Dharamsala, 14 Dicembre 1994. Secondo informazioni provenienti da Lhasa, alcuni dottori cinesi sono coinvolti in un commercio illegale di organi umani. Nell'Agosto 1994 Pasang, una donna di 23 anni residente a Lhasa, si recò in compagnia della madre all'ospedale della capitale tibetana per partorire. Le fu detto dal dottore che era troppo debole per dare alla luce un figlio e quindi si rendeva necessario un taglio cesareo. La madre di Pasang fece presente al medico che lei aveva generato undici figli senza ricorrere ad alcuna operazione chirurgica e aveva sempre partorito in condizioni logistiche ben più difficili di quelle in cui si trovava la figlia e dunque chiedeva al medico di far partorire la figlia senza alcuna operazione. Dopo una degenza in sala parto di oltre tre ore Pasang morì. La madre, disperata per la morte della figlia, cominciò a sospettare che il decesso fosse dovuto al pessimo trattamento medico ricevuto da Palsang. Chiamò quindi suo figlio, un poliziotto di Lhasa di nome Tenpa il quale, f
ece alcune indagini in ospedale che confermarono i sospetti della madre circa le cause della morte della sorella. Furibondo Tenpa colpì con un pugno in faccia il dottore dando luogo ad un serio incidente. Richiamate dal chiasso arrivarono tutte le autorità mediche dell'ospedale che spiegarono al giovane di aver fatto del loro meglio per assistere Pasang, ma che tutto era stato inutile. La famiglia di Pasang decise allora di dare alla figlia le tradizionali esequie funebri tibetane consegnando il corpo della donna a un Thom-dhen (colui che ha l'incarico di disporre il cadavere nei modi previsti dalla cultura tibetana, N.d.C.) di nome Olo. I parenti di Pasang avevano chiesto ad Olo di controllare attentamente il corpo della ragazza e il Thom-dhen scoprì che cuore, reni ed utero erano scomparsi. La famiglia di Pasang ha citato in giudizio l'ospedale per questo furto di organi ma non è stato ancora reso noto il verdetto della corte. (EuroTibet News N·8)