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Conferenza Tibet
Partito Radicale Paolo - 28 giugno 1995
TIBET CLUB

Un po' tirato per i capelli dagli interventi di Laura, intendo informare un po' tutti di poche questioni.

Con Marina Sisani abbiamo pensato tempo fa che potrebbe essere utile la costituzione di un Club Pannella sulla questione Tibet. Ne abbiamo parlato in queste settimane con un po' di amici, e venerdì o sabato scorso anche con Laura Terni, dell'interesse entusiasta della quale non abbiamo dubitato nemmeno per un attimo per essere stata Laura la promotrice dell'Associazione Gruppo Satyagraha, e non soltanto.

Le ragioni per costituire un Club in materia sono molteplici, ma non casuali, né automatiche, o rispondenti ad automatismi. In breve:

- un Club in materia costituirebbe uno strumento organizzativo utile per mettere insieme compagni interessati alla materia, e per al meglio utilizzare le energie di coloro che sono disponibili ad impegnarsi. E consente di aggregare energie nuove.

- La Mozione del Primo Congresso Nazionale del Movimento dei Club costituisce a mio parere uno dei documenti più importanti, tra quelli recenti, per il Partito Radicale transnazionale e transpartito, per essere quello un testo che fissa la prospettiva del transpartito radicale. Il soggetto politico nazionale che è il Movimento dei Club si impegna a farsi carico e a dare gambe ad alcune iniziative del Partito Radicale, a farsene carico in nome e per conto del Partito Radicale. In ciò afferma un modello organizzativo che negli anni passati il PR ha perseguito e che ora sembra sempre più intenzionato a perseguire. Il transpartito è quello, quel modello organizzativo.

- In questa e solo in questa cornice ha senso la costituzione di un Club Pannella in materia di Tibet: piccolo strumento che opera in Italia, e solo in Italia, in funzione del sostenere e dello spingere l'intero movimento dei Club ad operare a sostegno della iniziativa politica del Partito Radicale, che è oggi l'unico soggetto che può proporre iniziativa politica sul Tibet. Più chiaramente, l'iniziativa sul Tibet non può che essere iniziativa del Partito Radicale, cioè di un soggetto transnazionale, la cui politica riceve sostegno da soggetti nazionali di vario genere e tipo.

- La denominazione che Laura ha proposto per il Club è a mio parere discutibile, sia dal punto di vista del Movimento, che da quello del Partito. Accennando a Laura della ipotesi (tale era ed è quella di costituire un Club Pannella) non abbiamo parlato della denominazione, e infatti con Laura non abbiamo scambiato che pochissime battute, sottoponendo a lei l'ipotesi. Poi abbiamo ascoltato per radio l'annuncio dell'essere un Club in procinto di essere costituito, annuncio dato dalla presidenza del Consiglio Generale dei Club su invito della medesima Laura. In quell'inatteso annuncio, in cui si diceva essere io e Marina impegnati alla costituzione di un Club, Laura ha voluto anche indicare una denominazione del Club, che è giunta del tutto nuova, e che in ogni modo non mi trova d'accordo. Sia per essere quella composta in lingua inglese, cosa che non trovo ragionevole, per dovere essere quel Club un soggetto italiano, e per essere la lingua inglese scarsamente diffusa in Italia. Inoltre, a mio parere quel Club

deve avere obbiettivi assolutamente precisi e limitati; e praticabili. Il Movimento dei club e Marco Pannella hanno nel 1994 voluto farsi carico di una iniziativa del PR, operando a che il Dalai Lama fosse ricevuto in Italia e ufficialmente dal capo dello stato e da quello del governo. Il Movimento dei Club, soggetto politico italiano, si è fatto carico di operare ponendo la propria azione a disposizione e al servizio del PR. Un Club sul Tibet non può, di conseguenza, essere un soggetto che si occupa di Tibet, visto che nemmeno il Movimento dei Club lo ha fatto o intende farlo, se non ponendo quanto può a disposizione di un altro soggetto, che è l'unico a potere concepire e attuare una strategia internazionale in materia di Tibet. Un Club può avere, per essere credibile, un obbiettivo preciso, limitato, e quindi gandhiano, in termini metodologici. Che è quello - per esempio, ma nemmeno tanto per esempio - della costituzione in Italia di un intergruppo parlamentare per il Tibet e la democrazia in Cina, in ci

ò sostenendo gli sforzi che già l'Associazione Italia-tibet sta conducendo.

In generale non credo alla veridicità della locuzione nomen homen, mentre credo che la denominazione di un associazione determini a fondo il valore e la utilità di uno strumento di iniziativa politica. E quindi credo che la denominazione di un Club Pannella che voglia essere utile non possa non essere chiara nell'esprimere i suoi intenti e i suoi compiti, i compiti che si dà, già indicandoli nella propria denominazione.

Si tenga pure conto dell'esistere, in italia, di una ottima Associazione Italia-Tibet, e sappiamo che ottima è un aggettivo adeguato e non esagerato. Se si trattasse di costituire una entità politica che si occupi della questione tibetana io sarei piuttosto propenso a rafforzare Italia-Tibet. Se invece il compito che ci si dà è quello di rafforzare l'impegno dei pannelliani in materia, in funzione di un supporto alla politica e alla strategia del Pr, allora un Club sul Tibet ha senso.

Per quanto mi riguarda sono impegnato alla costituzione di un club che sia funzionale alla creazione di un intergruppo parlamentare perché il Tibet viva e per la democrazia in Cina. Club destinato a sciogliersi al conseguimento del suo obbiettivo.

Solo in questo modo e con questa chiarezza e con queste chiarezze un club potrà essere utile al Pr, all'Associazione Italia-Tibet e allo stesso movimento dei Club.

 
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