di Alessandra Farkas
America e Cina/Il braccio di ferro sulla sorte del dissidente (cittadino USA) mette in pericolo la stessa Conferenza delle Nazioni Unite. Pechino mostra il pungo. Incerto il viaggio di Hillary Clinton
Corriere della Sera, 25 agosto 1995, pag.5
New York. Persino il dragone cinese, alla fine, ha dovuto inchinarsi di fronte alla tenacia della first lady. L'attivista americano di origine cinese Harry Wu Hongda, arrestato l'8 luglio e condannato ieri a 15 anni di carcere dal tribunale di Wuhan per »spionaggio , è stato espulso e imbarcato su un aereo diretto a San Francisco.
Nessuno dubita che la fretta di Pechino nel chiudere l'incidente sia da mettere in relazione con le pressioni della moglie del presidente degli Stati Uniti, attesa alla conferenza delle Nazioni Unite sulla donna, ospitata da Pechino a partire dal prossimo 4 settembre. »Deciderò all'ultimissimo momento , aveva precisato questa settimana Hillary Rodham Clinton.
»Non c'è stato alcun patto con i cinesi , si è affrettata a dire ieri sera l'ambasciatrice americana all'Onu Madeleine Albright, negando che ci fosse stato un accordo con i cinesi per cui Wu sarebbe stato processato ed espulso in modo che la signora Clinton potesse, senza mille polemiche, partecipare alla conferenza di Pechino. La Casa Bianca ha precisato che »ci sono numerose altre considerazioni nella decisione se la signora Clinton debba andare o meno a Pechino .
Per placare i polemici, ripetuti appelli dei leader repubblicani al Congresso che le chiedevano di boicottare la conferenza - per non avallare la politica repressiva di Pechino contro i suoi dissidenti, culminata proprio con l'arresto dell'intellettuale cinoamericano Harry Wu - l'Amministrazione Clinton, come al solito, aveva scelto il temporeggiamento.
Wu, dopotutto, in America è ormai una sorta di martire ed eroe nazionale, non solo per la vastissima comunità cinoamericana. Nato 58 anni fa a Pechino, Wu è emigrato negli Stati Uniti nell'85 dopo aver trascorso 19 anni nei campi di lavoro comunisti, per aver criticato apertamente il partito. Da allora, è tornato spesso in Cina, infiltrandosi clandestinamente nelle famigerate carceri cinesi, per denunciare ai media occidentali le loro pratiche disumane. Tra cui lo sfruttamento del lavoro dei prigionieri politici per la fabbricazione di merce da esportazione (una prassi che viola le leggi americane) e la vendita dei loro organi, al mercato nero, dopo esecuzioni sommarie.
Una spina nel fianco di Hillary, questo Wu, che neppure la vacanza tra le Montagne Rocciose sembrava poter cancellare. A rimuoverla ci hanno pensato gli stessi cinesi. Con una decisone a sorpresa, che tradisce la preoccupazione dello stesso governo di Pechino verso il recente deterioramento dei rapporti tra i due Paesi. Definiti da un portavoce cinese »ai minimi storici dall'inizio delle relazioni diplomatiche, nel 1979 . »Harry Wu è stato processato per direttissima - hanno annunciato i cinesi - e condannato a 15 anni di prigione .
La condanna, come tutti s'aspettavano, è stata commutata in una »espulsione immediata . Dietro questo blitz a sorpresa dei cinesi, emerge chiaramente l'ombra della Casa Bianca e della first lady in persona. Che, dalla calma bucolica del loro soggiorno montano tra alci e orsi, hanno mobilitato la complessa macchina diplomatica americana. Onde accelerare un processo che in Cina, in condizioni »normali , avrebbe richiesto mesi, persino anni. »Questo immediato rimpatrio è nel miglior interesse non solo di mio marito ma anche della Cina e degli Stati Uniti , ha commentato dalla California la moglie di Wu, Ching Lee, fino a ieri polemica con l'apparente intenzione di Hillary di »non mollare .
La posta in gioco, per la first lady e il suo consorte, era altissima. La prima non voleva assolutamente rinunciare a cavalcare la crociata che le sta più a cuore, sul palcoscenico del più grande incontro internazionale della storia. Il secondo non poteva permettersi di cedere ai rivali repubblicani al Congresso, che stavano strumentalizzando la polemica per scopi squisitamente preelettorali. L'immediato rilascio di Wu, secondo gli analisti, segna una vittoria diplomatica di cui il presidente ha molto bisogno.
Wu, condannato poi espulso
di Alessandra Farkas
Corriere della Sera, 25 agosto 1995, pag.5