di Marco Valsania
Il Sole-24 Ore, 3 agosto 1995, pag.3
Christopher minimizza le accuse di Pechino
New York. Rotta di collisione tra gli Stati Uniti e la Cina. Pechino ha espulso due ufficiali americani dell'Air Force con l'accusa di spionaggio e furto di segreti di Stato: i due, hanno affermato le autorità cinesi, sono stati colti con le mani nel sacco, all'interno di una zona militare di massima sicurezza lungo la costa meridionale del Paese. Washington ha risposto che il viaggio dei militari, gli ufficiali di collegamento Joseph Wei Chan e Dwayna Howard Florenzi, normalmente di stanza all'ambasciata americana di Hong Kong, era stato regolarmente autorizzato da Pechino e di non essere a conoscenza di alcuna violazione.
L'incidente ha messo in rilievo le ricorrenti tensioni tra gli Stati Uniti e l'emergente superpotenza cinese, che oggi hanno subito una nuova, forte impennata. Ma la prima reazione ha anche acceso i riflettori sui tentativi di evitare l'esplosione di una crisi aperta: la casa Bianca, attraverso il suo portavoce Mike McCurry, si è affrettata a precisare che »gli avvenimenti odierni non avranno ripercussioni negative sulle relazioni bilaterali . E Washington non ha immediatamente annunciato neppure espulsioni di rappresaglia.
Anche Pechino, secondo alcuni osservatori, potrebbe voler tenere sotto controllo le polemiche: le sue »spie sono state catturate sabato e subito espulse, con 24 ore per lasciare il Paese. Una rapidità che ha evitato loro una lunga residenza nelle carceri cinesi e un aggravarsi della crisi. Il segretario di Stato americano Warren Christopher, che si è incontrato martedì in Brunei con il suo omologo cinese Qian Qichen, era stato inoltre informato in anticipo dell'espulsione.
I rapporti tra Cina e Stati Uniti sono però oggi nella fase di maggiore difficoltà dalla crisi scoppiata nel 1989 con il massacro di piazza Tien-an-Men. L'amministrazione Clinton è impegnata a risollevare le sorti dell'asse Washington-Pechino: Christopher ha affermato che i colloqui di questi giorni hanno registrato »passi in avanti , e ha suggerito un possibile summit in ottobre tra Bill Clinton e il presidente cinese Jiang Zemin. Un funzionario che ha accompagnato il segretario di Stato ha aggiunto che i rapporti bilaterali stanno »emergendo dal Grande Freddo .
Ma neppure l'incontro di Christopher e Qichen ha sciolto alcuno dei nodi sul tappeto. Washington ha rifiutato di garantire che non rilascerà in futuro altri visti d'ingresso a esponenti del governo di Taiwan. Proprio una visita in America del presidente della Cina nazionalista Lee Teng-hui lo scorso giugno ha aperto le ultime ostilità: Pechino accusa la Casa Bianca di aver cambiato strategia mettendo in discussione l'esistenza di »un'unica Cina .
Washington non ha invece ottenuto la liberazione del dissidente cinese con cittadinanza americana Harry Wu arrestato e detenuto con l'accusa di spionaggio. Qichen ha dichiarato che il destino di Wu, fermato al suo ultimo ritorno in Cina nelle scorse settimane, è nelle mani dell'autorità giudiziaria cinese e che il governo di Pechino non può intervenire.
La casa Bianca appare così prigioniera di un'impasse che solleva violente critiche all'interno degli Stati Uniti. Il Congresso, dominato dalla nuova maggioranza repubblicana, non teme di mettere in difficoltà Clinton in politica estera. E fioccano le critiche: la Cina è sotto accusa per le violazioni dei diritti umani, con una forte risonanza per l'incarcerazione di Wu che più volte aveva testimoniato al Parlamento americano.
Ma sotto tiro è anche la vendita di missili e altre tecnologie militari a paesi come il Pakistan e l'Iran. Il leader repubblicano al Senato Bob Dole ha anche proposto ufficialmente il riconoscimento di Taiwan da parte degli stati Uniti.
Clinton è particolarmente sensibile alle critiche sulla sua politica cinese. Nel corso della campagna elettorale, infatti, aveva promesso di legare la politica commerciale americana al rispetto dei diritti umani. Una netta svolta, però, non tardò: Clinton ha in seguito escluso qualunque connessione, varando la politica di »constructive engagement , confronto costruttivo, con Pechino, assicurando che questa avrebbe favorito la traversata della Cina verso le sponde delle democrazie occidentali. Il disgelo politico, però, è stato accompagnato da rinnovate tensioni economiche: tra i due Paesi sono scoppiati conflitti in successione, dalla protezione dei diritti di proprietà intellettuale americana al crescente deficit commerciale di Washington nei confronti di Pechino. Ogni volta, tuttavia, con l'attenzione a non lasciar degenerare lo scontro.
L'obiettivo della Casa Bianca appare tanto quello di contenere le ambizioni di Pechino in Asia quanto quello di assicurarsi un ruolo sul colossale mercato cinese. Le ultime tensioni aprono però nuove incognite sul futuro della politica statunitense. I portavoce del ministero degli Esteri cinese hanno dichiarato che i militari americani espulsi »sono penetrati di nascosto in diverse aree vietate sulla costa sudorientale e hanno illegalmente acquisito informazioni militari con materiale fotografico e registrazioni . Il fermo dei due ufficiali è avvenuto sabato scorso da parte di soldati di guardia. La costa meridionale cinese si affaccia verso il »nemico storico Taiwan ed è fortemente militarizzata, con frequenti esercitazioni. Qui si è arenata ora la »lunga marcia di avvicinamento tra Washington e Pechino.
I CINESI ESPELLONO DUE »SPIE AMERICANE
di Marco Valsania
Il Sole-24 Ore, 3 agosto 1995, pag.3