di Ilaria Maria Sala
il manifesto, 5 settembre 1995, pag. 13
Fuori dall'ufficialità le donne combattono a Pechino per la libertà di espressione e a Milano demografi di tutto il mondo prevedono un nuovo crollo delle nascite. Le donne delle organizzazioni non governative insistono nella loro protesta contro le discriminazioni e le limitazioni del diritto di espressione. Molte donne hanno denunciato di essere state controllate, seguite e perfino fotografate per eventuali schedature.
Huairou. »Sfortunatamente le 24 ore menzionate dal Comitato di Facilitazione per valutare la situazione al Forum delle Ong è stata interpretata come un ultimatum , ha fatto sapere per iscritto l'organizzatrice del Forum Sopatra Masdit, rimangiandosi le dichiarazioni del giorno prima. Oltre a non consentire domande, gli aggiornamenti stampa e le interviste a Irene Santiago, direttrice esecutiva del Comitato di Facilitazione del Forum, saranno interrotti per due giorni.
Gli abusi e le molestie toccati all'imprevista delegazione di tibetane in esilio si sono estesi anche ad alcune sostenitrici. Eva Herzor, delegata Ong, è stata aggredita da un gruppo di uomini cinesi che le hanno sottratto la documentazione relativa agli aborti e alle sterilizzazioni forzate in Tibet, cacciandola e spintonandola fino a quando sono intervenute una ventina di altre delegate presenti. »Mi dicevano: non puoi parlare del Tibet, perché sei straniera. E' stata una esperienza dolorosa, ma mi fa riflettere su quali devono essere le condizioni del Tibet. Masdit e santiago mi hanno fatto sapere che si dolevano per l'accaduto ma mi pare di vedere che non sono in grado di farci nulla.
Il Comitato di Facilitazione ha perso il controllo di questo Forum, chi comanda sono solo le forze dell'ordine cinesi. Spero che questo possa attirare l'attenzione sul modo in cui qui, in questo paese, il diritto e le norme internazionali vengono considerate irrilevanti e sistematicamente violate . Mentre Herzor dice queste parole, alla tenda tibetana si susseguono senza sosta decine di uomini cinesi, con le tessere di riconoscimento dovutamente nascoste nella camicia, che scattano fotografie.
Secondo Ree Brody, »dovrebbe esserci un limite, un momento in cui le Nazioni Unite dicono basta, è stato passato il segno . Lo scontento non è solo qui: alla tenda dei gruppi lesbici il controllo è sfinente, i materiali in lingua cinese vengono regolarmente sequestrati, le visitatrici fotografate: »Ci siamo lamentate con l'organizzazione, e visto che non è stata presa alcuna misura per proteggerci abbiamo organizzato un contro-servizio di sicurezza autogestito. La mancanza di rispetto non era accettabile. Speriamo che almeno, leggendo, impariamo qualcosa D'altro canto, questi non sono i soli casi impuniti.
La delegazione iraniana svolge le sue attività sotto lo stretto monitoraggio di membri maschili della delegazione ufficiale. Sabine Missistrano, vice presidente della Federazione internazionale per i diritti umani ha lanciato un appello in questo senso, denunciando l'impossibilità di svolgere discussioni serene al Forum sui paesi islamici.
La relazione fra le due cose è intrigante: a luglio, nella lista di donne non ammesse al Forum, spiccavano le Ong di iraniane in esilio. Le delegate presenti hanno dovuto registrarsi proteggendosi dietro sigle che non includono la parola »Iran , e diluendosi in gruppi diversi. L'esistenza di una speciale relazione fra la Cina e l'Iran è un dato di fatto, più volte confermata da contratti per miliardi di dollari sull'acquisto di armi e missili (l'ultimo a giugno, che ha inorridito gli Usa), che potrebbe sembrare ulteriormente manifesta nella selezione delle donne presenti e nella mancanza di misure che garantiscano la libertà di espressione.
In un certo senso, l'assenza più cospicua al Forum è quella delle donne cinesi, presenti sì ma nascoste sia dai controlli sulle loro attività, che non lasciano nulla da invidiare alle iraniane, sia da un'innegabile diffidenza, comprensibile in un regime totalitario, nei confronti delle altre donne presenti.
Le delegazioni che tengono i diversi seminari sono state scelte fra le meno indipendenti: molte donne che minacciavano un'apertura mentale eccessiva sono state preventivamente inviate in campagna per la durata del Forum, e le rimanenti sanno a cosa attenersi. Malgrado questo, il contatto con modi diversi e, per la Cina, inusuali, di esprimere e discutere le proprie opinioni sembra stare lasciando un'impronta. Le ragazze che sono state reclutate come »volontarie per dare indicazioni ai partecipanti passeggiano curiose per le tende e i seminari, raccogliendo copie dei pamphlet disponibili.
Perfino intorno alla tenda delle tibetane indipendenti il via vai di queste giovani donne tradiva quella perplessità che è il primo segno di un pensiero critico.
LE TIBETANE INSISTONO: »VOGLIONO SCHEDARCI
di Ilaria Maria Sala
il manifesto, 5 settembre 1995, pag. 13