARE CHE VI SIANO DELLE ZONE FRANCHE nelle quali una persona viene presa in carico e sottoposta a trattamenti, sottoposta a recupero, e questo lo si ritiene un servizio pubblico di grande importanza
, e non si dettano i requisiti per poterlo autorizzare.
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Io credo, e vorrei qui spiegarmi, che noi dobbiamo trovare il modo per riconoscere che Don Benzi, Muccioli, Don Picchi, Don Albanesi, Don Mazzi e tutti i molteplici preti e laici cattolici e non che agiscono in questo settore attraverso il privato sociale ed il volontariato, rappresentano un qualcosa di piu', una qualita' ulteriore, che pero' NON LI DISPENSA DAL GARANTIRE ALCUNI STANDARD DI SERVIZI che consentono autorizzazione ed accreditamento.
Dicendo questo, pero', io dico qualcosa che posso permettermi di dire perche' non c'e' il ministro del Tesoro, che secondo me dobbiamo trovare il modo perche' questo abbia anche una adeguata traduzione in termini di costi. Perche' se riconosciamo che quel servizio e' un qualcosa in piu', quel qualcosa in piu' ha un prezzo per la comunita' e faremo quadrare i bilanci, credo, perche' questa e' la nostra sfida di oggi. Vedete, in questi giorni, in questi mesi, ci costringono sempre a fare i conti con i soldi: arrivera' il m
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Io devo dire una parola sulla RIDUZIONE DEL DANNO. La devo dire perche', come dire, non sarei corretta fino in fondo con il lavoro che abbiamo fatto in questi giorni. Io voglio capire se ho capito e se, quindi, avendo capito, posso trarre delle conseguenze per quello che puo' essere l'impegno del ministro della Sanita'.
Io ho capito questo. HO CAPITO CHE NON POSSIAMO PRESTARCI AD ALCUNA STRUMENTALIZZAZIONE E FARE CONFUSIONE TRA RIDUZIONE DEL DANNO E LEGALIZZAZIONE DELLA DROGA. ALLORA, SE QUESTO E', COME DIRE, SE QUESTA E' L'AFFERMAZIONE CHE CI CONSENTE DI USCIRE DA QUELL'INCERTEZZA SULLA RIDUZIONE DEL DANNO CHE LIVIA TURCO AUSPICAVA NELLA SUA RELAZIONE, QUESTO SIGNIFICA CHE NOI SAREMO VIGILANTI SUL FATTO CHE IN NESSUN MOMENTO LA RIDUZIONE DEL DANNO DIVENTERA' LEGALIZZAZIONE DELLA DROGA. QUESTO SIGNIFICA NON FARE COMUNQUE CONFUSIONE FRA I DUE PROBLEMI, E' UN'ALTRA COSA, E' UN ALTRO DIBATTITO, MA COME TALE, ALLORA, NON PUO' ESSERE SURRETTIZIAMENTE USATO UNO STRUMENTO PER DARE UNA RISPOSTA CHE INVECE VA DATA IN ALTRA SEDE.
La riduzione del danno puo' uscire dalla sua fase sporadica e sperimentale se per noi rappresenta davvero il prendersi carico di ogni persona e non lasciare per strada nessuna possibilita'. Significa, allora, che FORSE DOVREMMO COMINCIARE A PARLARE DI RIDUZIONE "DEI DANNI", perche' i danni sono molteplici e le strategie di risposta dovranno altrettanto essere molteplici e personalizzate. Pero', questo significa anche, e credo di aver capito cosi', che, come non possiamo lasciare per strada nessuno, al tempo stesso nessuna strategia della riduzione dei danni parte se non all'interno di un processo e di un progetto di recupero completo della persona. Io lo devo dire questo perche' la penso cosi' e perche' adesso mi domando un'altra cosa.
Riduzione dei danni e strategie conseguenti, io credo che abbiamo trovato tra di noi punti d'incontro su molte cose. Mi pare che c'e' un aspetto sul quale vale la pena di dire che dobbiamo approfondirlo ulteriormente che sono le cosiddette pratiche di disintossicazione e utilizzazione di sostanze, esempio vedi metadone.
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NOI DOBBIAMO ALTRETTANTO ESSERE FERMI NEL VIGILARE CHE TUTTA LA STRATEGIA DI RIDUZIONE DEI DANNI E LE PRATICHE DI DISINTOSSICAZIONE COSTRINGANO IN QUALCHE MODO LA PERSONA A SCEGLIERE, A METTERE IN GIOCO LA SUA LIBERTA' E A METTERE IN GIOCO LA SUA VOLONTA'. Questo spetta, io credo, alla capacita' che ha un operatore di accompagnare in ogni momento la persona. Io ho capito questo. Allora mi dico: e' arrivato il momento di fare delle linee-guida? Siamo d'accordo su questo? Perche' a me pare che cosi' com'e' non si sa che cosa e'. Allora tanto vale che, oltre al principio sul quale abbiamo trovato un consenso, ci sia la possibilita' di tradurre questo in percorsi dei quali possiamo poi valutare l'efficacia e il rispetto delle finalita' che ci siamo posti: linee-guida per la riduzione dei danni, linee-guida per l'utilizzazione delle sostanze disintossicanti.
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CARCERE. Io aspetto, evidentemente, anche quello che dira' il ministro Flick, ma gia' adesso io vi dico che secondo me noi dobbiamo aprire un tavolo per ridiscutere complessivamente il rapporto tra sanita' e carcere. E dentro questa riflessione piu' complessiva, che ci portera' sicuramente a chiudere gli ospedali psichiatrici in carcere e i cosiddetti "opg", ma che comportera' anche a trovare strade perche' i tossicodipendenti possano avere un'assistenza sistematica con un rapporto tra l'interno e l'esterno attraverso l'unita' dipartimentale, e perche' soprattutto i malati di Aids si possa verificare se e' il carcere il luogo nel quale possono essere sottoposti a trattamento e comunque qual e' l'e'quipe che non puo' non essere che quella accreditata i trattamenti delle terapie controvirali in altri presidi ospedalieri. Anche questa non puo' essere, se posso dirlo, una zona franca.
AIDS E PATOLOGIE CORRELATE: io credo che dobbiamo fare un vero e proprio pacchetto delle patologie correlate perche', come in questi giorni e' stato detto, Aids, epatite C, tubercolosi, malattie psichiatriche e molte altre non conosciute. Ricerca, assistenza di base, riconversione dei fondi verso l'assistenza domiciliare e i circuiti alternativi, l'assistenza ai malati terminali. La nuova commissione Aids appena rinnovata e' praticamente tuta nuova nei suoi componenti perche' vorrebbe, tra l'altro, separare rigidamente e rigorosamente quanti fanno ricerca da chi sceglie i finanziamenti sulla ricerca ed avere la possibilita' di riconvertire anche i fondi e anche di recuperarli in pieno. Forse e' anche la sede giusta per dire che e' arrivato anche il momento per rivedere la normativa sulle regole per la sepoltura dei malati di Aids.
Un ultima battuta riguarda L'ALCOL E L'ALCOLDIPENDENZA sulla quale questa mattina abbiamo ascoltato un gruppo. Io mi sento di sottoscrivere quanto li' e' stato detto, in particolare rispetto alle linee dell'Oms e della Comunita'. Sento di accogliere quanto piu' volte e' stato ripetuto: "Siamo rigorosi nei confronti di tutte le dipendenze e diamo nuove regole alla pubblicita', alle linee educative e a tutto il resto". In questo senso si potrebbe dire che la nuova unita' dipartimentale potrebbe essere una unita' dipartimentale contro le dipendenze da droga, da alcol e anche da nuove droghe, sulle quali credo si debba aprire una stagione di grande ricerca.
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