Pechino, 5 settembre. Secondo il corrispondente dell'UPI la Cina afferma di aver aumentato gli stanziamenti per restaurare i monumenti artistici e religiosi danneggiati, secondo quanto sostengono le autorità cinesi, dall'incuria dei tibetani e non dall'esercito comunista. "I tibetani non sono sensibili al problema della conservazione della loro eredità culturale", ha dichiarato al quotidiano "China Daily", Sodnam Wangdui, direttore del Comitato Amministrativo dei Beni Culturali Tibetani. Ma da Delhi il rappresentante del Dalai Lama, Jampal Chosang, ha denunciato come mera propaganda le affermazioni di Pechino. "La realtà che i nostri bambini non possono imparare la nostra lingua e i nostri monaci non possono studiare propriamente nei loro monasteri", ha detto. Nel 1987 il vicepresidente del governo della Regione Autonoma del Tibet disse al cancelliere tedesco Khol, in visita nel Paese delle Nevi, che fino al 1959 vi erano in Tibet 2700 tra templi e monasteri ma ne rimanevano meno di 550 nel 1966 dopo il fall
imento dell'insurrezione ispirata dal Dalai Lama e l'introduzione in Tibet delle "riforme democratiche". (EuroTibet News N·2)