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Conferenza Tibet
Rizzo Massimiliano - 4 maggio 1995
LE DIVISIONI ETNICHE IN CINA STANNO VENENDO ALLA LUCE E POTREBBERO CAUSARE PROBLEMI

Londra, 22 Febbraio 1995. L' International Herald Tribune scrive che, "In Cina la forte crescita economica, la diffusione di moderne tecniche commerciali e di nuovi mezzi di comunicazione e transporto dovrebbe incrementare l'unità del Paese. Invece tutto questo dinamismo finisce per accendere contrasti etnici e linguistici che stanno sempre più venendo alla luce. La Cina è composta da 56 differenti nazionalità: una predominante, gli Han, e 55 gruppi minori. Il gruppo etnico Han rappresenta il 91 per cento dell'intera popolazione, dalle regioni settentrionali di Pechino a quelle meridionali di Canton, e comprende i sottogruppi degli Hakka, dei Fugianesi, dei Cantonesi e altri minori. Gli Han si considerano uniti da una medesima storia, cultura e scrittura. Le differenze riguardanti l'alimentazione, le usanze, e la lingua sono considerate superficiali e di poco conto. Le 55 "minoranze" nazionali ufficialmente riconosciute abitano in genere le aree di confine della Cina, come i Mongoli e gli Uiguri a nord e gli

Zhuang, gli Yi e i Bai a sud. Altri gruppi come gli Hui e i Manciù sono sparpagliati per tutto il Paese. Un forte governo centrale ha spesso tentato di imporre l'uniformità politica e linguistica a tutta la Cina. Lo stato ha cercato di unire i suoi differenti popoli grazie a un esteso sistema di trasporti e comunicazioni e un ramificato servizio civile. Negli ultimi anni questi sforzi sono continuati attraverso un inserimento controllato di investimenti capitalistici. Ma perfino in epoca moderna questo meccanismo integrativo non ha prodotto una uniformità culturale. Le popolazioni Han differiscono sotto molti punti di vista ma soprattutto per quanto riguarda la lingua. Gli Han, pur considerati omogenei, parlano 8 differenti lingue mutualmente incomprensibili. E perfino questi sottogruppi linguistici mostrano evidenti differenze. La politica cinese nei confronti delle minoranze prevede un riconoscimento ufficiale delle stesse, una limitata autonomia e un forte tentativo di controllo. Le minoranze ufficialmen

te riconosciute sono considerate importanti per lo sviluppo futuro della nazione che è assolutamente sproporzionata per quanto riguarda il territorio. Infatti nonostante le minoranze rappresentino solo l'8 per cento del miliardo e duecentomilioni di cinesi, esse abitano circa il 60 per cento delle terre abitabili. Nelle contee e nei villaggi di molte aree di frontiera del Xinjiang, del Tibet, della Mongolia Interna e dello Yunnan le minoranze superano spesso il 90 per cento della popolazione. Ma l'autonomia, ben lungi dall'essere qualcosa di reale, rimane solo un auspicabile punto di arrivo per le minoranze. Dal censimento del 1982 a quello del 1990, sono state create 18 nuove contee autonome, tre delle quali nella provincia di Liaoning per i Manciù, che in precedenza non avevano alcun distretto amministrativo autonomo e si pensava fossero stati del tutto assimilati dalla maggioranza Han. Oltre alle nuove 18 contee e a molti villaggi autonomi, il cui numero complessivo non è mai stato reso noto, almeno altre

8 contee autonome stanno per essere create. L'incremento dei gruppi che vogliono acquisire lo status di minoranza ufficiale mostra con chiarezza quella che potrebbe essere definita una vera e propria esplosione di etnicità che interessa tutta la Cina. In realtà è divenuto molto popolaretra la gente, specialmente a Pechino, presentarsi come Manciù o di altro gruppo etnico sottolineando che non si è Han. Mentre gli Han sono cresciuti, negli ultimi otto anni, del 10 per cento, nello stesso arco di tempo la popolazione delle minoranze nazionali è aumentata del 35 per cento passando da 67 a 91 milioni. Con la forte crescita economica della Cina meridionale, gli abitanti del sud hanno cominciato a sottolineare le loro peculiarità politiche e culturali. La musica rock, i video, i film e i programmi televisivi di Canton sono tutti fortemente influenzati da Honk kong ed oggi sono popolari in tutta la Cina. Il sorgere di un forte senso di identità tra i Cantonesi procede di pari passo con un'altrettanto decisa afferm

azione delle proprie peculiarità da parte di altri gruppi come gli Hakka, i Min Fujianesi, gli Swatow e altri ancora che, inorgogliti dai successi economici, mal sopportano le vecchie regole imposte dal nord. Tradizionalmente molti di questi gruppi meridionali non si definiscono come Han ma piuttosto come Tang, discendenti della grande omonima dinastia regale (618-907). Nella Cina meridionale vincoli etnici ed economici legano i benestanti Cantonesi, Shangainesi e Fujiainesi (maggioranza etnica a Taiwan) molto più ai loro parenti che risiedono all'estero che non ai loro padroni politici di Pechino. I governi provinciali, nel Guangzhou e altrove, non solo cercano di non pagare le tasse a Pechino ma limitano i trasporti di merci alle linee di comunicazione provinciali che spesso coincidono con le frontiere culturali. In tutta la Cina c'è inoltre una straordinaria espansione dei dazi stradali, un'ulteriore indicazione di una forte voglia di controlli locali. Grandi migrazioni, che coinvolgono almeno 100 milioni

di persone, stanno oggi coinvolgendo l'intero Paese e si tratta di gente che si sposta verso le aree più ricche in cerca di lavoro. Crimini, abbassamento dei salari e mancanza di case sono mali che sempre più spesso vengono attribuiti a questa gente. Il risultato di tutti questi cambiamenti è che la Cina sta divenendo sempre meno centralizzata e questo è un trend che mette paura a quelli che tengono le redini a Pechino".

 
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