(da un annuncio del Partito Radicale pubblicato sul "New York Times" del 28/9/94).
"Il Dalai Lama ha dichiarato ('International Herald Tribune' del 15 settembre '94) che: 'Se vero che la mia posizione divenuta un fattore di demoralizzazione, tristezza e scoraggiamento per il popolo tibetano, io non posso vivere con questa responsabilità'. Ed ha aggiunto che un gruppo di tibetani lo contesta sempre più vivacemente a causa del suo atteggiamento morbido nei confronti della Cina (...). Il suo tentativo di trovare un accordo con Pechino non ha prodotto alcun miglioramento in Tibet ma, ha ribadito il Dalai Lama, non vuole lo stesso abdicare alla sua politica nonviolenta nei confronti dell'oppressione cinese'.
"Noi conosciamo e amiamo questo dolcissimo e grande, grande uomo, la cui forza intellettuale e spirituale stata (giustamente, ogni tanto accade) onorata con il Premio Nobel per la Pace. In queste sue parole, egli ci ricorda persino il Vangelo e Gesù fattosi uomo e riconosce e parla di momenti di dubbio e smarrimento.
"Al Dalai Lama il Partito Radicale ha ora proposto di organizzare entro il 1996 il primo grande 'Satyagraha mondiale' per la pace e la libertà del Tibet, per la democratizzazione della Cina.
"Un Satyagraha gandhiano, organizzato con l'aiuto dei mass-media e con quello delle ultime tecnologie, appoggiato da iniziative dell'ONU in ogni paese.
"Un grande digiuno di dialogo e di speranza tenuto in tutto il mondo, in parte ad oltranza, anche nei Parlamenti, di poveri e di potenti, con un obiettivo sufficientemente grande e forte, individuato con grande prudenza, compatibile con gli stessi principi costituzionali cinesi, in esecuzione dei principi della Carta dei Diritti dell'Uomo e delle delibere dell'ONU, sulla linea gi da tempo prescelta dal Dalai Lama stesso, che possa indicare alla Cina anche uno sviluppo democratico e pacifico della propria storia, a partire da quello tibetano.
"Un progetto di questo genere avrebbe bisogno di più di due anni per essere seriamente organizzato, pur con la auspicabile mobilitazione delle grandi forze religiose e spirituali, oltre che politiche e popolari, nel mondo. Ma gi per informare, collaborare con tutti i gruppi nonviolenti, gandhiani, pacifici, di ispirazione buddhista, occorreranno forze spirituali, risorse umane e finanziarie, sapienza e dedizione militante senza precedenti.
"Fra gli altri, un grande filosofo politico, Karl Popper, maestro del pensiero liberale, anche uno dei più appassionati studiosi della nonviolenza. Se ci sarà dato di continuare nella nostra lotta, occorrer far finalmente tesoro della cultura occidentale, anche di quella ignorata dai potenti.
"Il Dalai Lama attende da noi che gli si sottoponga quanto prima il progetto al quale stiamo lavorando e che ci siamo impegnati ad inviargli. Non infatti nemmeno immaginabile rischiare un Satyagraha senza precedenti, mai nemmeno ipotizzato, senza una solida speranza e serie garanzie di fattibilità.
"I soli, veri Satyagraha storicamente affermatisi sono in definitiva quelli del Mahatma Gandhi. Occorre, ora, renderli possibili nel mondo intero: a partire dalla causa Tibetana e della democrazia e della libertà nel mondo". (EuroTibet News N·2)