Una lista di 56 prigionieri tibetani stata rilasciata dalle autorità cinesi solo dopo che il presidente Clinton aveva scorporato la condizione dei diritti umani dai rapporti commerciali sino-statunitensi. Nell'ottobre dell'anno scorso il governo americano aveva presentato una lista di 108 tibetani (prigionieri) su cui avere notizie ma nel marzo e nel maggio di quest'anno funzionari cinesi avevano pubblicamente deriso la lista degli USA. Ma adesso oltre la meta dei nomi presenti nella lista sono stati confermati dalle autorità cinesi. Il segretario di Stato americano Warren Christopher aveva parlato della lista con la sua controparte cinese Qian Qichen in due differenti occasioni, la prima in gennaio a Parigi e la seconda durante la sua visita a Pechino nel marzo di quest'anno. In entrambe le occasioni non aveva ricevuto alcuna risposta. "Non so proprio da dove abbiano preso per quella lista", aveva più volte affermato durante una conferenza stampa tenutasi a Pechino in marzo il sig. Raide, un alto funzionari
o tibetano. Il 19 aprile di quest'anno, Shen Guofang portavoce del Ministero degli Esteri cinese aveva dichiarato che "...quando le personalità occidentali avevano fornito quell'elenco di nomi nemmeno loro erano stati in grado di dirci da chi avevano ricevuto le informazioni". Secondo il Ta Kung Pao, un giornale pro-cinese di Hong Kong, Shen parlo dei "problemi" dell'elenco ridicolizzandoli e della "cosiddetta lista presentata da Christopher" come "falsa". Tra i "non-identificati" dell'elenco cinese c'era Damchoe Pemo, il cui arresto (e il successivo rilascio) era stato confermato da Jiang Enzhu, il vice ministro cinese per gli Affari Esteri, in risposta a una richiesta ufficiale avanzata il 29 ottobre 1993 dall'ambasciatore belga a Pechino. Sotto la voce "non possono essere trovati" compaiono i nomi del famoso presentatore radiofonico e comico Menlha Gyab e di Samdrup Tsering, arrestato nel giugno 1993 e che si ritiene sia ancora in prigione. L'elenco USA si riferisce unicamente agli arrestati dei primi ott
o mesi del 1993 e rappresenta solo il 30% dei circa 3400 prigionieri politici di Lhasa. (EuroTibet News N·1)