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Conferenza Tibet
Pobbiati Paolo - 12 luglio 1995
Rapporto Tibet A.I. 2

III. PRIGIONIERI POLITICI E DI COSCIENZA MINORENNI IN TIBET

Giovani tibetani, la maggior parte dei quali novizi - monaci e

monache - sono spesso stati arrestati mentre manifestavano

pacificamente intonando slogan nel Barkor, il circuito di

pellegrinaggio intorno al tempio di Jokhang a Lhasa. Almeno 34

maschi ed 11 femmine, prigionieri politici tibetani, la maggior parte

dei quali prigionieri di coscienza, arrestati fra il 1991 ed il 1994,

apparentemente ancora detenuti nel dicembre 1994, erano minori di

18 anni al momento dell'arresto. I due piu' giovani avevano 12 anni al

momento dell'arresto. Almeno 12 di loro hanno subito un processo e

sono stati condannati da due a sei anni di carcere.

Nel dicembre 1994, 26 di loro erano ancora minorenni e

includevano sette ragazze, 13 delle quali erano minori di 16 anni. I

casi dettagliati che vengono presentati in questo documento

riguardano appunto questi 26; gli altri 19, i cui nomi sono comunque

elencati qui, avevano 18 anni o piu' nel dicembre 1994.

La detenzione di cinque dei 45 prigionieri politici tibetani che

erano minorenni al momento dell'arresto, e' stata confermata dal

Governo cinese nel giugno 1994 nella lista di 56 detenuti consegnata

al Dipartimento di Stato americano (vedi oltre). Si tratta di Dorje

(eta': 15 anni al momento dell'arresto), Gyaltsen Pelsang (15), Jampel

Dorje (15), Phurbu Tashi (15) e Sonam Choepel (12), tutti arrestati

nei mesi di maggio e giugno 1993. I cinque sulla lista sono stati

descritti come "individui in attesa di giudizio", ma il Governo cinese

si e' limitato a fornire solo i nominativi senza aggiungere ulteriori

dettagli sui prigionieri.

A causa dello stretto controllo esercitato dalle autorita' su tutta

l'informazione riguardante questioni legate ai diritti umani, ed in

ragione della quasi totale assenza di notizie di pubblico dominio sui

prigionieri, Amnesty International non puo' confermare le eta' che

sono state riportate. Le eta' fornite in questo rapporto sono riferite al

momento dell'arresto, cosi' come risulta da fonti non ufficiali. In

alcuni casi l'eta' puo' essere approssimativa ma e' stata confermata da

diverse fonti e si ritiene pertanto che sia esatta.

1. Le preoccupazioni di Amnesty International per i prigionieri

politici minorenni in Tibet

Il trattamento dei giovani detenuti in Tibet viola tanto le leggi

cinesi quanto i trattati di diritto internazionale cui la Cina e'

legalmente tenuta ad attenersi [vedi appendice]. I loro diritti sono

continuamente violati, sia in quanto detenuti, sia in quanto giovani.

Amnesty International esprime serie preoccupazioni per i continui

maltrattamenti che vengono inflitti in Tibet ai prigionieri nel corso

della detenzione e per il fatto che alcuni di essi sono sottoposti a

condizioni di reclusione che potrebbero configurare casi di

trattamento crudele o degradante.

La Repubblica Popolare Cinese ha sottoscritto la Convenzione sui

Diritti del Fanciullo il 29 agosto 1990 e l'ha ratificata il 2 marzo 1992.

Le firme implicano il rifiuto di qualsivoglia pratica in contrasto con

gli obiettivi della Convenzione. L'articolo 37 (b) afferma:

"Nessun minore deve essere privato della sua liberta' in

modo arbitrario o illegale. L'arresto, la detenzione e la

prigionia di un minore devono rispettare la legge ed

essere usate solo come misura estrema e per il piu' breve

periodo di tempo possibile."

A questo proposito, Amnesty International guarda con ansia al

fatto che i giovani sembrano essere detenuti in Tibet in condizioni

che non rispettano i dettami della Convenzione.

1.1 Prigionieri di coscienza minorenni

La stragrande maggioranza dei giovani prigionieri politici tibetani

sono novizi - monaci e monache - arrestati a Lhasa nel corso di

pacifiche manifestazioni, per aver intonato slogan per

l'indipendenza. Amnesty International ritiene che si tratti perlopiu' di

prigionieri di coscienza.

I regolamenti cinesi non permettono ai minorenni di entrare a far

parte di un monastero in veste di monaci e monache, tuttavia molti

giovani si sono stabiliti nei dintorni, o direttamente nei monasteri,

senza entrarvi formalmente a far parte, con lo scopo di ricevere

un'educazione tradizionalmente tibetana oltre che l'insegnamento

religioso. Tutto questo e' in linea con una lunga tradizione secondo la

quale i bambini di 11 o 12 anni venivano ammessi come novizi nei

monasteri e nei conventi. Essi vestono il tradizionale abito religioso e

si considerano novizi - monaci e monache. Questo fenomeno implica

che in molti casi, il vero numero di monaci e monache di un

monastero o di un convento, risulti almeno doppio rispetto ai dati

ufficiali (vedi oltre).

Amnesty International guarda con crescente preoccupazione al

fatto che tutti i novizi - monaci e monache - siano detenuti come

prigionieri di coscienza, a prescindere dal loro status amministrativo

rispetto al monastero o al convento, pertanto ritiene che dovrebbero

essere rilasciati tutti, inclusi coloro i cui casi sono descritti in seguito

nel paragrafo 2, immediatamente ed incondizionatamente.

1.2 Lunghe detenzioni senza processo

Sembra che, al pari di quanto si verifica per gli adulti, per molti

giovani detenuti tibetani la condanna a pene amministrative ed a

lunghe detenzioni, non precedute da accuse formali ne' da processi,

rappresenti un'alternativa alla condanna. Amnesty International

esprime preoccupazione per il fatto che i giovani detenuti tibetani

non sembrano avere la possibilita' di mettere in discussione la

legittimita' della propria detenzione di fronte ad un'autorita'

imparziale ed indipendente.

Tutto cio' e' in contraddizione con l'articolo 37 (d) della

Convenzione dei Diritti del Fanciullo:

"Ogni bambino privato della sua liberta' deve avere il

diritto di accedere immediatamente all'assistenza legale o

di qualsiasi altro tipo appropriato. Deve altresi' avere il

diritto di contestare la legittimita' della privazione di

liberta' a cui e' stato sottoposto di fronte ad una corte o

ad un'altra autorita' competente, imparziale ed

indipendente; e anche di ottenere una rapida decisione

in seguito a tale azione".

I giovani sotto inchiesta, cosi' come gli adulti, possono essere

messi agli arresti dalla polizia senza alcun tipo di decisione giudiziale

- dato che il limite teorico di tre mesi e' spesso ignorato. Alcuni

testimoni rivelano che senza alcun riguardo per l'eta' (la legge non

specifica un'eta' minima per la detenzione o per le indagini), i

detenuti devono spesso aspettare vari mesi , a volte perfino un anno,

per una sentenza. L'alternativa legale consistente nell'affidare i

minorenni alla sorveglianza dei propri genitori, non sembra

considerata.

I giovani detenuti possono essere mandati nei campi di lavoro

senza subire un processo, con un semplice ordine di detenzione

amministrativo. La detenzione amministrativa puo' essere usata in

alternativa alla comminazione di una pena per una persona che non

abbia raggiunto l'eta' della responsabilita' penale e pertanto non sia

perseguibile. L'articolo 14 del Codice Penale Cinese fissa a 16 anni

l'eta' della responsabilita' penale, nella maggior parte dei casi, salvo

scendere a 14 per reati "gravi", alcuni dei quali sono definiti in

termini vaghi, aperti a qualsiasi interpretazione [vedi appendice].

Secondo alcune fonti, l'eta' minima per il "recupero e la

riabilitazione" (shourong jiaoyang, una specifica forma di detenzione

amministrativa per giovani) e' 14 anni.

Il Codice di Procedura Amministrativa della Repubblica Popolare

Cinese, adottato nel 1989, rende possibile, in linea teorica, la

contestazione di una decisione di detenzione amministrativa da parte

dei detenuti, di fronte al Tribunale del Popolo. Da quando la legge e'

entrata in vigore, Amnesty International non e' venuta a conoscenza

di alcuna azione di contestazione promossa da un giovane detenuto

tibetano di fronte ad un tribunale.

1.3 Torture e maltrattamenti di giovani detenuti

La RPC ha ratificato la Convenzione contro la Tortura ed altri

Trattamenti o Punizioni Crudeli, Inumani o Degradanti e la legge

cinese bandisce la tortura e le punizioni corporali (vedi oltre).

L'articolo 37 (a) della Convenzione per i Diritti del Fanciullo

afferma:

"Nessun bambino sara' sottoposto a tortura o altro

trattamento o castigo crudele, inumano o degradante.

Ne' la pena capitale ne' l'ergastolo senza alcuna

possibilita' di riduzione di pena deve essere comminato

per reati commessi da minori di anni 18."

L'articolo 49 della Costituzione della Repubblica Popolare Cinese

afferma che i minori hanno bisogno di una protezione speciale e non

dovrebbero mai essere maltrattati. L'articolo 52 della Legge sulla

Protezione dei Minori dichiara: "Gli agenti dell'amministrazione

legale che infrangono i regolamenti della sorveglianza in custodia o

che ricorrono a punizioni corporali ed a maltrattamenti contro

minori, saranno considerati responsabili secondo quanto stabilito

nell'articolo 189 del Codice Penale [legge sulla protezione dei

minori]". Un documento emesso nel 1979 dal Comitato Centrale del

Partito Comunista Cinese [rapporto che ribadisce l'importanza data

dal Partito alla soluzione del problema della criminalita' giovanile]

afferma all'articolo 4: "I giovani criminali dovrebbero essere rieducati.

Tuttavia, la minoranza dei giovani che commettono gravi reati deve

essere trattata secondo la legge... La minoranza che deve subire una

rieducazione nei campi di lavoro oppure anche essere condannata a

una pena detentiva, deve altresi', in ragione della sua specificita',

essere sottoposta a rieducazione e l'uso della violenza deve essere

bandito. I giovani criminali non devono mai, in nessun caso, essere

soggetti ad umiliazioni, maltrattamenti, punizioni corporali o altri

trattamenti illegali".

Nonostante queste disposizioni sulla tortura, i giovani, al pari

degli adulti, sono stati sottoposti a bastonature, elettroshock,

segregazione in isolamento e privazione del sonno, del cibo o di

liquidi, nonche' a punizioni. Pare anzi che i poliziotti picchino spesso

i giovani tanto quanto gli adulti, al momento dell'arresto e durante il

breve periodo di detenzione nelle stazioni di polizia prima che i

detenuti vengano trasferiti in un centro di detenzione. Secondo i

rapporti, si fa spesso ricorso alla tortura nel corso degli interrogatori

nei centri di detenzione, nelle prigioni, come forma di punizione e

nei campi di lavoro per la rieducazione.

Varie testimonianze, che verranno citate in seguito in questo

stesso rapporto, descrivono torture e maltrattamenti inflitti a giovani

prigionieri. Fra coloro che sono ancora detenuti e che, secondo

alcune testimonianze, sono stati torturati o maltrattati, ci sono:

Champa Tsondrue (17 anni al momento dell'arresto), Lobsang

Choezin (17), Pema Oeser (16), Sherab Ngawang (12) e Tennzin

Dekyong (16).

1.4 Timore di maltrattamenti a danno di giovani detenuti

Anche le testimonianze di ex-prigionieri sollevano serie

preoccupazioni a proposito delle condizioni di detenzione in cui si

crede vengano tenuti correntemente i giovani tibetani, condizioni che

spesso si traducono in veri e propri maltrattamenti. Le persone

arrestate in Tibet a causa del loro coinvolgimento politico sono

generalmente detenute separatamente, ma senza alcun riguardo per

la loro eta', il che significa che spesso i piu' giovani si trovano a

dividere la prigionia con degli adulti.

Questa situazione viola sia la legge cinese che i trattati

internazionali sui diritti umani. La legislazione cinese garantisce ai

minori di 18 anni di essere detenuti separatamente dagli adulti, il che

e' conforme alla raccomandazione dell'articolo 37 (c) della

Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Fanciullo, firmata e

ratificata dalla Cina nel 1992:

"Tutti i bambini privati della liberta' devono essere

trattati con umanita' e con il rispetto che si deve alla

dignita' umana, e in un modo che tenga conto dei

bisogni dettati dall'eta'. In particolare, tutti i bambini che

dovessero essere privati della liberta' devono essere

separati dagli adulti a meno che non sia nell'interesse

del bambino non attenersi a questa prescrizione, ed avra'

il diritto di mantenere i rapporti con la sua famiglia per

corrispondenza e con visite, salvo il verificarsi di

circostanze eccezionali."

L'articolo 8 (d) del Minimo Standard delle Nazioni Unite per il

Trattamento dei Prigionieri prescrive: "I giovani prigionieri devono

essere separati dagli adulti". L'articolo 85 (2) aggiunge: I giovani

prigionieri che ancora non siano stati processati devono essere divisi

dagli adulti e devono, in via di principio, essere detenuti in istituti a

parte."

L'articolo 41 della Legge sulla Protezione dei Minori della RPC, in

conformita' ai regolamenti internazionali, dichiara: "I giovani sotto

inchiesta ed i giovani criminali devono stare separati dagli adulti."

L'articolo 39 della Legge carceraria afferma: "Le prigioni dovranno

garantire carcerazioni separate nonche' controllo degli adulti -

detenuti e detenute - e dei minorenni; la rieducazione dei minori

deve essere commisurata alle loro caratteristiche fisiche e psichiche

[Legge Carceraria della Repubblica Popolare Cinese]". L'articolo 74

dichiara: "Le pene per i giovani delinquenti devono essere corredate

da agevolazioni volte a correggere i giovani". I settori giovanili

esistono in alcune prigioni cinesi, cosi' come esistono carceri minorili;

si tratta di istituzioni che rientrano nel sistema penitenziario e dove i

detenuti sono stati condannati ad una sanzione amministrativa o

penale. In ogni caso, numerose testimonianze degli ultimi anni

indicano che la disposizione riguardante la detenzione separata di

giovani ed adulti, e' spesso ignorata [Questa situazione e' venuta alla

luce nel 1987 grazie ad un analista legale il quale spiego' che lo stato

di cose era dovuto alle "limitate condizioni materiali di detenzione ed

alle necessita' produttive"]. Nessuno dei giovani prigionieri politici di

cui e' a conoscenza Amnesty International e' mai stato detenuto in un

settore giovanile di una prigione ne' in un centro di detenzione

specifico per minori.

Secondo i rapporti, nel Centro di Detenzione di Gutsa a Lhasa

esiste un settore per minori. Tuttavia, i giovani detenuti politici che

sono li' sotto inchiesta o che stanno scontando una condanna

amministrativa non sono mai tenuti nel settore dove dovrebbero

stare; sono bensi' uniti agli altri prigionieri politici adulti. Nella

Prigione di Drapchi a Lhasa, dove sono reclusi coloro che sono stati

processati e condannati a scontare una sanzione penale, non figurano

settori giovanili, stando ai rapporti. Anche nel Carcere di Drapchi,

quindi, i giovani sono detenuti insieme agli adulti.

C'e' un timore fondato che quando i giovani sono incarcerati con

gli adulti, siano sottoposti a maltrattamenti. Sono infatti soggetti ad

un ambiente in cui la tortura e' molto praticata. Anche quando i

giovani detenuti non sono direttamente torturati, il solo fatto di

essere costretti in un contesto simile puo' essere considerato una

forma di maltrattamento in considerazione del danno mentale che

questa esperienza puo' causare. Le condizioni di detenzione nei

settori "politici" sono piuttosto dure e le cure mediche sono

inesistenti, secondo quanto emerge dalle testimonianze. Pare che i

ragazzi lavorino con gli adulti, sia in prigione, sia nei centri di

detenzione, sia nei campi di lavoro per la rieducazione. Sono spesso

costretti a svolgere pesanti lavori, che mettono in pericolo le loro

condizioni di salute ; molto spesso lavorano in un contesto di totale

assenza di garanzie igienico-sanitarie. Nessuno garantisce loro

particolari condizioni di lavoro ne' orari ridotti: tutto cio' puo'

provocare gravi danni fisici oltre che mettere in pericolo lo sviluppo

di un ragazzo [La legislazione cinese non si occupa molto

dettagliatamente della natura e delle condizioni di lavoro dei giovani

detenuti. L'Atto sulla Rieducazione tramite il lavoro, uscito nel 1954,

dichiara che i giovani possono disporre di un po' piu' di tempo da

dedicare al sonno ed allo studio, rispetto agli adulti. L'articolo 52

prescrive: "La durata quotidiana del lavoro per i detenuti e' in genere

di nove/dieci ore ed il lavoro stagionale non deve eccedere le 12 ore.

Il tempo dedicato al sonno e' generalmente di otto ore. Il tempo di

studio dovrebbe essere determinato sulla base della concreta

fattispecie ma non puo' essere meno di un'ora al giorno. Il tempo da

dedicare al sonno ed allo studio per i minori deve essere maggiore. I

criminali che non prendono parte ai lavori devono fare almeno

una/due ore di esercizi al giorno nel cortile. Il giorno di riposo per i

detenuti in genere di un giorno ogni due settimane; una volta alla

settimana per i giovani." La legge carceraria uscita nel 1994 non e' piu'

precisa sul lavoro dei giovani detenuti. L'articolo 75 dichiara soltanto:

"La rieducazione deve essere il fondamento delle sanzioni penali dei

giovani delinquenti. Per questi, il lavoro deve essere compatibile con

le relative caratteristiche; deve altresi' essere posto l'accento

sull'educazione primaria e sulle abilita' produttive." Piu' in generale,

la legislazione cinese proibisce l'impiego di giovani minori di 18 anni

in unita' di lavoro dell'amministrazione statale, ma permette il

"lavoro-studio" a scuola e il lavoro "permesso dal governo locale"

(Legge sulla protezione dei minori, articolo 28; Regolamento sulla

proibizione dell'impiego di forza lavoro infantile, artt. 2 e 4)].

Ai giovani costretti a dividere la prigionia con degli adulti possono

inoltre essere negate quelle garanzie di cui godono gli altri giovani

detenuti. Nella sua testimonianza, un ex-detenuto del Centro di

Detenzione di Gutsa, ha dichiarato che mentre ai detenuti minorenni

e' permesso ricevere regolarmente visite da parte di genitori e parenti

ed anche di ricevere lettere, a lui, che era detenuto con altri

prigionieri adulti, era concessa soltanto una visita al mese (vedi oltre:

testimonianza dell'ex detenuto D.).

1.5 Discriminazioni successive ai rilasci

Alcune testimonianze indicano che alcuni giovani sono stati

allontanati dalla scuola dopo essere stati arrestati per qualche giorno

o per periodi piu' lunghi; cio' infrange tanto la legge cinese quanto la

Convenzione sui Diritti del Fanciullo.

La legge sulla Protezione dei Minori stabilisce in modo esplicito

che un minore rilasciato dopo un periodo di detenzione dovuto ad

inchiesta, dalla prigione o dai corsi di rieducazione non deve essere

discriminato ne' a scuola ne' al lavoro. L'articolo 44 dichiara: "Quando

la Procura decide di non perseguire un minore, quando il Tribunale

del Popolo decide di non condannare un minore o gli da' una pena in

sospeso, o quando il minore e' rilasciato dal corso di "recupero e

rieducazione" o ha scontato una pena, il giovane non deve essere

soggetto ad alcuna forma di discriminazione al suo ritorno a scuola o

al suo ingresso in una scuola di livello piu' alto o al suo ritorno al

lavoro".

Queste disposizioni pare siano state ignorate in molti casi (vedi

oltre: testimonianze dei giovani ex detenuti A., B. e C.).

2. Dalla stazione di polizia al carcere: minori detenuti a causa del

loro coinvolgimento politico.

Le molte testimonianze provenienti da ex-prigionieri di coscienza

ed ex-detenuti politici, insieme alle informazioni che riguardano

giovani detenuti per il loro presunto coinvolgimento in attivita' per

l'indipendenza, illustrano chiaramente le violazioni dei diritti umani

cui vanno incontro tanto i detenuti adulti quanto i piu' giovani in

Tibet. Dopo essere stati arrestati, essi sono trasferiti dalla stazione di

polizia ad un centro di detenzione da cui possono essere

nuovamente spostati per essere condotti ad un altro centro di

detenzione in seguito alla decisione di un'autorita' amministrativa o

di un tribunale. Ognuno di questi posti e' caratterizzato da un tipo

particolare di violazione dei diritti umani.

I nomi degli ex-detenuti che hanno fornito delle testimonianze

dopo essere stati rilasciati non saranno resi pubblici per motivi di

sicurezza loro e delle rispettive famiglie. Le torture ed i

maltrattamenti descritti in queste testimonianze sono simili a quelli

descritti da ex-detenuti adulti.

2.1 Torture e maltrattamenti di minori alla stazione di

polizia di Lhasa

Le persone che vengono arrestate nel corso di manifestazioni a

Lhasa sono inizialmente condotte alla stazione di polizia. Durante

l'arresto sono spesso malmenate e lo stesso si verifica nel corso della

breve detenzione - di poche ore o di qualche giorno - cui sono

sottoposti al commissariato. Le testimonianze che seguono

riguardano giovani detenuti:

* l'ex-detenuto A., aveva 13 anni nel 1987, al momento

dell'arresto, avvenuto in seguito ad una violenta manifestazione a

Lhasa. Egli ha dichiarato di essere stato arrestato da alcuni funzionari

di polizia che lo sono andati a prelevare a casa e che lo hanno

picchiato in macchina nel tragitto verso il commissariato. Al suo

arrivo alla stazione di polizia, e' stato ulteriormente, duramente

picchiato, colpito con una sbarra di ferro ed infine sottoposto ad

elettroshock sulla parte superiore del corpo. I poliziotti gli hanno poi

intimato di spogliarsi quasi completamente, lasciandolo coperto dei

soli indumenti intimi; lo hanno preso a calci sulla bocca

provocandogli cosi' la rottura di uno dei denti davanti. In seguito gli

hanno infilato in bocca un bastone elettrico, lo hanno ammanettato

legandogli i polsi dietro la schiena e gli hanno conficcato dei cocci di

bottiglia nei gomiti ; dopo pochi minuti ha perso completamente la

sensibilita' negli arti superiori. Non gli e' stato concesso alcun

nutrimento ne' acqua nel corso dell'interrogatorio. E' stato poi

lasciato per un giorno ed una notte solo in una cella, senza che

nessuno lo interrogasse. Dopo alcuni giorni di detenzione, e' stato

rilasciato grazie all'intervento della sua famiglia e dei suoi insegnanti.

Solo piu' tardi ha scoperto di essere stato espulso dalla sua scuola, al

pari di molti dei suoi amici.

* L'ex-detenuto B. aveva 16 anni al momento dell'arresto,

verso la fine del 1992, in seguito ad una manifestazione a Lhasa.

Sarebbe stato arrestato in un negozio di the' dove la polizia lo ha

duramente picchiato prima di condurlo al commissariato. A causa

delle botte, si e' rotto un dente. Dopo essere stato rilasciato, e' stato

espulso dalla sua scuola.

* L'ex-detenuto C., ed altri cinque ragazzi, incluso un

tredicenne, sono stati arrestati nel dicembre 1993 a Lhasa, mentre

camminavano intorno al Barkor intonando inni nazionalisti. C. ha

dichiarato che i ragazzi sono stati ammanettati e condotti ad una

stazione di polizia. Lungo la strada sono stati presi a calci e picchiati

con le cinghie dai poliziotti. Dal loro arrivo al commissariato al

giorno successivo, per tutta la notte, sono stati duramente picchiati e

presi a calci. Sono stati spogliati e costretti a rimanere coperti dai soli

indumenti intimi. Sono stati inoltre colpiti ripetutamente con una

specie di frusta fatta di cavi elettrici che non dava la scossa ma

provocava un intenso dolore. Talvolta, i funzionari calpestavano

addirittura i giovani prigionieri, distesi sul pavimento oltre a

minacciarli di trasferirli al Centro di Detenzione di Gutsa. Sono poi

stati rilasciati dopo tre giorni. Il giorno successivo, C. ha scoperto che

alcuni poliziotti erano andati alla sua scuola ed avevano chiesto di

lui. C. ha deciso pertanto di fuggire da Lhasa.

2.2 Detenzioni arbitrarie non precedute da processo, torture

e maltrattamenti nel Centro di Detenzione di Gutsa a Lhasa

Situato nei dintorni a nord di Lhasa, il Centro di Detenzione di

Gutsa e' il principale centro di detenzione nella capitale del TAR. I

ragazzi arrestati a Lhasa sono trasferiti dai commissariati a Gutsa

usato indifferentemente per adulti e bambini in attesa di processo e

per coloro che devono scontare una pena inferiore ai due anni. La

detenzione priva di un'accusa formale o non preceduta da processo e'

un caso molto comune a Gutsa, cosi' come lo e' la tortura nel corso

degli interrogatori dei detenuti sotto inchiesta. Sono ampiamente

denunciati anche maltrattamenti vari, botte, l'uso di bastoni elettrici e

la segregazione in isolamento.

A. Testimonianze

* L'ex-detenuto D. aveva 16 anni al momento

dell'arresto, avvenuto nel settembre 1990. E' stato detenuto a Gutsa

fino al 1993: si trattava del suo secondo arresto (vedi A.). D. ha

riportato che dopo l'arresto lui e gli altri sono stati portati a Gutsa

dove, appesi per i piedi, sono stati costretti ad ondeggiare contro un

muro per circa un'ora. Durante la prima parte dell'interrogatorio, e'

stato schiaffeggiato e preso a calci dai funzionari che lo

interrogavano. E' stato poi chiuso in una cella da solo fino al

momento in cui ha potuto sostenere il processo sei mesi piu' tardi. E'

stato condannato a tre anni di carcere dal Tribunale Intermedio di

Lhasa, dove agli imputati non e' stata concessa la minima possibilita'

di parlare. Rimandato a Gutsa, e' stato tenuto in una cella con 14

adulti, la maggior parte dei quali erano stati dichiarati colpevoli, ed

erano in attesa di una sentenza. E' stato quindi costretto a lavorare in

una cava di pietre ogni giorno, insieme a 11 prigionieri politici adulti

e criminali comuni dove, nel corso del lavoro, si e' ferito.

D. ha dichiarato che esiste a Gutsa un reparto minorile dove i

bambini possono incontrare i propri genitori, ma i giovani non sono

detenuti li'. A lui e' stata permessa una sola visita al mese da parte dei

genitori. Ha riferito, inoltre, di essere stato bastonato per aver

portato una lettera per una persona esterna al centro di detenzione,

alla fattoria dove era stato costretto a lavorare per un po'. I

maltrattamenti subiti gli hanno provocato la frattura di un braccio; gli

e' stato concesso di ricevere cure mediche solo dopo che suo fratello

gli aveva fatto visita ed aveva insistito affinche' fosse condotto

all'ospedale.

* L'ex-detenuta E. era una novizia che aveva 15 anni nel

1991, al momento dell'arresto, nel corso di una manifestazione. E'

stata rinchiusa nel Centro di Detenzione di Gutsa. Durante il suo

primo interrogatorio, e' stata minacciata con bastoni elettrici, che non

sono stati usati. Ha riferito di non essere stata picchiata molto,

sebbene in tre occasioni sia stata schiaffeggiata. Per i sei giorni

successivi, chiusa in una cella da sola, e' stata sottoposta a pressanti

interrogatori, durante i quali e' stata "colpita duramente da un

funzionario cinese che mi ha preso a calci sulle gambe con i suoi

stivali".

Dopo tre mesi, un'altra monaca e' stata rinchiusa nella stessa cella.

Dopo altri due mesi, ad E. e' stato consegnato "un pezzo di carta con

il quale veniva informata di essere stata condannata ad una pena di

due anni" - una sentenza amministrativa decisa da un comitato senza

bisogno di un'accusa formale o di un processo. Durante i cinque

mesi prima che le fosse notificata la pena, i suoi parenti avevano

cercato per due volte di incontrarla, ma non vi erano riusciti. Dopo

essere stata informata della sua pena, ha passato altri sei mesi a

Gutsa lavorando in una serra in cui era stata stabilita una quota di

produzione da raggiungere. Essa ritiene che la sua eta' "possa essere

una delle ragioni che spiegano il fatto che non sia stata picchiata

molto. I miei compagni prigionieri erano stati trattati molto peggio.

Molti di loro mostravano profonde cicatrici. Alcuni avevano la mia

stessa eta', altri erano perfino piu' giovani; alcuni erano stati picchiati

in modo feroce nonostante la loro giovane eta'", ha detto.

B. Minorenni che erano ancora detenuti a Gutsa nel

dicembre 1994

Almeno nove giovani detenuti politici, tre ragazze e sei ragazzi,

tutti minori di 18 anni, pare siano ancora reclusi a Gutsa. Si tratta di:

* Champa Tsondrue e Lobsang Choezin, entrambi

diciassettenni al momento dell'arresto avvenuto il 20 giugno 1994.

Entrambi sono novizi di Ganden Choekhor, un monastero nella

contea di Penpo Lhundrup, 45 chilometri a nord est di Lhasa. Sono

stati arrestati con altri due monaci a causa di una manifestazione

svoltasi nel circuito di pellegrinaggio di Lhasa, il Barkor, dove

intonavano slogan di protesta contro un'operazione di polizia svoltasi

ai danni del Convento di Shar Bumpa, nella contea di Penpo

Lhundrup (vedi oltre: il caso di Seldroen); si tratta di prigionieri di

coscienza. Secondo i rapporti, tutti e quattro sono stati picchiati

duramente dalla polizia mentre venivano condotti via dal Barkor.

Prima di essere violentemente sbattuti nel retro di un camion, a tutti

sono state legate le mani dietro la schiena. Di li' sono stati condotti al

Centro di Detenzione di Gutsa dove si ritiene siano tuttora detenuti.

* Gyaltsen Pelsang aveva 13 anni al momento dell'arresto

il 14 giugno 1993. E' stata reclusa a Gutsa fino al 9 febbraio 1995,

quando, secondo i rapporti, e' stata rilasciata dopo quasi due anni di

detenzione senza processo.

Gyaltsen Pelsang, il cui nome laico e' Nyima o Migmar, e' nata nel

villaggio di Trikhang nel Medro Gyama; si tratta di una novizia del

convento di Garu, 5 chilometri a nord di Lhasa. Faceva parte di un

gruppo di 11 monache di Garu arrestate il 14 giugno 1993 a Lhasa e

condannate ad un massimo di sette anni di prigione per la presunta

partecipazione ad una dimostrazione. Si ritiene si tratti di una

prigioniera di coscienza (vedi pag. 11, 12).

Il suo arresto e' stato confermato dal Governo cinese nel giugno

1994 nella lista dei 56 detenuti consegnata al Dipartimento di Stato

americano, dove e' stata catalogata come "non ancora penalmente

condannata".

Poco dopo essere stata condotta a Gutsa, pare che abbia inscenato

una breve dimostrazione di protesta con altre monache, gridando

slogan a favore dell'indipendenza e chiedendo un processo. A causa

di questo episodio, le e' stato negato il diritto di ricevere visite da

parte della sua famiglia per i successivi 16 mesi e ai suoi parenti non

sono state concesse informazioni sul suo conto.

Gyaltsen Pelsang era nata con la gamba destra handicappata; pare

che le sue condizioni si siano aggravate nel corso della detenzione.

Un tibetano che l'ha vista dopo il suo rilascio ha detto che la sua

gamba era peggiorata e che lei stava cercando di procurarsi delle

medicine.

* Jampa Dedrol aveva 15 anni al momento dell'arresto

avvenuto il 14 giugno 1993.

Nata nel villaggio di Thangya, Jampa Dedrol era una novizia del

convento di Michungri, vicino Lhasa. Dai rapporti emerge che e' stata

arrestata per avere manifestato pacificamente a Lhasa e che per

questo e' stata condotta al Centro di Detenzione di Gutsa. Si ritiene

che si tratti di una prigioniera di coscienza. Non ci sono notizie

recenti che la riguardino.

* Tenzin Dekyong aveva 16 anni al momento del suo

arresto, il 13 marzo 1993, nel corso di una pacifica manifestazione

svoltasi a Lhasa.

Originaria della contea di Medro, era una novizia del convento di

Michungri; si ritiene che si tratti di una prigioniera di coscienza.

Secondo alcuni rapporti, e' stata picchiata al momento dell'arresto ed

e' stata successivamente condotta al centro di detenzione di Gutsa.

* Gyapa (16), Kelsang (16), Pasang (15) e Phurbu (16),

sono stati arrestati il 3 giugno 1993.

Nati nella contea di Penpo Lhundrup, sono tutti monaci novizi del

monastero di Tsepag Lhakhang a Ramoche. Pare che siano stati

arrestati con due monaci nel monastero di Tsepag Lhakhang e di li'

condotti al centro di detenzione di Gutsa. Non si conosce l'esatta

motivazione del loro arresto, sebbene dai rapporti emerga che la loro

detenzione e' dovuta a cause politiche.

Altri sette prigionieri tibetani, minori di 18 anni al momento

dell'arresto fra il 1991 ed il 1994, ma maggiori di tale eta' alla fine del

1994, sembra fossero ancora detenuti a Gutsa nel dicembre 1994. Dai

rapporti emerge che sono stati tutti arrestati per aver sostenuto

pacificamente la causa tibetana e si ritiene siano prigionieri di

coscienza. Si tratta di:

Changlochen (17), un monaco del monastero di Tsepak Lhakhang,

a Ramoche, e' stato arrestato il 3 giugno 1993 per la sua presunta

partecipazione ad attivita' per l'indipendenza.

Dawa Sonam (16) e Dondup (17), monaci del monastero di

Ganden, pare siano stati arrestati nel maggio 1992 per aver preso

parte ad una manifestazione a

Gyaltsen Drolma (una ragazza di 16 anni) e Gyaltsen Pema (una

ragazza di 17 anni), entrambe monache del convento di Garu a

Lhasa, pare siano state arrestate il 9 giugno 1991 per aver preso parte

ad una dimostrazione nel Barkor, a Lhasa. Secondo alcune fonti, si

tratta della seconda volta che Gyaltsen Drolma viene arrestata per il

suo coinvolgimento in attivita' a favore dell'indipendenza.

Lobsang Choedron (17), una monaca del convento di Michungri e'

stata arrestata il 3 febbraio 1992 durante una dimostrazione pacifica a

Lhasa.

Ngawang Dadrol (17), una monaca del convento di Garu, a Lhasa,

pare sia stata arrestata, con 16 consorelle, il 15 giugno 1992 durante

una manifestazione svoltasi intorno al Potala, il grande palazzo di

Lhasa.

C. Giovani arrestati a Lhasa, probabilmente detenuti a

Gutsa

I seguenti sei ragazzi, tutti minori di 18 anni, sarebbero stati

arrestati a Lhasa per aver preso parte ad attivita' a favore

dell'indipendenza; non sono disponibili, tuttavia, ulteriori

informazioni sul loro conto. Sempre che siano ancora detenuti, e'

molto probabile che si trovino al Centro di Detenzione di Gutsa.

* Pema Oeser aveva 16 anni al momento dell'arresto,

avvenuto il 17 agosto 1993 a Lhasa: Novizia del convento di Nagar, a

Chegar, nella contea di Penpo Lhundrup, e' stata arrestata mentre

dimostrava pacificamente con altre consorelle; si ritiene che si tratti

di una prigioniera di coscienza. Voci non confermate rivelano che la

prigioniera e' stata picchiata al momento dell'arresto.

* Phuntsog Seldrag, 17 (altro nome: Pema Thinley),

Phuntsog Tendon, 14 (nome laico Migmar) e Thupten Geleg, 16

(altro nome: Dorje), sono stati arrestati il 31 maggio 1994, durante

una breve e pacifica manifestazione a Lhasa, insieme con cinque

monaci tibetani; si tratta di prigionieri di coscienza. Phuntsog Seldrag

e Phuntsog Tendon sono entrambi originari di Nyethang, nella

contea di Chushur, mentre Thupten Geleg e' oriunda di Lokha

Gongkar To-rwa. Si tratta di tre novizi del monastero di Nyethang

Tashigang.

* Seldroen, aveva 17 o 18 anni al momento del suo

arresto, il 14 giugno 1994 a Lhasa. Nata nella contea di Penpo

Lhundrup, Seldroen era una novizia del convento di Shar Bumpa,

nella contea di Lhundrup, ad ovest di Kusha. E' stata arrestata con

altre quattro monache durante una breve e pacifica manifestazione,

ed e' una prigioniera di coscienza. Tre giorni dopo, la Polizia

Popolare Armata ha effettuato un raid nel convento e nell'adiacente

monastero, cui ha fatto seguito uno scontro fra le monache ed i

poliziotti. Secondo i rapporti, il monastero e' stato poi circondato

dalla polizia per ragioni di sicurezza per alcuni mesi. Altri arresti

correlati a questo incidente sono stati riportati (vedi i casi sopracitati

di Champa Tsondrue e di Lobsang Choezin).

* Tharpa aveva 17 anni al momento del suo arresto il 24

maggio 1994 a Lhasa.

Originario del Medro Gungkar, Tharpa e' un novizio del

monastero di Phurchock, pochi chilometri a nord di Lhasa. Pare sia

stato arrestato con altri tre monaci di Phurchock, nel corso di una

breve e pacifica manifestazione a favore dell'indipendenza nell'area

del Barkor di Lhasa il 24 maggio 1994.

Altri quattro prigionieri di coscienza tibetani, tutti minori di 18

anni al momento dell'arresto, fra il 1991 ed il 1994, ma ormai

maggiorenni alla fine del 1994, rimangono agli arresti. Sebbene non

si abbiano notizie precise sul loro conto, e' probabile che siano

detenuti a Gutsa. Si tratta di:

Lobsang Thupten (16) un monaco del monastero di Phurchock,

poche miglia a nord di Lhasa, e' stato arrestato l'8 maggio 1992 per

aver preso parte ad una manifestazione.

Migmar (17), un monaco del monastero di Dunbu Choekhor nel

Chideshol, pare sia stato arrestato il 30 marzo 1992 per aver attaccato

dei manifesti a favore dell'indipendenza tibetana. Il suo arresto e'

stato confermato dal Governo cinese nel giugno 1994 nella lista dei

56 prigionieri consegnata al Dipartimento di Stato americano, dove e'

stato catalogato come "individuo in attesa di giudizio".

Thapke (17), un monaco del monastero di Dunbu Choekhor nel

Chideshol, 45 chilometri a sud di Lhasa, pare sia stato arrestato nel

maggio 1993 durante una delle manifestazioni a favore

dell'indipendenza organizzate nella Valle del Chisdeshol Superiore.

Il suo arresto e' stato confermato dal Governo cinese nel giugno 1994

nella lista dei 56 prigionieri consegnata al Dipartimento di Stato

americano. Sebbene nell'elenco fosse catalogato come "individuo che

al momento sta scontando la pena", non si conosce l'entita' della sua

condanna.

Tseten Samdup (17), un monaco del monastero di Ganden, a

Lhasa, pare sia stato arrestato nel maggio 1992, per la sua presunta

partecipazione ad una manifestazione a Lhasa.

2.3 Detenzioni senza processo, torture e maltrattamenti nel

Centro di Detenzione di Sangyip

Sangyip e' un complesso carcerario nei dintorni di Lhasa, a

proposito del quale si sa poco o nulla. Secondo fonti non ufficiali, si

tratta di un Centro di Detenzione usato sia per gli adulti che per i

bambini in attesa di processo e per coloro che sono stati condannati

ad un massimo di due anni di carcere o che hanno da scontare pene

inferiori.

* L'ex-detenuta G., una ragazzina di 12 anni di Lhasa, e'

stata imprigionata per oltre quattro mesi nel 1990 nel Centro di

Detenzione di Sangyip dopo aver preso parte ad una manifestazione.

G. ha dichiarato di essere stata reclusa con altri ragazzi a Sangyip,

dove ha subito maltrattamenti da diversi funzionari di polizia nel

corso degli interrogatori svoltisi l'8 marzo 1990. E' stata presa a calci

sulla testa e sul corpo ed ha subito l'elettroshock con un bastone

elettrico, mentre giaceva sul pavimento. Non riesce a ricordare

chiaramente gli eventi successivi, ma tre giorni dopo, circa, si e' resa

conto di zoppicare dalla gamba sinistra. E' stata allora trasferita

all'ospedale perche' si sottoponesse a cure mediche ma e' stata

ricondotta al centro di detenzione due settimane piu' tardi. E' stata

costretta a lavorare con una squadra di circa 15 detenute in diversi

luoghi, fra i quali dei pozzi dove viene raccolta l'immondizia - e da

dove, pertanto, fuoriescono esalazioni soffocanti - dai quali le donne

dovevano estrarre escrementi da caricare poi sui camion. G. ha detto

che le dolevano gli occhi che le si erano irritati a causa dei gas.

Durante il seguito della sua detenzione, pare abbia subito degli

interrogatori, di tanto in tanto. Alla fine e' stata rilasciata senza

accuse dopo quattro mesi. Sembra che soffra ancora della perdita

dell'uso della gamba sinistra e del braccio destro, conseguenti ai

maltrattamenti subiti nel corso della detenzione.

* Dhundup Gyalpo, un monaco di 17 anni, sarebbe stato

arrestato il 26 giugno 1993 e si ritiene che fosse ancora detenuto a

Sangyip nel dicembre 1994. E' stato arrestato fuori del monastero di

Gyaldong, nella contea di Lhundup, a causa delle sue proteste

contro l'arresto di un ragazzo accusato di aver attaccato dei manifesti

a favore dell'indipendenza. Dozzine di contadini e di monaci, incluso

Dhundup Gyalpo, si sono riuniti ed hanno cercato di convincere la

polizia a rilasciare il ragazzo; pare che il monaco, picchiato dai

poliziotti, abbia reagito lanciato pietre. Sembra che stia scontando

una pena amministrativa di tre anni.

2.4 Detenzioni senza processo nel Dipartimento di

Rieducazione-tramite-Lavoro, di Trisam

Alcuni giovani detenuti vengono trasferiti dal Centro di

Detenzione di Gutsa al Dipartimento di ¼rieducazione attraverso il

lavoro [la rieducazione attraverso il lavoro (laodong jiaoyang) e' una

forma di detenzione amministrativa, che permette la detenzione

senza accusa ne' processo per un periodo sino a quattro anni. Viene

comminata agli imputati, compresi quelli politici, i cui "crimini" sono

considerati "troppo poco gravi" per poter passare tramite i normali

canali giudiziari previsti dalla Legge sulla Criminalita'], alla periferia

occidentale di Lhasa, dopo essere stati condannati a scontare una

pena amministrativa. Il trattamento dei prigionieri a Trisam sembra

leggermente migliore di quello di Gutsa, visto che risultano meno

casi di maltrattamento.

* L'ex-detenuta F., una novizia, e' stata arrestata all'eta' di

16 anni ed ha passato un anno a Gutsa prima di essere trasferita a

Trisam dove si trova dal Settembre 1992.

Secondo le sue descrizioni, l'atmosfera a Trisam era "piu'

tranquilla rispetto a Gutsa". Non e' mai stata malmenata e le era

permesso di ricevere visite. Le regole erano meno rigide che a Gutsa,

ma il lavoro piu' pesante, ha detto. Doveva coltivare degli ortaggi in

una serra e raggiungere un livello di produzione prefissato. Una

volta, per non essersi presentata ad un incontro di "rieducazione" al

campo, e' stata condannata, per una settimana, all'isolamento in una

piccola cella.

* Sherab Ngawang aveva 12 anni al momento del suo

arresto il 3 febbraio 1992, nel corso di una pacifica manifestazione a

Lhasa. Si ritiene che sia una prigioniera di coscienza, ancora

detenuta a Trisam.

Nata nel villaggio di Thompogang, nel Medro Gungkar, era una

novizia del convento di Michungri, all'epoca dell'arresto. E' stata

condotta al Centro di Detenzione di Gutsa, dove e' rimasta per

almeno due mesi in attesa di processo; pare, inoltre, che durante la

detenzione, sia stata picchiata. Altre novizie arrestate nello stesso

periodo, sono state rilasciate dopo pochi giorni, ma Sherab Ngawang

e' stata condannata, con una procedura amministrativa, nel maggio

1992, a tre anni di "rieducazione-tramite-lavoro". Risulta poi che sia

stata condotta a Trisam. Altre tre donne, tutte monache del convento

di Michungri, accusate di aver preso parte alla stessa manifestazione,

sono state condannate a pene che vanno dai cinque ai sette anni di

carcere.

2.5 Prigionieri politici e di coscienza minorenni della

prigione di Drapchi

I prigionieri minorenni ospitati nel carcere di Drapchi hanno dai

16 anni in su e sono stati condannati a pene che vanno dai tre ai sei

anni di carcere. Non si sa se a Drapchi esista o meno un reparto

minorile, ma in nessuna delle testimonianze raccolte da Amnesty

International risulta che i minori siano detenuti separatamente dagli

adulti.

La prigione di Drapchi, situata nei dintorni settentrionali di Lhasa,

e' conosciuta anche come "il carcere n. 1 del TAR". Piu' di un

prigioniero su tre in Tibet, compresi i prigionieri di coscienza, e'

detenuto a Drapchi. Il carcere di Drapchi normalmente e' usato solo

per i prigionieri processati da un tribunale. La maggior parte dei

prigionieri politici detenuti a Drapchi, tanto gli adulti quanto i piu'

giovani, pare siano stati accusati di "propaganda ed incitamento

controrivoluzionario". Altri sono stati accusati di aver fatto parte di

"organizzazioni controrivoluzionarie" e sono stati condannati a 15 o

piu' anni di carcere. Molti dei prigionieri sono li' per il solo fatto di

aver pacificamente espresso le loro opinioni politiche e sono

prigionieri di coscienza. Secondo le testimonianze, la tortura, le

punizioni corporali e la segregazione in isolamento sono usate

comunemente a Drapchi.

Dieci dei 45 prigionieri politici tibetani, minori di 18 anni al

momento dell'arresto, risultavano detenuti a Drapchi nel dicembre

1994. Di questi, tre - una ragazza e due ragazzi - erano ancora minori

di 18 anni. Si tratta di:

* Kunchok Tsomo, 15 anni al momento del suo arresto, il

17 giugno 1992, nel corso di una pacifica manifestazione a Lhasa.

Novizia del convento di Garu, vicino Lhasa, e' nata a Gyama, nel

Medro Gongkar. E' una prigioniera di coscienza, che risulta essere

stata condannata a tre anni di carcere. L'ultimo rapporto sulla sua

detenzione a Drapchi risale al febbraio 1994.

* Tenzin Choephel, 16 anni al momento del suo arresto,

il 9 marzo 1993. Nato nel Medro Gungkar, Tenzin Choephel e' un

novizio del monastero di Ganden, 40 chilometri ad est di Lhasa. E'

stato arrestato, con altri sette monaci, durante una manifestazione

pacifica svoltasi a Lhasa il 9 marzo 1993; e' un prigioniero di

coscienza. Pare sia accusato di coinvolgimento in attivita' per

l'indipendenza a Lhasa. Si ritiene che sia stato detenuto prima nel

Centro di Detenzione di Gutsa, poi a Drapchi.

* Trinley Gyaltsen aveva 16 anni al momento del suo

arresto avvenuto il 4 giugno 1993, durante una manifestazione

pacifica a Lhasa; e' un prigioniero di coscienza. Novizio del

monastero di Tsepak Lhakhang, risulta condannato a tre anni di

carcere. Sembra che nel febbraio 1994 fosse ancora detenuto a

Drapchi.

Altri sette prigionieri politici tibetani, comprendenti quattro

prigionieri di coscienza, minori di 18 anni al momento dell'arresto -

tra il 1991 ed il 1994 - ma ormai maggiorenni alla fine del 1994,

risultavano ancora detenuti a Drapchi nel dicembre 1994 [La

legislazione prevede che coloro che raggiungano il diciottesimo anno

di eta' in prigione, siano trasferiti nelle sezioni previste per gli adulti

solo se devono scontare almeno due anni ancora. L'articolo 76 della

Legge Carceraria, prescrive che ¼Se un giovane delinquente deve

scontare un periodo inferiore ai due anni a partire dal suo

diciottesimo compleanno, deve completare la pena godendo delle

facilitazioni previste per la correzione giovanile ]. Si tratta di:

Lobsang Khedrup (16), un monaco del monastero di Ganden, a

Lhasa, arrestato per aver pacificamente manifestato a Lhasa il 17

giugno 1992 e condannato a cinque anni di carcere; Ngawang Dawa

(16), un monaco del monastero di Drepung, a Lhasa, Ngawang Jigme

(16) e Phuntsog Dondrup (17), entrambi monaci del monastero di

Sera, a Lhasa; tutti e tre sono stati arrestati il 10 settembre 1991

durante una manifestazione pacifica a Lhasa; Ngawang Dawa e

Ngawang Jigme sono stati condannati a sei anni di carcere e

Phuntsog Dondrup a quattro. Nessuno dei quattro sembra aver fatto

ricorso alla violenza e tutti sono considerati prigionieri di coscienza.

Dawa Gyaltsen (17) e Gyaltsen Lodroe (17), entrambi monaci del

monastero di Tsepak Lhakhang arrestati il 4 giugno 1993, sono stati

condannati rispettivamente a cinque e sei anni di carcere; Thupten

Kunkhyen (17), un monaco del monastero di Dunbu Choekhor, nel

Chideshol, e' stato arrestato il 7 novembre 1992 e condannato a tre

anni; la ragione precisa del suo arresto non si conosce, sebbene

risulti detenuto per motivi politici. Le circostanze dei loro processi

non sono note, ma nei casi politici, ci sono scarse probabilita' che sia

dato ascolto agli imputati.

2.6 Prigionieri di coscienza minorenni detenuti fuori Lhasa

Vengono presentati qui di seguito alcuni casi di giovani prigionieri

minori di 18 anni al momento del loro arresto, avvenuto fuori Lhasa.

Si ritiene che sino stati arrestati semplicemente a causa della loro

presunta partecipazione a manifestazioni , o per aver attaccato dei

manifesti a favore dell'indipendenza; sono considerati prigionieri di

coscienza.

* Jampa Choejor aveva 16 anni al momento dell'arresto

l'8 febbraio 1994 a Tsawa Bomi, 145 chilometri a sud ovest della citta'

di Chamdo, nella prefettura di Chamdo (Tibet orientale). Risulta

detenuto nel carcere di Shrithang, nella contea di Poe-me, la piu'

grande prigione della prefettura di Chamdo.

Originario di Zogang Bomi, nella contea di Tsowang, nel distretto

di Chamdo, era un novizio del monastero di Chamdo. E' stato

arrestato insieme ad altrui cinque uomini, compreso suo padre,

Tsewang Dradul, e suo zio, Dundrup Tsering; e' stato accusato di

aver attaccato dei manifesti illegali nei quali si esortavano i cinesi

Han a lasciare il Tibet. Non risulta che essi abbiano fatto ricorso alla

violenza e sono considerati prigionieri di coscienza. Verso i primi del

1994, in seguito all'apparizione di manifesti che acclamavano

l'indipendenza, molte persone sono state arrestate nel distretto di

Chamdo (vedi oltre).

La famiglia di Jampa Choejor pare abbia subito una lunga

persecuzione da parte delle autorita' a causa delle sue opinioni

politiche. Suo fratello, Khangsa Gyaltsen, e' stato processato per

motivi politici nel luglio 1990 e condannato a cinque anni; si ignora

se sia tuttora detenuto.

* Lobsang Palden aveva 17 anni nel maggio 1994, al

momento del suo arresto avvenuto nel villaggio di Serwa, nella

suddivisione amministrativa di Joju, nella contea di Pakshoe,

prefettura di Chamdo. Fattore, figlio dell'ex-segretario del Partito

Comunista della suddivisione amministrativa di Joju, risulta sia stato

arrestato con altri due laici dopo aver intonato degli slogan a favore

dell'indipendenza tibetana; e' un prigioniero di coscienza.

Altri arresti arbitrari per reati politici si sono verificati nella contea

di Pakshoe dall'inizio del 1993, e cinque monaci del monastero di

Serwa sono stati condannati da un minimo di 12 ad un massimo di

15 anni di carcere nel luglio 1994 (vedi oltre)

* Dorje, 15 anni, Jampel Dorje, 15, Norzang, 15, Phurbu

Tashi, 15 e Sonam Choephel, 12, sono stati arrestati il 30 maggio

1993 nel monastero di Dunbu Choekhor, a Kyimshi, nella contea di

Gongkar, nella prefettura di Lhokha, situata nella Valle del

Chideshol Superiore, 45 chilometri a sud di Lhasa.

Tutti e cinque sono originari di Lokha Chideshol ed erano monaci

del monastero di Dunbu Choekhor. Sono stati arrestati con altri 13

monaci. Non sono chiari i motivi che hanno portato all'arresto

sebbene sembra siano da ricollegarsi all'apparizione di manifesti

favorevoli all'indipendenza sui muri della zona. Non risulta che

abbiano fatto ricorso alla violenza ne' che l'abbiano in alcun modo

appoggiata e sono considerati prigionieri di coscienza.

Gli arresti di Dorje, Phurbu Tashi e Sonam Choephel sono stati

confermati ufficialmente con l'inclusione dei nominativi nella lista dei

56 prigionieri consegnata al Dipartimento di Stato americano. Sono

stati catalogati come " individui in attesa di giudizio". Secondo

alcune fonti, tuttavia, Sonam Choephel e' stato condannato a tre anni

di carcere.

Pare che Jampel Dorje e Phurbu Tashi siano stati entrambi

condannati a due anni e mezzo di reclusione. Si dice che si tratta

della seconda volta che entrambi vengono arrestati.

IV. CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI

In considerazione delle sue continue preoccupazioni circa le

violazioni dei diritti umani in Tibet, tanto a danno degli adulti,

quanto a danno dei piu' giovani, Amnesty International chiede al

Governo della Repubblica Popolare Cinese di:

* rilasciare immediatamente ed incondizionatamente tutti i

prigionieri di coscienza - coloro, cioe', detenuti in ragione della sola

manifestazione non violenta del proprio credo politico o religioso.

* assicurare a quanti sono detenuti senza un'accusa formale o

condannati alla detenzione amministrativa in ragione di presunte

attivita' politiche, la notifica di un preciso capo d'accusa e la garanzia,

in tempi brevi, di un processo giusto, o, in alternativa, la concessione

della liberta'.

* assicurare il rilascio o una rapida ed imparziale revisione dei

processi per tutti coloro che sono stati condannati in seguito a

processi politici iniqui.

* prendere immediati provvedimenti affinche' siano svolte delle

indagini imparziali sui rapporti in cui si fa cenno alla tortura, inclusi

quelli citati in questo documento; si rendano noti i risultati delle

inchieste; si consegnino alla giustizia coloro che si sono resi

responsabili della tortura e del maltrattamento dei prigionieri.

* garantire adeguati compensi per le vittime delle violazioni dei

diritti umani.

* rispettare le sue obbligazioni nei confronti della Convenzione

delle Nazioni Unite sui Diritti del Fanciullo, e garantire ai piu' giovani

la piena protezione della legge, incluso il diritto di essere considerati

innocenti fino a prova contraria, di essere detenuti secondo le

disposizioni di legge e di non essere soggetti a tortura o trattamento

crudele, inumano o degradante.

* applicare la legge e la Convenzione delle Nazioni Unite sui

Diritti del Fanciullo, e provvedere affinche' i piu' giovani siano

detenuti separatamente dagli adulti, non siano sottoposti a lavori

pesanti ne' a condizioni che possano mettere a rischio la loro salute

ed affinche' sia, inoltre, garantito loro il diritto di vedere i propri

genitori e di continuare a studiare.

APPENDICE: DISPOSIZIONI LEGALI PER I MINORENNI

La legislazione cinese definisce minorenni i minori di 18 anni. A

seguire, sono riportate le principali disposizioni della legislazione

cinese sui minori, per quanto riguarda le indagini, i procedimenti

giudiziari e la detenzione [1].

A. L'eta' della responsabilita' penale

La responsabilita' penale aumenta progressivamente con l'eta'; le

pene possono essere mitigate per coloro che hanno un'eta' compresa

fra i 14 ed i 18 anni.

L'art. 14 del Codice Penale della RPC stabilisce: "Una persona che

abbia compiuto i 16 anni e che abbia commesso un reato deve

risponderne penalmente. Una persona che abbia raggiunto l'eta' di 14

ma non di 16 anni e che uccida o ferisca gravemente un'altra

persona, che commetta una rapina o un furto, che provochi un

incendio doloso, o che commetta un reato che sia suscettibile di

minare l'ordine sociale deve risponderne penalmente . Una persona

che abbia raggiunto i 14 anni di eta' ma non i 18, che commetta un

reato deve essere punita in forma minore o la sua pena deve essere

mitigata. Quando una persona non e' punita perche' non ha raggiunto

l'eta' di 16 anni, spetta al suo capofamiglia o al suo tutore sottoporlo

ad un'adeguata disciplina. Se necessario, si puo' fare ricorso al

governo per un'opera di recupero e riabilitazione."

Una direttiva della Corte Popolare Suprema indica che questa

disposizione riguarda reati quali "Contrabbando, vendita, trasporto e

produzione di droga". Tuttavia, la dottrina ha affermato che i minori

la cui eta' sia compresa fra i 14 ed i 16 anni, che siano stati istigati,

costretti o spinti con un imbroglio a prendere parte a tali reati in

genere non ne devono rispondere penalmente ma devono invece

essere trattati in conformita' al Paragrafo 4 o all'art. 14 del Codice

Penale [2].

B. Procedure penali

Il Codice di Procedura Penale [3] cinese comprende disposizioni

speciali sulle procedure per gli interrogatori ed i processi dei minori

accusati di reati penali. L'art. 10 stabilisce: "Nei casi in cui un minore

di anni 18 commetta un crimine, al rappresentante legale

dell'imputato puo' essere richiesto di essere presente al momento

dell'interrogatorio e della sentenza". L'art. 27 afferma: "Nei casi in

cui l'imputato sia sordo, muto o sia minorenne, e non abbia

autorizzato nessuno ad essere il suo difensore, la Corte popolare

designera' un difensore d'ufficio." L'art. 111 dichiara: "I casi

riguardanti reati commessi da persone che abbiano 14 anni o piu', ma

siano comunque minori di 16 anni , non devono essere trattati

pubblicamente; lo stesso dicasi per i casi riguardanti reati commessi

da persone che abbiano 16 anni o piu', ma siano comunque minori di

18 anni."

In Cina esistono tribunali per minorenni, ma sembra trattarsi di

un'istituzione relativamente recente; mancano inoltre rapporti

riguardanti l'attivita' che svolgono. Un articolo apparso sulla stampa

cinese [4] nel 1991 dichiarava che nella provincia di Zhejiang esistono

speciali tribunali per minori sin dal 1988. Secondo tale rapporto, 84

di queste istituzioni erano funzionanti nel 1991 e tutti i tribunali nello

Zhejiang dovevano disporre di una sezione minorile prima della fine

del 1991. Nel 1994, in un altro articolo della stampa cinese si

affermava che, dal momento dell'introduzione della legge sui minori

nel 1992, erano stati istituiti 3.000 tribunali per la difesa dei diritti dei

minori di 16 anni [5].

C. Sanzioni penali

L'art. 14 del Codice Penale raccomanda che le pene inflitte ai

minori di 18 anni siano mitigate. La sanzione penale piu' grave che,

in base alla legge, puo' essere imposta a coloro che abbiano raggiunto

l'eta' di 16 anni e' la pena di morte in sospeso per due anni. L'art. 44

del Codice Penale stabilisce : "La pena di morte non puo' essere

comminata a chi non abbia raggiunto i 18 anni di eta' al momento del

compimento del reato... Chi abbia raggiunto l'eta' di 16 anni, ma non

di 18, puo' essere condannato a morte con due anni di sospensione se

il reato commesso e' particolarmente grave."

D. Alternative alle sanzioni penali

I minori che siano riconosciuti colpevoli di avere infranto la legge

o i regolamenti, o che abbiano commesso dei reati, la cui gravita' non

sia tale da determinare la condanna ad una sanzione penale, o che

non possano essere condannati ad una sanzione penale perche' non

hanno ancora raggiunto i 16 anni di eta', possono essere sottoposti a

varie forme di controllo o a misure di rieducazione o anche alla

detenzione amministrativa.

Possono essere soggetti ad ammonizioni ed ai loro tutori puo'

essere chiesto di controllarli ed educarli. L'art. 9 dei Regolamenti

sulle Sanzioni e l'Amministrazione dell'Ordine Pubblico (cosi' come e'

stato emendato nel maggio 1994), stabilisce: "Quando una persona

che abbia raggiunto i 14 anni ma non i 18 infrange i regolamenti sul

mantenimento dell'ordine pubblico, deve essere sottoposto a pene

mitigate. Una persona che non abbia raggiunto i 14 anni di eta' e che

infranga i regolamenti sull'ordine pubblico e' esentato da sanzioni ma

puo' essere ammonito e sottoposto ad un piu' stretto controllo da

parte dei suoi tutori."

I giovani possono anche essere inseriti in speciali scuole di lavoro-

studio (gongdu xuexiao). Secondo alcuni giuristi, coloro che

frequentano le scuole di lavoro-studio, hanno un'eta' compresa fra i

12 ed i 17 anni ed hanno infranto la legge o commesso reati minori e

non possono essere condannati a sanzioni penali [6]. Queste scuole

dipendono dal Ministero della Pubblica Istruzione in collaborazione

con il Ministero della Pubblica Sicurezza.

I giovani possono altresi' sperimentare il "recupero -riabilitazione"

(shourong jiaoyang), una forma di detenzione amministrativa (vedi

oltre). L'art. 39 della Legge sulla protezione dei Minori , stabilisce: " I

minori che abbiano raggiunto l'eta' di 14 anni , che abbiano

commesso dei reati e che non possano essere condannati a sanzioni

penali perche' non hanno raggiunto l'eta' di 16 anni, devono essere

posti sotto la sorveglianza del proprio capofamiglia o del loro tutore.

Se necessario, il governo puo' provvedere al loro recupero ed alla loro

riabilitazione".

E. Eta' minima per la detenzione

Sebbene la legge permetta ai minori sotto inchiesta di essere posti

sotto la sorveglianza dei propri genitori o tutori, i minori che non

hanno raggiunto l'eta' della responsabilita' penale possono essere

sottoposti a carcerazione preventiva a discrezione della polizia senza

che sia necessario un provvedimento giudiziale. Secondo fonti non

ufficiali, questa pratica e' usata comunemente.

L'eta' minima per la detenzione amministrativa e' 14 anni. L'Atto

del 1954 sulla Riforma attraverso il Lavoro, che, secondo un giurista

cinese era ancora nel 1994 la base del sistema carcerario [7], indica

che i centri di detenzione per giovani criminali dovrebbero ospitare

ragazzi le cui eta' siano comprese fra i 13 ed i 18 anni. L'art. 21

dell'Atto stabilisce: "I centri di educazione per giovani criminali

ospitano ed educano giovani criminali che abbiano raggiunto i 13

anni di eta' e non ancora i 18" [8] . Anche i tredicenni, secondo un

documento ufficiale sulle misure educative per giovani criminali, non

vengono condannati a sanzioni penali [9]. Tuttavia, secondo un altro

giurista, una direttiva pubblicata nel 1982 sembra aver stabilito che

da quel momento l'eta' dei reclusi nei centri minorili di detenzione

sarebbe stata compresa fra i 14 ed i 18 anni [10]. Secondo costui, i

giovani detenuti in questi speciali centri sono condannati a prefissati

termini di carcerazione , ergastolo, pena di morte con due anni di

sospensione o sottoposti a "recupero e riabilitazione".

[1] Secondo Wang Jingrong, , vicepresidente della Corte

Popolare Suprema (citato su China Daily il 24.12.1994), nel 1992

erano detenuti in Cina circa 20.000 minorenni, sia in prigione, sia nei

campi di lavoro. Nel 1993, 32.000 "giovani criminali" sono stati

processati o condannati. Durante i primi mesi del 1994, 27.000

giovani delinquenti (minori di 18 anni) sono stati "puniti"

ufficialmente. Non e' stata specificata la natura del castigo.

[2] Cfr. Corte Popolare Suprema: Un consiglio su come applicare

la legge nei casi di persone la cui eta' sia compresa fra i 14 ed i 16

anni, che abbiano commesso reati quali "il contrabbando, la vendita,

il trasporto e la produzione di droga (Guanyu man shisi yu buman

shiliu sui de ren fan zousi, fanmai, yunshu, zhizao dupin zui

yingdang ruhe shiyong falu wenti de pifu). In Zuigao renmin fayuan

gongbao, 1992, 3 hao.

[3] Il Codice di Procedura Penale della Repubblica popolare

Cinese, 1980, Foreign Language Press, Pechino, 1984.

[4] Shanghai Fazhi Bao (Shanghai Legal News) 26.8.91

[5] China Daily, 18.2.94, pag. 3.

[6] Consiglio di Stato: Parere su come organizzare la scuola di

lavoro-studio, citato in Pareri legali per donne e bambini cinesi

(Zhongguo Funu Ertong Falu Guwen), Zhongguo renkou chubanshe,

1991, pagg. 182-183

[7] Su Xiaoli: Teoria e pratiche del sistema di riforma attraverso il

lavoro in Cina - storia ed attualita' (Zhongguo laodong gaizao zhidu

de lilun yu shijian - lishi yu xianshi). Zhongguo zhengfa daxue, 1994

[8] Atto della Repubblica Popolare Cinese per la riforma

attraverso il lavoro (Zhonghua Renmin Gongheguo Laodong Gaizao

Tiaolie), 1954, in : Laogai Faxue Cidian, Sichuan cishu chunbanshe,

Chengdu 1989.

[9] Ministero di Pubblica Sicurezza, Ministero della Pubblica

Istruzione: Come fornire aiuto adeguato tramite lavoro educativo ai

giovani che commettono crimini minori (Guanyu zuohao you weifa

huo qingwei fanzui xingwei qingshaonian bangzhu jiaoyu gongzuo

de jidian yijian) 21.4.1983 In : Zonghe Zhili Shehui Zhi'an Gongzuo

Shouce, Jilin renmin chubanshe, 1986.

[10] "Dichiarazione di Pubblica Sicurezza sulle Condizioni di

Custodia e Recupero nelle Case di Detenzione per Giovani" (Guanyu

shaonianfan guanjiaosuo shouya shourong fanwei de tongzhi",

Ministero di Pubblica Sicurezza, 28.3.82. Citato in "Zhongguo Funu

Ertong Falu Guwen", Zhongguo renkou chubanshe, 1991, pag. 185.

 
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