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Conferenza Tibet
Pobbiati Paolo - 29 giugno 1995
Comunicato Stampa A.I.

AMNESTY INTERNATIONAL - COMUNICATO STAMPA

CINA: DONNE IMPRIGIONATE E VIOLENTATE PER REATI D'OPINIONE.

Mentre la Cina si prepara ad ospitare l'imminente Conferenza

Mondiale sulle Donne, organizzata dalle Nazioni Unite, le donne

cinesi continuano a subire violazioni dei diritti umani per il

solo fatto di svolgere compiti che altre organizzazioni femminili

in tutto il mondo possono fare liberamente.

Secondo il rapporto oggi pubblicato da Amnesty International,

molte donne in Cina sono tenute agli arresti e molestate per aver

esercitato diritti fondamentali quali la libertà di parola e di

associazione.

"Le donne cinesi sono state rinchiuse in prigione per molti anni

per aver aderito a Movimenti per la democrazia; sono state

molestate e perseguitate per aver promosso i diritti umani; sono

state condannate ai lavori forzati come punizione per crimini

politici; sono state torturate in maniera orrenda e maltrattate

sessualmente durante i periodi di arresto" ha dichiarato Amnesty

International.

Inoltre, la politica del governo cinese nel controllo forzato

delle nascite - dove le coppie devono ottenere il permesso

ufficiale per generare i figli - si traduce in una grave

violazione dei diritti umani, che riguarda in maniera particolare

le donne. Amnesty International è stata informata che gli aborti

forzati e le sterilizzazioni sono stati eseguiti su istanza di

funzionari del governo.

Le donne sono state imprigionate in magazzini o in uffici - a

volte per giorni o anche per settimane fino a quando sono state

"convinte" ad abortire. Un ufficiale ha dichiarato di poter

trasferire tali donne al centro di detenzione di zona fino a un

periodo di due mesi se si mostrano riluttanti. Le donne in

gravidanza sono state radunate in piena notte dalla milizia locale

e da ufficiali della pianificazione demografica e sono state

trasportate in camion per abortire o per essere sterilizzate negli

ospedali di zona.

Amnesty International pur non prendendo nessuna posizione sulla

politica officiale del controllo delle nascite in Cina, è

estremamente preoccupata per le violazioni dei diritti umani che

ne risultano. Gli aborti e le sterilizzazioni esercitati in queste

circostanze si rivelano un trattamento crudele e degradante.

L'organizzazione chiede che il governo cinese stabilisca la

proibizione inequivocabile dell'utilizzo di misure forzate che

determinano tali violazioni e che prenda misure efficaci affinché

gli ufficiali che perpetrano, incoraggiano o che ignorano tali

violazioni dei diritti umani, siano assicurati alla giustizia.

Molte donne sono state detenute senza processo o sono state

condannate alla "rieducazione attraverso il lavoro" per aver avuto

rapporti sessuali extraconiugali. Le donne cinesi possono anche

ricevere ammende, essere arrestate e condannate al lavoro forzato

come punizione arbitraria per altri "crimini sessuali" che

comprendono adulterio, bigamia, "uliganismo" - cioè rapporti

sessuali con stranieri - se l'effetto per la società è negativo o

laddove le conseguenze sono serie". Un'indagine ufficiale ha

stimato che il 90% dei crimini commessi da giovani donne sono

"crimini sessuali".

Il rapporto di Amnesty International cita numerosi casi di donne

prigioniere di coscienza in Cina:

- Phuntsong Nyidron, una monaca Tibetana che sconta una pena di

17 anni di carcere, è una tra le quasi 200 donne Tibetane

arrestate dal 1992 che pare siano detenute per il loro

coinvolgimento durante manifestazioni per l'indipendenza.

- Gao Yu, una giornalista accusata per violazione alla legge per

i segreti di stato, sconta una pena di sei anni in carcere per

aver divulgato "importanti segreti di stato" dopo un processo

segreto nel quale non aveva nessuna assistenza legale. Amnesty

International ritiene, tra l'altro, che tale legge "comprende

materie che sono in altri Paesi soggette a dibattito e scrutinio

pubblici."

- Tong Yi, assistente di Wei Jingsheng - uno dei dissidenti

cinesi più famosi - sconta una pena di due anni e mezzo che

prevede la "rieducazione attraverso il lavoro" senza essere stata

né accusata né processata.

Le mogli ed i parenti di sesso femminile dei dissidenti

imprigionati che parlano in favore dei loro parenti detenuti, e

che ricorrono alle vie legali per conto dei loro congiunti, sono

spesso vittime di continue molestie, intimidazioni e tentato

isolamento. Wang Hui, Li Guoping, Gou Qinghui e Zhang Fengying -

mogli di attivisti sui diritti umani e sindacalisti imprigionati -

sono tutte sotto sorveglianza della polizia e sono state arrestate

per essere interrogate durante la loro battaglia in favore dei

mariti.

Il Governo cinese, pur ammettendo l'uso della tortura da parte

della polizia , riconosce ufficialmente solo pochi casi in cui

sono coinvolte delle donne. Inoltre, secondo Amnesty

International, essere a conoscenza del problema non è abbastanza.

Né ci sono provvedimenti - spesso tra l'altro inefficaci nella

pratica - della legislazione cinese in difesa delle donne contro

gli abusi sessuali durante i periodi di detenzione.

Informazioni ricevute da Amnesty International indicano che lo

stupro potrebbe essere un problema grave in alcune prigioni

locali, e nei cosiddetti "asili e centri di investigazione". Le

donne detenute sono state anche maltrattate con bastoni elettrici

e soggette ad elettroshock sui seni, sulle cosce e sugli organi

sessuali. In alcuni casi, a quanto risulta, i cani sono stati

aizzati su donne denudate. Le donne sono state anche severamente

picchiate dai secondini e dai carcerati con compiti di

sorveglianza, per mancanza nell'assolvimento delle ore di lavoro

quotidiano.

Nel 1991 sei donne Tibetane imprigionate per motivi politici sono

morte in prigione o poco dopo il rilascio. Sono state torturate e

maltrattate durante i giorni di prigionia. A quanto risulta, erano

tutte in buona salute al momento dell'arresto.

"Il governo cinese deve assicurare una imparziale e completa

indagine su questi come su altri casi di tortura e morte durante

la detenzione. Le autorità nel paese - continua Amnesty

International - devono chiarire le morti e spiegare quali sono

state le cure mediche utilizzate nei confronti di queste donne."

Amnesty International richiede con urgenza che il governo cinese

prenda tutte le misure necessarie per migliorare le situazione dei

diritti umani delle donne in Cina. "Durante la Conferenza Mondiale

sulle Donne nel 1995, le donne di tutto il mondo rivolgeranno

l'attenzione su Pechino. Il Governo cinese non può semplicemente

chiudere gli occhi sugli abusi dei diritti umani subiti dalle

donne in Cina. FINE DEL COMUNICATO

PER ULTERIORI INFORMAZIONI Roma, 27 giugno 1995

Amnesty International Ufficio Stampa

TEL. 06/3751 3860 - 4860

*- Amira V1.5 REG (Amiga) -* one world, one operating system

 
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