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Conferenza Segreteria CORA
Donvito Vincenzo - 7 ottobre 1997
Maurizio, non hai torto, ed ho letto il tuo scritto ascoltando la tua voce amareggiata, non incazzata.
Ed io sono altrettanto amareggiato, specialmente di sentirmi a disagio, sopportato da coloro che dovrebbero essere i miei compagni, e che invece, spesso, sono solo a difendere posizioni raggiunte all'ombra di chi gli da' certezza e apparente potere.

Ne sento talmente tante che ormai non ci faccio piu' caso.

E vedo gli errori ripetersi come la flessione di un accento linguistico. E mi percepisco li', che li noto, che lo dico e che, per l'appunto, vengo assimilato al Rippa dei tempi migliori o al Vincenzo dei tempi peggiori, anche se complimenti. Della serie: i problemi che sollevo, rimangono; non spariscono perche' si crede di aver individuato le ragioni psico-politiche che ne sono all'origine.

E la dittatura, intorno a noi, si rafforza in modo terrificante. E lo percepisco, cosi' come percepisco come fatto estetico -in senso positivo e non nell'accezione che abitualmente ne danno i marxiani ... che e' quella piu' diffusa anche nei nostri ambienti culturali- ... percepisco come fatto estetico anche la reiterazione degli spinelli in piazza, con tanti piccoli pannellini che poi non potranno essere -oggettivamente e soggettivamente- come lui.

Hai presente l'Inferno di Dante Alighieri? I famosi gironi dove ogni peccatore era stato messo mentre reiterava senza sosta i motivi conduttori del suo vivere da peccatore in vita? Bene, e' come vedo in alcuni momenti il Pannella e la sua azione senza strategia e solo di intuizione. E lo vedo anche in questo caso della droga: piu' solo che mai, in una parodia perfetta dal punto di vista del costrutto filosofico e ideale, ma altro rispetto a quello che vorrebbe comunicare, proprio perche' non riesce a comunicare, perche' pur prevedendo le mosse dei suoi avversari nel controllo dell'informazione, cui si ficca sempre dentro senza venirne fuori -la storia delle elezioni di Bossi la vedo proprio cosi'.

E non e' un caso che per non perdere il contatto in senso stretto, sto dando un contributo notevole -a mio modo- a RR.

Comunque il problema non e' in Pannella, ma e' in ognuno di noi: quanto ci crediamo in quello che facciamo e che vorremmo fare. Quanto non sia routine o auto-convincimento. Problemi che ho sollevato anche qui diverse volte, ma a cui nessuno s'e' degnato di rispondere, anche solo per mandarmi a cagare.

L'occasione spagnola delle Maldive potrebbe essere quella che CI fa fare un salto, dove per "CI" maiuscolo, intendo tutti coloro che fanno la lotta antiproibizionista, a maggior ragione -e in prima posizione- incluso Pannella.

E ci consentirebbe, Maurizio, anche di fare un po' di chiarezza su come e perche' facciamo politica. La cosa e' grossa, e non e' il solito gruppetto ristretto intorno agli intuiti di Pannella, e ai suoi ordini. Si tratta di avere visibilita' mondiale, e gestirla senza Pannella, ma grazie a lui. Che, tral'altro, e' quello che il Pannella ci diceva quando creo il Movimento dei club, ma che lui, in prima persona, faceva di tutto per non fare.

E, per finire, mi sono scelto un riferimento mica male, ma non un padre o un padrone. Quella e' robaccia.

 
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