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Conferenza Segreteria CORA
Donvito Vincenzo - 14 aprile 1998
Congresso
io non farei tanti discorsi sul congresso. Si deve fare, se abbiamo intenzione di creare un'organizzazione degli antiproibizionisti.

Il Pr non si puo' aspettare, anche perche' mi risulta che non esista; o meglio, che sia il fantasma di se stesso, con un segretario che non risponde alle domande e un tesoriere di cui non conosco l'attivita'. Sulla vita di questo partito che fu glorioso, credo non ci sia altro da dire. Se esistera' in un futuro, sara' opportuno federarcisi, altrimenti puo' benissimo restare li' come un soprammobile. E non mi si venga a dire che non si puo' non avere un rapporto con il Pr, perche' credo che i rapporti si hanno con chi c'e'. Se poi scatta il meccanismo delle sigle, dei copyright e altre cose del genere .... tanto vale, se si vuole fare politica, tirarsi fuori.

Io ho intenzione di legalizzare tutto cio' che e' vietato, a partire dalle droghe, e per fare questo ritengo che sia opportuno avere un'organizzazione, grazie alla quale comunicare con l'esterno e creare un contro-potere in grado di farsi forte per scalzare i proibizionisti al potere.

Seguiremo Pannella e i suoi processi per trarne linfa e collaborazione alle nostre iniziative. Ma sono suoi, e totalmente ingestibili da noi o da chiunque altro. E la nostra organizzazione deve darsi i suoi tempi e non sottostare a quelli di Pannella, altrimenti continueremo a non far nulla e a fungere da contorno scondito agli alti e bassi dell'umore del leader radicale, con referendum inutilizzabili, alleanze rincorse di continuo sperando che facciano in nostra vece, e digiuni che in partenza e in corso d'opera non si sa neanche perche' vengono fatti.

Occorre invertire la tendenza al suicidio che caraterizza il movimento radicale in questa fase, che coinvolge, nolente, anche il Cora. E per invertirla occorre un colpo di reni che tenga in prima considerazione la responsabilita' e la capacita' di ognuno di noi di produrre politica, per il valore di cio' che propone e non -come tragicamente avviene oggi- per la capacita' di convincere il leader storico di avere qualcosa di buono da suggerire.

Se questa e' l'impostazione, forse sapremo produrre qualcosa di buono e invitante. E quindi il congresso a Parigi mi sembra decisamente in alto mare.

Suggerirei una campagna mirata, da qui all'autunno, con possibilita' di quel successo che galvanizza e fa arrivare tanta gente nuova. con una grande mobilitazione estiva, e che sfoci in un congresso, necessariamente in Italia, perche' raccoglierebbe tanti radicali con voglia di fare, di proporre e di discutere, e che oggi sono inattivi o stanno chiedendo ai medici delle Asl se li assisteranno per un digiuno della sete.

 
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