Storie ordinarie...
Intervista di Piero VERNI
a Nawang YANGDON (monaca, 24 anni).
Non ho mai ricevuto una istruzione scolastica. Venivo da un villaggio chiamato Toelungma. Volevo diventare monaca e studiare in un monastero, ma non ottenni il permesso dalle autorità cinesi. In seguito divenni monaca, e passai un po' di tempo a Lhasa. Quello che vedevo ovunque mi rattristava molto. Non c'era libertà di religione, l'esercito cinese era dappertutto. I Tibetani soffrivano ovunque, ogni giorno. Io facevo prostrazioni tre volte di fronte allo Tsuklagkhang e gridavo slogan come ad esempio "Lunga vita a Sua Santità il Dalai Lama", Tibet Libero". Ero sola.
Immediatamente la polizia mi ha arrestato, mi ha legato le mani alla schiena e mi ha picchiato senza pietà. Mi hanno tappato la bocca fino a soffocarmi affermando che questa bocca aveva urlato parole proibite. Mi hanno accusato di essere separatista. Poi mi hanno messo in una grande stanza. Ogni parte del mio corpo e soprattutto le gambe mi dolevano così tanto che non potevo nemmeno alzarmi per camminare, e quindi due guardie femminili cinesi mi trascinarono in questo stanzone. Quindi mi diedero una fotografia di Mao Tse Dong dicendomi: "Mao è molto gentile con te, guarda la sua foto e impara da questo grande uomo". Quando girai la testa dall'altra parte, cominciarono a picchiarmi. Non ero particolarmente impaurita di ricevere queste percosse, perché quando avevo cominciato a gridare 'Tibet libero' mi aspettavo un trattamento violento nelle mani della polizia cinese; ma quel che soprattutto mi ha rattristata e ferita fu quando accusarono Sua Santità il Dalai Lama di essere separatista e usarono nei suoi conf
ronti altre espressioni spregevoli.
I Cinesi sostengono sempre che ci sia libertà religiosa per i tibetani, ma questo non è vero. La loro propaganda principale è: salvaguardia della religione=rivolta separatista. Accusavano persone come me di sostenere azioni separatiste. Io non ho mai compiuto azioni separatiste, ma il Tibet era un paese indipendente: questo è ciò che credo, e io mi attengo alla verità. Il Tibet ha una cultura sua propria e diversa da quella cinese. Se le immagini del nostro maggior Maestro Spirituale non possono essere esposte e onorate nei templi, quale tipo di libertà religiosa abbiamo?
Durante la mia detenzione c'erano con me molte monache e laiche che sono state sottoposte alle stesse torture. A causa delle torture entrai in coma. Quando i miei genitori lo vennero a sapere chiesero immediatamente il mio rilascio per motivi di salute. E riuscirono anche a corrompere alcuni funzionari cinesi, e così riacquistai la libertà. Se pure fisicamente sono una persona libera, non ho libertà di istruzione, non ho libertà religiosa, e così via. I miei genitori continuano ad avere paura per me. Così decisi di fuggire senza dirlo né ai miei genitori né agli altri miei familiari, il 9. mese e il 24. giorno dell'anno tibetano 1993. Durante il viaggio ho patito grandi sofferenze. Ma quando a Dharamsala vidi il Dalai Lama, dimenticai tutte le mie difficoltà, ed ero molto felice di riuscire finalmente a ricevere istruzione sotto la Sua benedizione.