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Conferenza Tibet
Verni Piero - 16 maggio 1995
Dalai Lama e Panchen Lama

Il riconoscimento effettuato dal Dalai Lama della nuova incarnazione del Panchen Lama (una delle più alte autorità religiose del Tibet), è un chiaro segnale inviato a Pechino che non è possibile che il governo cinese possa interferire nelle scelte religiose del Buddhismo tibetano. Affermando che la scoperta della nuova incarnazione di un lama è una faccenda esclusivamente "religiosa e non politica", il Dalai Lama esprime un punto di vista molto più laico di quello delle autorità cinesi, per loro stessa definizione "atee e materialiste", che invece si ritengono in diritto di decidere in materia. La situazione appare ancora più grottesca se si pensa che fino a pochissimi anni or sono il riconoscimento delle reincarnazioni era proibito e perseguito penalmente in quanto "superstizione feudale contraria ai principi del marxismo-leninismo" ed ai lama riconosciuti in esilio era proibito mettere piede in Tibet.

Oggi la posizione del governo cinese è mutata di 180 gradi e si arroga il diritto di decidere, non si sa bene su quali basi, quale sia la vera reincarnazione dei lama. Il significato di tutto questo è, ovviamente, molto chiaro. Pechino ha ormai rinunciato all'idea di estirpare con la forza la fede dei tibetani nel Buddhismo e nei suoi maestri e tenta quindi di controllarla per usarla a proprio vantaggio. Per questo ha deciso di permettere il riconoscimento delle nuove incarnazioni dei lama a patto che siano approvate dal governo cinese e che diano prova di "spirito socialista e patriottico". E' il caso del nuovo Karmapa (una delle più alte linee di reincarnati del Buddhismo tibetano), un bambino di 11 anni che, invitato a Pechino lo scorso ottobre per partecipare alle celebrazioni dell'anniversario della proclamazione della Repubblica Popolare Cinese, ha dovuto pubblicamente elogiare il "fraterno aiuto della Madrepatria cinese al Tibet" e i "progressi compiuti dal Tibet sotto la guida del partito Comunista C

inese".

Al momento non si conoscono le reazioni di Pechino all'annuncio del Dalai Lama nè se i cinesi abbiano un loro "candidato" da opporre a quello del Dalai. Non è neppure chiaro se il bambino prescelto si trovi attualmente in Tibet o in qualche altra nazione.

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