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Conferenza Segreteria CORA
Radio Radicale Roberto - 29 marzo 1999
CORA

Nonostante il rischio di far insorgere una qualche forma di "conflitto di interessi", vorrei dire anch'io qualcosa sulla questione della presenza del Cora presso la sede di via di Torre Argentina.

Secondo Cappato il livello di attivita' del Cora e' tale da non giustificare una presenza fissa in sede. Marco, in quanto "amministratore unico", ha tutto il potere di decidere come e dove impiegare al meglio le risorse finanziarie. Io, pero', avrei trovato piu' logico, prima di procedere a quello che egli definisce "abbandono", discutere di questo in direzione.

Forse e' vero che il livello attuale dell'attivita' del Cora non giustifica una presenza fissa in sede. Sono certo tuttavia che senza una qualche forma di presenza fissa non ci sara' piu' nemmeno quella minima attivita' che fino ad oggi abbiamo avuto.

Non condivido l'affermazione che il CORA non stia lavorando alla realizzazione degli obiettivi congressuali. Non lo sta facendo ora, ma ha cercato di farlo. Nel disastro generale e nella sostanziale paralisi che l'area ha sofferto in modo pesante almeno fino a due mesi fa, ci sono stati compagni che hanno cercato di fare qualcosa e di elaborare idee e indicazioni, per quanto minime, insufficienti, sicuramente parziali. Sulle elezioni europee, per esempio, abbiamo elaborato delle parole d'ordine, un programma minimo, avevamo cominciato a raccogliere firme di sostegno e ad attivare una quindicina di punti di riferimento disponibili a mobilitarsi. Poi tutto e' stato congelato, ma se questa fosse la decisione in vista delle europee, il Cora potrebbe fare all'area una proposta operativa e di fornire delle basi da cui partire.

Se una responsabilita' personale mi devo assumere e' quella di non aver saputo lavorare, dopo Parigi, per sostenere le priorita' del CORA durante mesi in cui nell'area altre priorita' venivano portate avanti monopolizzando ogni energia militante disponibile senza alcuna preoccupazione di sviluppare un'azione comune. Questo vale anche per quella che Marco chiama "la nostra sostanziale rinuncia all'iniziativa antiproibizionista militante".

Io non dico che non si debba riconsiderare le modalita' della presenza del Cora presso la sede di Roma: da quando ne disponiamo, ogni tesoriere lo ha fatto. Ma ribadisco, come ho scritto in una mia comunicazione inviata alla direzione, che, a mio giudizio, rinunciare del tutto ad una tale presenza equivale nei fatti a chiudere definitivamente l'attivita' del CORA. Se il problema e' di tipo economico credo si debba pensare a forme diverse di collaborazione (e' ovvio, spero, che il problema non sono io: qualunque persona puo' andare bene).

Se il livello dello scontro che noi stessi abbiamo contribuito a mettere in campo e' troppo elevato per questo tipo di organizzazione, e' perfettamente legittimo dichiarare le proprie incapacita': occorre farlo pero' di fronte ad un congresso, al quale la direzione dichiari la sua inadeguatezza e rimetta le decisioni conseguenti. Personalmente non ho intenzione di assumermi altre responsabilita' che questa.

 
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