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Conferenza Tibet
Partito Radicale Centro Radicale - 6 febbraio 1995
ERRATA STRATEGIA NEL CAMPO DEI DIRITTI UMANI

Dharamsala, 21 Dicembre 1994. Come conseguenza delle pressioni internazionali per le sue violazioni dei diritti umani, il governo di Pechino ha fatto circolare un documento interno confidenziale che critica come eccessive le azioni repressive del governo provinciale della Regione Autonoma Tibetana (TAR), volte a mettere fuori legge il possesso delle foto del Dalai Lama e a perseguitare le pratiche religiose. Tra le misure recentemente adottate dal governo del TAR vi sono anche quelle che obbligano i funzionari tibetani e i membri del Partito Comunista a non possedere fotografie del Dalai Lama. Fonti attendibili di Lhasa hanno rivelato che il documento è stato attentamente studiato dalle autorità del TAR. Comunque il divieto di tenere foto del Dalai Lama, sia sugli altari dei monasteri sia su quelli delle abitazioni private, non è stato revocato. Così come rimangono in vigore tutte le restrizioni all'attività dei monasteri nonostante le considerazioni critiche contenute nel documento confidenziale redatto a P

echino. Un tibetano recentemente arrivato in India dalla città di Shigatse, ha detto che il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, con l'aiuto di quello della Propaganda, ha usato una macchina dotata di altoparlanti per annunciare il divieto di tenere foto del Dalai Lama. Un eventuale tentativo di annullare le decisioni prese dal governo del TAR potrebbe causare un forte imbarazzo alle autorità locali e quindi Pechino ha deciso di non rendere pubblico il documento. Comunque, non volendo vanificare queste iniziative, il governo centrale ha dato istruzioni precise ai monasteri affinché siano molto esigenti nell'accettare i novizi. Le autorità governative ritengono che i monasteri siano la fonte principale della diffusione del nazionalismo tibetano e del movimento indipendentista in Tibet. Agli inizi di Novembre le autorità cinesi hanno inviato nel monastero di Ganden un Gruppo di Lavoro per controllare che tutti i monaci residenti fossero in possesso delle necessarie autorizzazioni. Tutti coloro che non avevan

o i documenti in regola sono stati immediatamente allontanati. Le autorità dividono i monasteri in due categorie, quelli coinvolti nel movimento di resistenza e quelli che non lo sono. Ganden viene considerato appartenente alla prima categoria. Appare chiaro che l'amministrazione del TAR non vuole cedere nemmeno un millimetro della sua autorità sui religiosi, anzi, il Comitato della Gestione Democratica ha recentemente visto perfino aumentare i suoi poteri di controllo sui monasteri. Questo Comitato è una sorta di prolungamento degli occhi e delle orecchie dell'Ufficio della Pubblica Sicurezza all'interno dei luoghi di culto di cui controlla anche l'aspetto economico. Le donazioni dei fedeli al monastero vengono quotidianamente calcolate e inviate immediatamente all'Ufficio degli Affari Religiosi. Nessun monastero può maneggiare danaro senza il previo consenso dell'Ufficio. Il Partito Comunista Cinese ritiene che, "le dure restrizioni religiose imposte al popolo lo costringano a non sprecare danaro e miglior

are così il suo tenore di vita". In ogni caso le autorità cinesi non hanno saputo, o forse non hanno voluto sapere, del lavoro volontario offerto dai tibetani per la ricostruzione dei monasteri distrutti dall'esercito di Pechino. In un recente incontro svoltosi a Lhasa il 10 Novembre 1994, ai membri tibetani del Partito Comunista è stato detto che, "Il concetto di religione che l'Occidente propaganda è totalmente differente da quello della Repubblica Popolare Cinese. La costituzione garantisce la libertà religiosa, ma lo statuto del Partito Comunista è al di sopra della costituzione. Il Partito può considerare l'interesse comune dei lavoratori come la principale priorità e non consentire alla religione di minare la solidarietà tra i lavoratori". (EuroTibet News N·9)

 
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