AMNESTY INTERNATIONAL - COMUNICATO STAMPA
CINA: DONNE IMPRIGIONATE E VIOLENTATE PER REATI D'OPINIONE.
Mentre la Cina si prepara ad ospitare l'imminente Conferenza
Mondiale sulle Donne, organizzata dalle Nazioni Unite, le donne
cinesi continuano a subire violazioni dei diritti umani per il
solo fatto di svolgere compiti che altre organizzazioni femminili
in tutto il mondo possono fare liberamente.
Secondo il rapporto oggi pubblicato da Amnesty International,
molte donne in Cina sono tenute agli arresti e molestate per aver
esercitato diritti fondamentali quali la libertà di parola e di
associazione.
"Le donne cinesi sono state rinchiuse in prigione per molti anni
per aver aderito a Movimenti per la democrazia; sono state
molestate e perseguitate per aver promosso i diritti umani; sono
state condannate ai lavori forzati come punizione per crimini
politici; sono state torturate in maniera orrenda e maltrattate
sessualmente durante i periodi di arresto" ha dichiarato Amnesty
International.
Inoltre, la politica del governo cinese nel controllo forzato
delle nascite - dove le coppie devono ottenere il permesso
ufficiale per generare i figli - si traduce in una grave
violazione dei diritti umani, che riguarda in maniera particolare
le donne. Amnesty International è stata informata che gli aborti
forzati e le sterilizzazioni sono stati eseguiti su istanza di
funzionari del governo.
Le donne sono state imprigionate in magazzini o in uffici - a
volte per giorni o anche per settimane fino a quando sono state
"convinte" ad abortire. Un ufficiale ha dichiarato di poter
trasferire tali donne al centro di detenzione di zona fino a un
periodo di due mesi se si mostrano riluttanti. Le donne in
gravidanza sono state radunate in piena notte dalla milizia locale
e da ufficiali della pianificazione demografica e sono state
trasportate in camion per abortire o per essere sterilizzate negli
ospedali di zona.
Amnesty International pur non prendendo nessuna posizione sulla
politica officiale del controllo delle nascite in Cina, è
estremamente preoccupata per le violazioni dei diritti umani che
ne risultano. Gli aborti e le sterilizzazioni esercitati in queste
circostanze si rivelano un trattamento crudele e degradante.
L'organizzazione chiede che il governo cinese stabilisca la
proibizione inequivocabile dell'utilizzo di misure forzate che
determinano tali violazioni e che prenda misure efficaci affinché
gli ufficiali che perpetrano, incoraggiano o che ignorano tali
violazioni dei diritti umani, siano assicurati alla giustizia.
Molte donne sono state detenute senza processo o sono state
condannate alla "rieducazione attraverso il lavoro" per aver avuto
rapporti sessuali extraconiugali. Le donne cinesi possono anche
ricevere ammende, essere arrestate e condannate al lavoro forzato
come punizione arbitraria per altri "crimini sessuali" che
comprendono adulterio, bigamia, "uliganismo" - cioè rapporti
sessuali con stranieri - se l'effetto per la società è negativo o
laddove le conseguenze sono serie". Un'indagine ufficiale ha
stimato che il 90% dei crimini commessi da giovani donne sono
"crimini sessuali".
Il rapporto di Amnesty International cita numerosi casi di donne
prigioniere di coscienza in Cina:
- Phuntsong Nyidron, una monaca Tibetana che sconta una pena di
17 anni di carcere, è una tra le quasi 200 donne Tibetane
arrestate dal 1992 che pare siano detenute per il loro
coinvolgimento durante manifestazioni per l'indipendenza.
- Gao Yu, una giornalista accusata per violazione alla legge per
i segreti di stato, sconta una pena di sei anni in carcere per
aver divulgato "importanti segreti di stato" dopo un processo
segreto nel quale non aveva nessuna assistenza legale. Amnesty
International ritiene, tra l'altro, che tale legge "comprende
materie che sono in altri Paesi soggette a dibattito e scrutinio
pubblici."
- Tong Yi, assistente di Wei Jingsheng - uno dei dissidenti
cinesi più famosi - sconta una pena di due anni e mezzo che
prevede la "rieducazione attraverso il lavoro" senza essere stata
né accusata né processata.
Le mogli ed i parenti di sesso femminile dei dissidenti
imprigionati che parlano in favore dei loro parenti detenuti, e
che ricorrono alle vie legali per conto dei loro congiunti, sono
spesso vittime di continue molestie, intimidazioni e tentato
isolamento. Wang Hui, Li Guoping, Gou Qinghui e Zhang Fengying -
mogli di attivisti sui diritti umani e sindacalisti imprigionati -
sono tutte sotto sorveglianza della polizia e sono state arrestate
per essere interrogate durante la loro battaglia in favore dei
mariti.
Il Governo cinese, pur ammettendo l'uso della tortura da parte
della polizia , riconosce ufficialmente solo pochi casi in cui
sono coinvolte delle donne. Inoltre, secondo Amnesty
International, essere a conoscenza del problema non è abbastanza.
Né ci sono provvedimenti - spesso tra l'altro inefficaci nella
pratica - della legislazione cinese in difesa delle donne contro
gli abusi sessuali durante i periodi di detenzione.
Informazioni ricevute da Amnesty International indicano che lo
stupro potrebbe essere un problema grave in alcune prigioni
locali, e nei cosiddetti "asili e centri di investigazione". Le
donne detenute sono state anche maltrattate con bastoni elettrici
e soggette ad elettroshock sui seni, sulle cosce e sugli organi
sessuali. In alcuni casi, a quanto risulta, i cani sono stati
aizzati su donne denudate. Le donne sono state anche severamente
picchiate dai secondini e dai carcerati con compiti di
sorveglianza, per mancanza nell'assolvimento delle ore di lavoro
quotidiano.
Nel 1991 sei donne Tibetane imprigionate per motivi politici sono
morte in prigione o poco dopo il rilascio. Sono state torturate e
maltrattate durante i giorni di prigionia. A quanto risulta, erano
tutte in buona salute al momento dell'arresto.
"Il governo cinese deve assicurare una imparziale e completa
indagine su questi come su altri casi di tortura e morte durante
la detenzione. Le autorità nel paese - continua Amnesty
International - devono chiarire le morti e spiegare quali sono
state le cure mediche utilizzate nei confronti di queste donne."
Amnesty International richiede con urgenza che il governo cinese
prenda tutte le misure necessarie per migliorare le situazione dei
diritti umani delle donne in Cina. "Durante la Conferenza Mondiale
sulle Donne nel 1995, le donne di tutto il mondo rivolgeranno
l'attenzione su Pechino. Il Governo cinese non può semplicemente
chiudere gli occhi sugli abusi dei diritti umani subiti dalle
donne in Cina. FINE DEL COMUNICATO
PER ULTERIORI INFORMAZIONI Roma, 27 giugno 1995
Amnesty International Ufficio Stampa
TEL. 06/3751 3860 - 4860
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