Parla il Dalai Lama: liberate Gedun, reincarnazione di Panchen. Ma i cinesi non cedono. Il bambino, sei anni, nato in una famiglia di nomadi, è un simbolo dell'unità dei tibetani: il regime lo teme.
di Valerio Pellizzari
(Il Messaggero, 6 luglio '95, pag.9)
Graz. Il sonno del Dalai Lama si interrompe ogni mattina alle tre. Il Signore del loto bianco resta a pregare da solo fino a quando il cielo cambia completamente colore. Ma subito dopo il risveglio, nei suoi pensieri e nelle sue preghiere, entra Gedun Choekyi Nyima, un bambino di sei anni nato da una famiglia di nomadi, che gli oracoli e le visioni profetiche nelle acque dei laghi sacri hanno indicato come la decima reincarnazione del Panchen Lama, la seconda autorità religiosa del buddismo tibetano.
Il Signore del loto bianco descrive il suo rapporto spirituale ed affettivo con questo bambino che non ha mai incontrato, conosciuto solo attraverso le foto e le lettere che hanno scavalcato la frontiera cinese. »Dall'89, quando morì il Panchen Lama, la ricerca di questo bambino è stata un pensiero quotidiano. Un pensiero ancora più assillante perché io vivo in esilio da oltre trent'anni . Oggi, il Dalai Lama compie sessant'anni.
Il viaggio nei misteri dell'astrologia cosmica, la ricerca di Gedun comincia all'inizio dell'89 con una preghiera particolare recitata dal Dalai Lama nel suo esilio indiano. Poi l'itinerario della ricerca si dilata e si complica. Una cerimonia divinatoria, celebrata nel terzo giorno dell'anno della pecora secondo il calendario tibetano, conferma che la reincarnazione è nata all'interno del Tibet e non tra gli esuli che vivono all'estero. E un'altra cerimonia, celebrata nel secondo giorno dello stesso anno, rivela che i nomi prescelti fino a quel momento non rappresentano la vera reincarnazione.
Riprendono i viaggi del monaco ai laghi sacri del buddismo. Le acque forniscono visioni che la gente comune e i marxisti di Pechino non riescono ad afferrare. E' come guardare dentro uno specchio, o dentro uno schermo televisivo a colori. Le immagini che emergono dai laghi si alternano con altri segni della forza cosmica. I dadi vengono gettati su una scacchiera particolare. I numeri che escono, e la disposizione stessa dei dadi, offrono altri elementi per avvicinarsi alla reincarnazione autentica. Nel luglio '93, nell'anno dell'uccello, dal monastero di Tashilunpo arriva la comunicazione - debitamente vistata dai cinesi - che la reincarnazione è già nata, che la ricerca deve avvenire partendo dal monastero verso Oriente e che bisogna cercare tra i bambini nati negli anni del serpente, del cavallo e della pecora, secondo il calendario tibetano.
Passano i giorni e gli oracoli si alternano alle immagini dei laghi sacri e ai riti religiosi. L'oracolo di Nechung ammonisce che se tutti i tibetani resteranno uniti, se manterranno la solidarietà, la vera reincarnazione sarà trovata molto presto. Queste parole, come altre, serviranno ai cinesi per sostenere che il Dalai Lama sta violando la tradizione religiosa per scopi politici. Ma la ricerca del nuovo Panchen Lama va avanti. I nomi dei candidati si accumulano. Ci sono trenta bambini, con le loro foto e le loro storie, che vengono sottoposti agli abati più esperti. Quelli nati in esilio vengono cancellati definitivamente dalla lista. E i nomi che restano vengono trascritti su strisce di carta, inserite in una scatola particolare, che poi viene fatta ruotare. Anche una selezione tra i nomi che escono dalla scatola e quelli che rimangono dentro.
Il Dalai Lama insiste con i cinesi per comunicare direttamente con i monaci rimasti in Tibet, per mandare una sua delegazione e per riceverne una. I comunisti non danno alcuna risposta. Entra in scena anche un uomo d'affari cinese di Hong Kong che ha contatti influenti a Pechino, ma nemmeno lui riesce ad avere una risposta dopo ripetuti solleciti.
Nonostante questo ostacoli nel gennaio '95 Gedun appare ormai come un candidato »estremamente valido . E le divinazioni successive si concentrano sempre più attorno a questo nome. Arriva la luna piena di maggio, con i suoi influssi propizi, e il Dalai Lama annuncia che la decima reincarnazione è stata trovata. Adesso i biografi del piccolo Lama raccontano che quando Gedun cominciò a parlare le sue prime frasi furono: »Io sono il Panche Lama, il mio monastero è Tashilupo. Siedo su un alto trono. I miei monasteri sorgono nella provincia di Tsang, a Lhasa, in Cina .
Tre giorni dopo, con una tempestività che i cinesi esibiscono solo nei momenti di grande tensione politica, l'agenzia di stampa Nuova Cina contesta l'annuncio. La reincarnazione è »illegale e senza valore . Quasi contemporaneamente l'abate di Tashilunpo, capo del comitato governativo cinese incaricato di trovare la reincarnazione e responsabile temporaneo del monastero che appartiene al Panche Lama, viene arrestato mentre torna in Tibet e riportato nella capitale cinese. Poche settimane dopo filtrano notizie secondo le quali Gedun è scomparso. Questa volta i cinesi restano silenziosi.
PECHINO TACE SUL PICCOLO BUDDHA
di Valerio Pellizzari
(Il Messaggero, 6 luglio '95, pag.9)