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Conferenza Segreteria CORA
Palma Carmelo - 9 novembre 1998
Abbiamo scritto questo testo come "proposta di lettera" da inviare all'indirizzario del CORA, per chiedere l'iscrizione al Pr e al CORA, proporre la tenuta del congresso del Pr entro giugno e promuovere la campagna "Europee 99: gli antiproibizionisti".

Maurizio

Carmelo

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Ancora una volta, come ogni anno da dieci anni, siamo qui a chiederti l'iscrizione al CORA. L'iscrizione non e' un rito, un'abitudine.

Non solo iscriversi, ma anche chiedere l'iscrizione non e' una cosa scontata. Se lo facciamo, ancora una volta, e' perche' presumiamo- convinti di non sbagliarci- che sia utile, che serva a qualcosa. Ti chiediamo l'iscrizione al CORA come assunzione di responsabilita' personale e diretta dentro questa organizzazione politica: non un atto di fede nell'antiproibizionismo; un atto di fiducia nel Cora e in te stesso come parte del Cora. Ma per noi radicali l'iscrizione comporta il diritto-dovere di partecipare alle scelte, e di contribuire a realizzarle.

Non e' questione di poco conto.

Oggi in Italia e nella stessa Europa sono davvero poche le organizzazioni che abbiano uno Statuto che prevede l'adesione e la partecipazione diretta del cittadino e che lo rispettino con puntualita' quasi "maniacale". E' questo un merito? Per noi si tratta di una scelta, portata avanti negli anni - dieci come CORA, quaranta come Partito radicale e con Marco Pannella - senza perdere per un istante l'attenzione alla forma che e' sostanza, come ben sappiamo e come ben vediamo. Infatti, ci accorgiamo con piu' facilita' (e non ce ne abituiamo) agli statuti proforma, in cui l'iscritto e' un numero, cui nulla viene chiesto (se non l'iscrizione) e che non decide nulla.

Per non parlare delle costituzioni e delle regole stracciate, del diritto negato.

Esempi ce ne sono tanti, noi ne abbiamo almeno due che ci riguardano direttamente: il referendum sulla droga del 1993 e le proposte di legge di iniziativa popolare depositate al Parlamento nel 1994. Passano gli anni, non i giorni o qualche settimana, il voto popolare viene negato, tradito, capovolto; le procedure parlamentari "adattate", in modo da continuare indefinitamente ad eludere le proposte dei cittadini.

E' vero: noi eccediamo al contrario.

Siamo, come ci accusano di essere, "eccessivi" anche nella difesa del diritto contro chi lo nega. Abbiamo sempre sostenuto che le proposte antiproibizioniste non sono solo piu' efficaci; sono migliori perche' consentono di governare un fenomeno difficile, anche drammatico, senza negare e violare i diritti dei cittadini, senza ricorrere alle leggi d'emergenza, senza fare pericolose "eccezioni", senza condannare la societa' ad assistere quotidianamente ad uno scempio di diritto.

Non e' un caso che quanti difendono il proibizionismo come politica contro il diritto, siano costretti poi a violare leggi, regolamenti parlamentari, regole minime di decoro e di buon costume istituzionale per impedire che vengano anche semplicemente discusse proposte, o attuate conquiste diverse da quelle che la "morale proibizionista" o la ragion di Stato imporrebbero.

Siamo radicali perche' abbiamo senso dello Stato come Stato di diritto.

Oggi e' drammaticamente vero che gli spazi di liberta' e democrazia nel nostro paese e nell'Europa intera si sono progressivamente ridotti, al punto da essere impercettibili, sicuramente insignificanti, "virtuali", tali insomma da non consentire piu' di incidere nella realta' delle scelte politiche "effettive".

Che vuol dire "diritti fondamentali" ai tempi della societa' dell'informazione? Il diritto dei cittadini di concorrere alle scelte di governo del proprio paese, i diritti politici della persona, sono garantiti per il solo fatto che non sono giuridicamente "proibiti", anche se sono sempre quotidianamente sterilizzati, annullati? Esistono anche quando ne esiste la semplice rappresentazione, la piu' pura finzione? Quando sara' riconosciuto il diritto all'identita' e all'immagine della persona e dell'organizzazione ed il diritto del cittadino ad essere informato per decidere e il dovere dello Stato di rispettare la decisione presa...? Solo oggi, a piu' un decennio dalla costituzione del Cora, abbiamo a volte la possibilita' di non essere presentati come quelli che sono "per la droga" (come ieri "per i terroristi"...), a differenza di quelli che sono "contro la droga" (come ieri "contro i terroristi"....)......

All'alba del nuovo millennio la stessa democrazia, le sue regole, il loro rispetto vanno riconosciuti come diritti inalienabili della persona.

Una battaglia che probabilmente prendera' decenni ma che noi sappiamo essere prioritaria. Il CORA del '99 e' anche questo: far vivere le radici della nostra storia, dare nuova linfa politica, militante, organizzativa al progetto radicale per la vita del diritto e il diritto alla vita.

RIFONDARE IL PARTITO RADICALE TRANSNAZIONALE

Il CORA del '99, cosi' come e' stabilito nella mozione approvata dal Congresso di Parigi, e' il CORA che si candida ad essere parte portante del processo di rifondazione del Partito radicale transnazionale; il Cora disposto a rinunciare alla "propria" organizzazione, per rafforzare l'organizzazione politica degli antiproibizionisti nel Pr.

L'antiproibizionismo e' il paradigma, l'esempio vivo, l'immagine piu' forte e scandalosa del soggetto politico radicale: deve esserlo anche nelle scelte politiche, nelle deliberazioni di principio, di lotta, di organizzazione.

L'appello ad iscriversi anche al Partito radicale transnazionale del '99 e' anch'esso scevro da qualsiasi luogo comune, e' scelta politica di rilancio delle nostre idee, di rafforzamento dell'organizzazione antiproibizionista e radicale.

E' necessario ed urgente iscriversi al Partito radicale transnazionale "per il congresso entro giugno".

Un congresso di rifondazione possibilmente preparata e governata.

Sappiamo che il partito radicale sconta la mancanza di risorse umane e finanziarie: una difficolta' politica la cui gravita' e' moltiplicata "dall'azzeramento" giornalistico delle sue iniziative.

Rischia, politicamente e organizzativamente la completa asfissia.

Ma questa e' una ragione ulteriore per non attendere oltre. Siamo certi che, in mancanza di tempo per preparare in modo piu' attento la "rifondazione", la scelta apparentemente piu' imprudente sia quella piu' ragionevole: uscire subito allo scoperto, tentare subito un difficile rilancio, cercando - a pena di un possibile, probabile fallimento - di dotarsi di nuovi strumenti, nuovi obiettivi, nuove forze.

Come sempre si esercita buon governo assumendosi responsabilita': e' quello che il Congresso di Parigi del CORA ha fatto. Senza rinunciare a nulla della politica antiproibizionista ma con la certezza che meglio e piu' efficacemente la si sarebbe potuta promuovere dentro un partito radicale transnazionale rifondato, rivitalizzato, ri-organizzato. Oggi c'e' necessita' ed urgenza di celebrare il "rito" del Congresso del Partito radicale transnazionale. Un "rito" la cui sola celebrazione e', di per se stessa, azione e risposta politica. C'e' necessita' di avere delle regole, delle istituzioni interne riconosciute, riconoscibili e legittime; di rientrare in una normalita' statutaria che non e' un lusso, ma una esigenza di qualunque organizzazione politica democratica. Per favorire questa decisione, per contribuirvi, abbiamo gia' deliberato alla scorso congresso di Parigi di convocare un Congresso straordinario del CORA a margine dei lavori del congresso del Partito, per poter poi decidere - in tutta liberta', ma

con un esplicito impegno - di operare attraverso un unico strumento, unendo le forze; di fare, con cio' che siamo e che abbiamo, del partito radicale non solo un partito ideologicamente antiproibizionista, ma un partito capace di organizzare, promuovere e alimentare la lotta antiproibizionista.

Questa e' una scelta ragionevole e opportuna che pensiamo debba essere seguita dalle varie associazioni o organizzazioni che- come il Cora- nacquero a partire dal "progetto radicale", e che oggi - in questa situazione difficile- di questo progetto dovrebbero tornare a fare pienamente parte, non potendo a questo punto limitarsi ad avere semplicemente un "riferimento" od una "origine" radicale.

Giugno, da oggi, significa poco piu' di 200 giorni per un obiettivo, all'apparenza, "impossibile": in molti meno giorni abbiamo fatto pero' in passato cose molto piu' difficili. Dallo riuscirci o meno, anche questa volta, comprenderemo come e quanto il Partito Radicale possa candidarsi ad essere una forza politica vitale. Ma bisogna provarci.

L'alternativa e' che in questi prossimi 200 giorni si assista tutti quanti impotenti, in attesa di "tempi migliori", ad una progressiva e sempre piu' irrimediabile consumazione delle stesse possibilita' di rifondazione politica del partito radicale.

EUROPEE '99 : GLI ANTIPROIBIZIONISTI

Fra poco piu' di 200 giorni ci saranno anche le elezioni europee, una scadenza "obbligata" iscritta nell'agenda politica nazionale ed internazionale.

Utilizzarla perche' diventi una occasione di iniziativa antiproibizionista, e' cosa tanto opportuna quanto - all'apparenza - scontata. Anzi, per noi, quasi un deja-vu. Pero', non e' detto: l'antiproibizionismo e' di per se'é suscettibile di un uso semplice e diretto: "propagandistico".

Non e' solo una ricetta, un progetto di governo; e' un modello di governo, una chiave generale per definire i rapporti del cittadino con lo Stato, e dello Stato rispetto ai propri compiti. Si puo' anche sostenere che l'antiproibizionismo e'- molto piu' degli altri "ismi" (liberalismo, liberismo, libertarismo) che normalmente utilizziamo per qualificare la nostra politica - un dato di sintesi "ideologica" piu' alto e piu' comprensivo dell'identita' radicale: e'- insieme- rispetto dell'individuo e delle liberta', intelligenza del mercato, responsabilita' di governo, internazionalismo, difesa del primato e della dignita' della legge, coraggio dello scandalo...

Solo della nonviolenza si puo' dire come dell'antiproibizionismo che non rappresenti tanto uno strumento- o un momento- dell'iniziativa politica radicale, ma la politica radicale tout-court, il suo "modo di essere".

Nelle prossime elezioni europee, vi sara' spazio per operazioni che diano evidenza a questa politica radicale, fossero pure soltanto propagandistiche, corsare o "missionarie"? Dipende da tanti fattori; ma di certo la chiave antiproibizionista e', anche in Europa, la piu' originale, caratteristica ed esclusiva "chiave radicale"; ed e'- ma e' un altro discorso- sempre piu' popolare (ai nostri fini e' del tutto irrilevante che sia o no maggioritaria).

Un "operazione" sulle Elezioni 99 (qualunque essa sia) deve anche tenere conto di un ulteriore punto di forza: non vi e' piu' una sola ragione o giustificazione politica per adottare o difendere politiche proibizioniste. Le ragioni sono tutte ormai pre-politiche: morali, religiose...Il proibizionismo mostra sempre piu' una assoluta fragilita' politico-giuridica. Si puo' attaccare da tutti i lati; per ragioni di fatto e di principio; di efficienza e di giustizia; in nome della persona (minacciata nella propria liberta', nella propria sicurezza, nella propria privacy) ed in nome della societa' (condizionata dai poteri illegali e alla merce' della criminalita' comune).

E' questa fragilita' a costringere il proibizionismo ad una sorta di ritirata difensiva in campi e giustificazioni sempre piu' pre-politiche; ma questa e' anche una condizione favorevole per chi voglia attaccarlo. Solo facendo una iniziativa forte e prioritaria sulle elezioni europee si puo' sperare che anziche' parlare solo del "flagello della droga" (lo faranno tutti, a destra e sinistra), in quell'occasione si parli anche del "flagello del proibizionismo".

In caso contrario non lo fara' praticamente nessuno; anche gli "antiproibizionisti di sinistra" proporranno in sostanza un modo "piu' umano" e solidale per combattere la droga; potranno- come dicevamo- accennare ad alcune ricette antiproibizioniste; non potranno comunque promuovere alcuna politica antiproibizionista. Il nostro impegno deve essere volto ad assicurare che vi sia dibattito (che partiti, liste e candidati si esprimano) e che il dibattito sia chiaro, in una prospettiva il piu' possibile positiva: il tema deve sempre piu' passare da "proibizionismo no, antiproibizionismo si'" a "antiproibizionismo per...".

La politica di riduzione del danno, che abbiamo imposto come scelta politica, non e' frutto della nostra ricerca; nostro e' stato il tentativo di politicizzare il piu' possibile una strategia sanitaria maturata all'interno dal mondo scientifico. Oggi, il rischio e' quello inverso; che il fallimento della politica proibizionista sia dissimulata all'interno di una strategia sanitaria piu' "responsabile": la riduzione del danno- che rimane, di per se', utilissima indicazione scientifica- e' divenuta infatti la forma piu' avanzata della resistenza proibizionista alla riforma delle leggi e delle politiche sulla droga; e' l'alibi piu' invocato; e' la metafora- anche in termini simbolici- di un proibizionismo "presentabile", dal volto umano che proibisce tutto, e non disciplina niente, che e' il piu' possibile duro sui principi, ed il piu' possibile mite sulle loro applicazioni; che "condanna" comunque tutti alla strada, all'illegalita' ed alla violenza, ma, alla fine, ne "recupera" alcuni.

Per questo e' necessario non solo tenere duro, ma rilanciare sul nocciolo politico della questione: e le liberta' personali? e la democrazia? e l'economia? e la criminalita'? e la societa'? e la giustizia? e la sanita' (per tutti coloro che non rientrano nei circuiti protetti dell'harm reduction)? E- insomma- tutte le vittime innocenti del proibizionismo, i non consumatori di droga vittime comunque della droga proibita, come cittadini minacciati dai profitti criminali, spaventati dall'insicurezza sociale, angosciati dall'impotenza delle "politiche d'ordine"....

Su questo bisogna continuare ad essere rigorosi e rifiutare qualsiasi ipotesi di terza via, qualunque succedaneo delle "impossibili" proposte antiproibizioniste. Il caso italiano e' esemplificativo della situazione europea. A fronte di un centro destra sostanzialmente proibizionista nelle sue indicazioni di fondo, c'e' un centro sinistra culturalmente aproibizionista- ma destinato e rassegnato a muoversi all'interno delle leggi e delle politiche proibizioniste. E' la sinistra, assai piu' della destra, a rifiutare l'alternativa antiproibizionismo-proibizionismo. Ed e' ancora una volta questa sinistra l'avversario piu' difficile, che non sostiene una posizione opposta, ma che nega la stessa legittimita' di posizioni opposte su questi temi e che parla di "superamento" della contrapposizione proibizionismo/antiproibizionismo, come se- concretamente- non esistessero leggi, politiche, prassi, campagne e culture proibizioniste sempre piu' pervasive.

Se sono dunque chiare e profonde le ragioni del nostro (bisogno di) essere una organizzazione antiproibizionista- anche in un momento di evidente deficit politico-organizzativo dell'intera area radicale- allora e' quantomeno necessario riflettere se e come le prossime elezioni europee possano diventare una tappa fondamentale del rilancio dell'organizzazione europea degli antiproibizionisti

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RIQUADRO/

Europee 99 : gli antiproibizionisti IL PROGETTO

L'obiettivo del progetto "europee 99 : gli antiproibizionisti" e' quello di assicurare che durante la campagna elettorale vi sia un dibattito e degli impegni precisi, con obiettivi definiti e scadenzati, e che nel PE vi siano degli eletti che abbiano l'antiproibizionismo e l'organizzazione politica degli antiproibizionisti come priorita'.

Quest'obiettivo puo' essere raggiunto attraverso diverse azioni.

Dall'impegno di liste o partiti a sottoscrivere il programma "Europee 99 : gli antiproibizionisti" alla promozione di autonome liste o candidature antiproibizioniste.

Europee 99 : gli antiproibizionisti IL PROGRAMMA

(da elaborare...)

Europee 99 : gli antiproibizionisti LA CAMPAGNA

1. costituzione dei comitati regionali "Europee 99 : gli antiproibizionisti" con raccolta delle disponibilita' all'eventuale candidatura e al sostegno del progetto;

2. Roma, 18/19/20 dicembre 1998 : prima assemblea pubblica di "Europee 99 : gli antiproibizionisti", presentazione del programma e della campagna con manifestazione finale.

3. Roma, febbraio 1999 : convegno a Roma

 
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