Dharamsala, 29 Ottobre. Secondo una corrispondenza della Deutsche Presse-Agentur, "Il Tibet vuol dire molto per i cinesi. L'immenso altopiano situato a nord della barriera himalayana non è solo ricco di minerali, bambù, risorse idroelettriche e posto ideale per lo stoccaggio di rifiuti nucleari. E' anche molto poco popolato e Pechino ha più volte ripetuto che il Tibet può offrire 'spazio vitale' a un buon numero del miliardo e duecento milioni di cinesi che vivono in una nazione con altissima densità di popolazione. Già oggi vi sono più cinesi che tibetani in Tibet, secondo stime prudenti che parlano di sette milioni di cinesi a fronte di sei milioni di tibetani. E soprattutto il Tibet confina con l'India, l'unico Paese che ben presto gareggerà con la Cina per il numero di abitanti. I due giganti asiatici hanno avuto dispute sui confini dal 1962 quando si affrontarono in una guerra di montagna lungo il confine sudoccidentale del Tibet. Quindi un regime draconiano, non interessato ad alcuna forma di compromes
so, oggi considera estremamente importante il Tibet per la strategia, l'economia e la politica demografica della Cina. Nel tentativo di evitare ogni critica riguardo il suo governo, il regime comunista di Pechino sin dall'inizio ha diviso il Tibet dal punto di vista amministrativo. La Regione Autonoma Tibetana, che ha Lhasa come capitale, non è autonoma nè comprende i territori del vecchio Tibet prima dell'invasione cinese, ma solo la metà di essi. La rimanente parte del vecchio Tibet, principalmente la provincia dell'Amdo, è stato incorporato nella provincia cinese del Qinghai. Le altre regioni tibetane sono state inserite nelle confinanti province cinesi del Guangzhou, Sinkiang, Szechuan e Yunnan. La cinesizzazione e la distruzione dell'antico stile di vita tibetano sono andate molto più lontano della regione di Lhasa. Il regime ora reagisce alla resistenza politica con pugno di ferro. Solo nella prigione di Drapchi, a Lhasa, vi sono 250 detenuti politici. Molti prigionieri rischiano almeno sei anni di car
cere per 'attività separatiste'. La Cina vede come una minaccia perfino i turisti. Una agenzia di viaggi è stata chiusa lo scorso Maggio quando si scoprì che tra i suoi clienti figuravano anche diplomatici occidentali. Le agenzie di viaggio sono inoltre obbligate a verificare che tra i propri clienti non vi siano 'spie' o, peggio, giornalisti che entrano in Tibet unendosi ai gruppi turistici. In ogni parte del Tibet si può facilmente cogliere una diffusa atmosfera di paura tra i tibetani che si guardano intorno con molta attenzione prima di parlare con degli stranieri. La gente si lamenta dell'alto costo della vita, degli affitti e delle tasse. E' vero che vi è molta merce disponibile nei negozi ma solo pochi tibetani si possono permettere di pagare prezzi così alti e del boom delle importazioni beneficiano solo i coloni cinesi. La frustrazione e l'amarezza dei tibetani crescono di mese in mese e questo ha portato, tra le altre cose, a un incremento del numero di tibetani che cercano rifugio in Nepal e India
. E' aumentato anche il prezzo dei servizi dei dhola, coloro che aiutano i tibetani a passare clandestinamente il confine. Per far espatriare clandestinamente un bambino i dhola chiedono circa 1.800 yuan (più o meno 230 dollari), cifra che equivale allo stipendio annuale di un contadino tibetano. Nel 1992 sono arrivati in India dal Tibet 3.347 rifugiati. L'anno scorso i profughi sono stati 4.477 e solo nei primi due mesi del 1994 oltre 1.000 rifugiati hanno trovato riparo in India". (EuroTibet News N·4)