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Conferenza Tibet
Frassineti Luca - 14 febbraio 1995
Caro....

Tra le diverse campagne politiche che il Partito radicale, transnazionale transpartitico, organizzazione politica non concorrente con gli altri partiti nazionali, sta portando avanti (su temi quali diritto internazionale, abolizione della pena di morte in tutto il mondo entro il 2000, diritto a una lingua internazionale, antiproibizionismo) ve ne è una che stiamo organizzando in queste ore: i diritti umani in Tibet.

I tibetani in esilio hanno organizzato la "Marcia della Pace" da Delhi, capitale dell'India, a Lhasa, capitale del Tibet, ove si concluderà il 10 marzo.

La Marcia della Pace vuole far conoscere le violenze attuate dalle autorità cinesi in Tibet, in modo particolare il massiccio trasferimento di popolazione dalla Cina al Tibet, la negazione di ogni diritto civile del popolo tibetano, la distruzione su larga scala dell'ecosistema tibetano e la militarizzazione del Tibet.

Una marcia nonviolenta per richiamare l'attenzione del mondo sulle sofferenze causate al popolo tibetano dalla brutale oppressione cinese, e chiedere la solidarietà dell'opinione pubblica internazionale.

A Roma, l'associazione Italia Tibet e il Partito radicale, organizzano una settimana di mobilitazione e di digiuno nonviolento dal 6 al 10 marzo con una serie di conferenze stampa, incontri, dibattiti, proiezioni di video, trasmissioni radio su: repressione cinese in Tibet, distruzione dell'ecosistema tibetano, situazione delle donne tibetane, distruzione dell'architettura tibetana, rapporto tra movimento tibetano e dissidenza cinese.

Compatibilmente con il rilascio dei permessi da parte delle autorità competenti allestiremo una tenda tibetana in Piazza Navona per farne il luogo di queste manifestazioni.

Una settimana di mobilitazione per richiedere:

* la cessazione immediata degli insediamenti di popolazione cinese in Tibet;

* l'apertura, sotto l'egida delle Nazioni Unite, di una conferenza sino-tibetana per definire il futuro del Tibet;

* il rilascio incondizionato di tutti i prigionieri politici in Tibet;

* la fine della devastazione e dello sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali e dell'ecosistema tibetano;

* l'invio di una delegazione dell'O.N.U. in Tibet per verificare la situazione;

* la preservazione e il rispetto di religione, cultura e lingua tibetane.

In tutto il mondo i tibetani e i loro sostenitori organizzeranno manifestazioni e mobilitazioni di solidarietà.

Il Partito radicale organizzerà manifestazioni di appoggio in Ungheria, Romania, Russia, Ucraina, Croazia, Bulgaria, Belgio, Stati Uniti.

Durante la settimana molti cittadini e uomini politici digiuneranno in appoggio alla marcia della Pace e alla causa dei sei milioni di tibetani: ad oggi preannunciato l'adesione al digiuno personalità e deputati di diversi paesi.

Attraverso trasmissioni radio, volantinaggi, manifesti chiederemo a tutti i cittadini di render pubblica la richiesta di ripristino dei diritti umani in Tibet, scrivendo e mandando fax alla stampa e al governo.

Saranno allestiti tavoli per la campagna di raccolta firme per consentire la sopravvivenza del popolo e della cultura del Tibet.

Da anni il Partito radicale si occupa di diritti umani, ed in particolare del Tibet.

Abbiamo quindi proposto al Dalai Lama di organizzare entro il 1996 il primo, grande "Satyagraha mondiale" per la pace e la libertà del Tibet, per la democratizzazione della Cina.

Un Satyagraha gandhiano, organizzato con l'aiuto dei mass media e con le ultime tecnologie, appoggiato da iniziative dell'ONU in ogni paese.

Un grande digiuno di dialogo e di speranza tenuto in tutto il mondo, in parte ad oltranza, anche nei Parlamenti, di poveri e di potenti, con un obiettivo sufficientemente grande e forte, individuato con grande prudenza, compatibile con gli stessi principi costituzionali cinesi, in esecuzione dei principi della Carta dei Diritti dell'Uomo e delle delibere dell'ONU, sulla linea già da tempo prescelta dal Dalai Lama stesso, che possa indicare alla Cina anche uno sviluppo democratico e pacifico della propria storia, a partire da quello tibetano.

Un progetto di questo genere avrebbe bisogno di molti, molti mesi per essere seriamente organizzato, pur con la auspicabile mobilitazione delle grandi forze religiose e spirituali, oltre che politiche e popolari nel mondo. Ma già per informare, collaborare con tutti i gruppi nonviolenti, gandhiani, pacifisti, di ispirazione buddhista, occorreranno forze spirituali, risorse umane e finanziarie, sapienza e dedizione militante senza precedenti.

Quest'occasione di mobilitazione è quindi un passo, piccolo ma significativo, in questa direzione.

Dovremo lavorare alacremente per molti mesi per poter realizzare un obiettivo così ambizioso. Ed è per questo che vi chiediamo fin da oggi l'adesione a questa prima settimana di iniziativa nonviolenta in favore del Tibet.

Aiutateci a promuovere il digiuno nonviolento, raccogliete adesioni e firme.

Contattateci, unitevi a noi.

 
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