da Il Corriere della Sera, 1 giugno '95, pag. 10di Renato Ferrero
Pechino. Carosello di arresti, liberazioni, proclami di intellettuali democratici, mentre si diffondono di nuovo voci sulla morte di Deng Xiaoping, imminente o gia' avvenuta. "In Cina accade qualcosa di strano, osserva un diplomatico straniero. Curiosa e' la condotta della polizia, che da una parte da' una caccia serrata ai dissidenti e dall'altra li rimette in liberta' , e bizzarra e' l'azione del governo, che con la sua relativa tolleranza incoraggia i democratici".
La petizione sottoscritta l'altro giorno da dieci intellettuali, che chiedono il rilascio di tutti i dissidenti cinesi, e' la settima indirizzata alle autorita' dal 15 maggio. Chiede al parlamento di assumere una coraggiosa iniziativa per "render liberi i prigionieri di coscienza, stabilire un nuovo clima di tolleranza, favorire una grande riconciliazione nazionale (riabilitando cioe' il movimento democratico della primavera 1989, ndr), promuovere una modernizzazione economica fondata su democrazia politica e Stato di diritto".
Autore dell'appello e' il 67enne professor Lin Mu, ex segretario comunista dell'universita' di Xian. Gli altri nove firmatari sono docenti di Xian, Hangzhou, Chongqing. Lin Mu era stato interrogato per un paio d'ore dalla polizia la settimana scorsa ad Hangzhou, dove raccoglieva firme sotto un diverso appello, e aveva aderito alla prima delle petizioni, presentata il 15 maggio da 45 personalita' della scienza e dell'arte.
Questo primo documento, che chiedeva aperture politiche, tolleranza, una lotta decisa contro il malgoverno e la revisione del verdetto politico sulla crisi di Tienanmen, non ha scatenato la consueta repressione. Anzi, un portavoce del ministero degli Esteri ha sostenuto che "i cittadini hanno il diritto di scrivere alle autorita'". L'appello era indirizzato al nuovo numero uno della Cina, il segretario comunista e presidente della repubblica Jiang Zemin, e al nuovo numero due, il responsabile del parlamento Qiao Shi.
Subito sono stati promossi nuovi appelli da intellettuali, attivisti imprigionati dopo i movimenti democratici del 1978 e del 1989, genitori di studenti uccisi la notte di Tienanmen, militanti cristiani. La polizia ha risposto con una quarantina di fermi, seguiti spesso da liberazioni, nuovi fermi ed ulteriori liberazioni.
E ieri dal carcere Numero Uno di Yuanjiang, nella provincia centrale di Hunan, e' uscito un appello firmato da 17 ergastolani condannati per le proteste democratiche dell'89. I 17 chiedono al parlamento una revisione del verdetto e migliori condizioni di detenzione. Il primo firmatario e' Yu Zhijian, condannato a vita per aver lanciatouova contro il grande ritratto di Mao nella Tienanmen.
Iniziative di questo genere, ma piu' limitate, hanno preceduto ogni anno l'anniversario della strage di Tienanmen, avvenuta nella notte fra il 3 ed il 4 giugno, ed erano finora state represse con efficacia. Ora gli attivisti sembrano agire con una relativa sicurezza. Si sono manifestati in almeno cinque citta', ed hanno costituito una rete di coordinamento.
I dissidenti credono che Jiang Zemin, per rafforzarsi, assumera' dopo la morte di Deng iniziative popolari come la revisione del verdetto su Tienanmen. Il capo del partito ha gia' fatto mosse in questo senso, recandosi sulla tomba dell'ex segretario comunista Hu Yaobang, abbattuto nell'87 perche' troppo liberale, e destituendo poi due odiati "falchi" dell'89, Chen Xitong, sindaco di Pechino al tempo delle proteste democratiche, e Yuan Mu, l'uomo che aveva rifiutato il dialogo con i manifestanti.
Wang Dan, il tribuno studentesco di piazza Tienanmen, pero' e' pessimista. "Non spero in una simile svolta", ha detto la scorsa settimana prima di essere arrestato. Non vi credono anche altri dissidenti, secondo i quali il governo ricorre ad un vecchio trucco: "Far uscire allo scopertogli attivisti democratici, per individuarli e misurare il loro seguito, e poi arrestarli a colpo sicuro quando morira' Deng, in modo da garantire la calma". "Secondo noi, affermano, anche le ultime voci sul decesso del patriarca sono diffuse ad arte dal partito, per fare una prova generale".
Il ritorno dei democratici in attesa di Jiang Zemin
da Il Corriere della Sera, 1 giugno '95, pag. 10, di Renato Ferrero