Il Sole 24-ore, 18 agosto '95, pag.4.
Pechino. Un'esplosione sotterranea seguita da una scossa del quinto grado della scala Richter ha fatto tremare le coste del lago Lop Nor nello provincia cinese del Xinjiang. Non è stato un terremoto, ma un test nucleare. In questo angolo settentrionale del Paese, il Governo di Pechino ha deciso di proseguire i suoi esperimenti atomici incurante delle proteste sollevate nei mesi scorsi contro gli esperimenti atomici francesi. Proteste che, subito, hanno cambiato rotta; Giappone, Australia, Nuova Zelanda, ma anche Francia e Russia sono solo alcuni dei Paesi che hanno subito reagito alla notizia dell'esplosione, che non rappresenta però una novità per la Cina.
Ogni anno i cinese seguono una meticolosa tabella di sperimentazioni (almeno due) "per la sicurezza del Paese". Nello stesso scenario in cui è avvenuta la deflagrazione di ieri notte il 15 maggio scorso si era svolto il primo test dell'anno. Entro la fine del 1995 potrebbero esserci delle altre esplosioni; per il 1996 ce ne sono in programma tre. Si prepara dunque un periodo di grossi impegni, prima che il Paese abbandoni definitivamente la sperimentazione degli armamenti atomici. Nel dare la notizia dell'esplosione infatti, il portavoce del ministro degli esteri cinese, Chen Jian, ha voluto precisare che il suo Paese »si batte per la completa proibizione e distruzione delle armi nucleari e che aderirà al Trattato sul disarmo in programma per il prossimo anno. Ma fino ad allora Pechino non sembra voler chiudere la lista delle esplosioni atomiche, ben 43 mila dalla prima che avvenne nel 1964. Secondo fonti occidentali il Paese asiatico è, fra le potenze nucleari dichiarate, quello con il più basso numero di
testate a disposizione. E sono sempre gli occidentali a fare le ipotesi sui motivi dei test: la Cina starebbe preparando una piccola bomba nucleare, una mini atomica molto potente nonostante le ridotte dimensioni che potrebbe essere montata su di una nuova generazione di missili con gittata di tremila chilometri.
Gli esperimenti nucleari e la decisione di Pechino di riprendere i lanci di testate nel mare antistante Taiwan, sono segnali che fanno sicuramente paura ai Paesi dell'area. La più grave reazione è venuta dal Giappone, che già dopo le prove nucleari di maggio aveva attuato una ritorsione contro la Cina interrompendo i suoi programmi di aiuti finanziari e che ieri ha ripetuto la minaccia. Il ministro degli esteri giapponese, Yohei Kono, ha però rassicurato l'ambasciatore cinese Xu Dunxin. »I prestiti in yen al governo di Pechino sono una promessa politica e noi non stiamo pensando di modificarli . La Francia ha reagito alla notizia sottolineando la differenza tra i suoi esperimenti e quelli cinesi. »Ricordiamo che i nostri esperimenti sono in numero limitato e che stiamo dando piene spiegazioni circa le conseguenze ambientali ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Yves Doutriaux, il quale ha anche sottolineato che gli scienziati sono ammessi a visitare i luoghi degli esperimenti dopo il loro svolgi
mento.
Ma non solo i pericoli ambientali a preoccupare la comunità internazionale; ad essi si deve aggiungere il timore di una minaccia al processo di disarmo in atto. Secondo il primo ministro australiano, Paul Keating, la decisione cinese indurrà »le nazioni che aspirano ad avere armi atomiche a mettere in dubbio la sincerità delle potenze nucleari per un eventuale disarmo. Anche gli ecologisti di Greenpeace, che proprio tre giorni fa sono stati allontanati da piazza Tienanmen dove volevano protestare contro il nucleare, hanno sottolineato che il test cinese è un »disastro per gli sforzi internazionali a favore di un trattato per la messa al bando degli armamenti nucleari. Sforzi che proprio ora si stanno concretizzando nella conferenza internazionale di Ginevra, alla fine della quale, il prossimo anno, sarà pronto un trattato per la messa al bando degli esperimenti nucleari. A questo trattato hanno dichiarato di voler aderire anche le due potenze ancora impegnate nelle sperimentazioni, Cina e Francia. Proprio q
uest'ultima avrebbe proposto, la settimana scorsa, di introdurre nell'atto finale la clausola zero, che comporta la rinuncia a tutti i test atomici, compresi quelli minori. La richiesta è stata accolta dagli Stati Uniti e ieri anche dalla Gran Bretagna. A questo punto tre delle cinque potenze nucleari sono pronte ad abbandonare per sempre ed in modo totale i test. Mancano all'appello Russia e Cina.
PECHINO EFFETTUA IL SECONDO TEST NUCLEARE DEL '95
Il Sole 24-ore, 18 agosto '95, pag.4.