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Conferenza Tibet
Partito Radicale Silvja - 1 marzo 1995
"IL TIBET MUORE NEI LAGER"
Monaco buddista commuove i Comuni

Choc a Londra: "Ecco gli arnesi con cui i cinesi mi torturavano"

La Stampa, mercoledì 1 marzo 1995

Londra - Le sevizie hanno devastato la faccia, ma non piegato lo spirito di Palden Gyatso, un monaco buddista tibetano che ha patito per più di trent'anni le torture dei cinesi. Le sue guance, scavate perché gli hanno fatto cadere tutti i denti infilandogli in bocca un bastone elettrico, si sono rigate di pianto ieri alla Camera dei Comuni, durante il racconto delle sofferenze subite.

Davanti a un'aula commossa, Gyatso, 64 anni, ha tirato fuori da una borsa gli strumenti di tortura che è riuscito a comperare da guardie cinesi corrotte, grazie a una colletta di amici: le manette con cui i soldati di Pechino appendono al soffitto i prigionieri, per poi accendere il fuoco sotto i loro piedi; pinze, tenaglie, bastoni elettrici ad alto voltaggio attaccati ai quali restano interi brandelli di carne; pezzi di legno incrostati di chiodi, usati nei pestaggi.

Quasi sordo per le botte prese sulle orecchie tra il '59 e il '92, il monaco ha detto: »Ho visto la distruzione della civiltà tibetana. La sola ragione per cui ero deciso a restare al mondo era che volevo raccontare ciò che sta accadendo . Molti dei suoi compagni sono stati bastonati a morte o fucilati, o si sono suicidati.

Palden Gyatso, prigioniero di coscienza già adottato da Amnesty International, è ancora un ricercato in Cina. Fu arrestato nel '59 per avere capeggiato un gruppo di protesta contro le truppe d'occupazione di Mao. Dopo il suo rilascio non è tornato in monastero, ma ha messo insieme tutti gli strumenti di tortura con il sigillo cinese che è riuscito a ottenere ed è fuggito a piedi in India attraverso l'Himalaya. La settimana scorsa ha raccontato in dettaglio le atrocità che ha visto e subito alla commissione per i diritti umani dell'Onu. Scene da Auschwitz: prigionieri costretti a cantare e a ballare prima dell'esecuzione, le famiglie che ricevono la fattura con il costo dei proiettili usati per ammazzarli.

[m. c. b.]

 
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