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Conferenza Tibet
Partito Radicale Paolo - 6 settembre 1995
RASSEGNA STAMPA
"IL GOVERNO CINESE SOVRASTA L'ONU"

Intervista a Carmen Leccardi di Paolo Pietrosanti e Marina Sisani

L'Opinione, 6 settembre 1995, pagina 9

Carmen Leccardi, Docente di Sociologia, rivela cosa accade in estremo oriente

"Troppe ingerenze e limitazioni nelle operazioni di accredito dei delegati". "Pechino controlla la Conferenza che dovrebbe essere organizzata e gestita dalle Nazioni Unite. E' una sovrapposizione così forte e ben pianificata che fa certo pensare"

La questione tibetana è divenuta centrale nella Conferenza ONU sulle donne in corso a Pechino. Mentre sta per concludersi la Conferenza delle Organizzazioni Non Governative, e si è appena aperta la conferenza intergovernativa, l'appuntamento di Pechino sta confermandosi quale forte occasione di legittimazione per il governo cinese. Nonostante quanto prima e durante i due eventi organizzati dall'ONU sia avvenuto e stia avvenendo.

Le premesse della Conferenza già annunciavano poco di buono. La Cina ha imposto forti limitazioni all'accredito di rappresentanti di molte organizzazioni non governative operanti nel sistema ONU, e ha poi ulteriormente filtrato le delegate concedendo arbitrariamente i visti di ingresso in Cina, lasciando fuori molte delle donne non gradite - nonostante fossero regolarmente accreditate dall'ONU. Limiti e operazioni quasi incredibili, se si pensa che la Cina è soltanto un paese ospitante di una conferenza delle Nazioni Unite.

Carmen Leccardi è docente di Sociologia presso l'Università della Calabria, ed è a Huairou, la località cinese a 54 Km. di distanza da Pechino dove le NU hanno relegato la parte non governativa della Conferenza.

DOMANDA: Cosa sta avvenendo tra Pechino e Huairou?

RISPOSTA: Comincio dalla fine. Proprio ieri abbiamo assistito ad un episodio che ha visto protagoniste due donne tibetane e l'Ambasciatore australiano in Cina. Ci sono 9 donne tibetane nella conferenza delle Organizzazioni non governative, tutte accreditate come rappresentanti di associazioni europee e nordamericane. Stanno vivendo pressioni e minacce, ostacoli di ogni genere. E ieri è accaduto che di fronte a comportamenti al limite della molestia fisica, in una fase molto concitata della conferenza, l'Ambasciatore sia dovuto intervenire con molta energia dichiarando le due donne sotto la sua personale protezione e scortandole con la sua auto.

D.: Ma chi è che materialmente opera in questo modo?

R.: Alla conferenza, negli spazi e nelle sale della conferenza operano una grande quantità di agenti cinesi in borghese, che si fanno passare per addetti della organizzazione e giornalisti, anche per giornalisti di testate straniere. Sono ovunque, e in quantità elevatissima. E' accaduto che durante la proiezione di un filmato sul Tibet si siano registrati tre black-out elettrici, e che abbiano tentato il sequestro del video. Accade costantemente che le donne tibetane vengano circondate con fare molto minaccioso e impedite nel loro circolare nell'area della Conferenza. E' accaduto che interpreti cinesi abbiano abbandonato il loro lavoro in occasione di interventi di Tibetane.

D.: E le altre donne, le altre partecipanti?

R.: La solidarietà con le donne tibetane è relativamente diffusa, ma è decisa, e si è organizzata. Molte di noi si alternano nella funzione volontaria di guardie del corpo, e molte donne si sono coordinate a creare un meccanismo di tempestiva verifica dell'effettivo rientro nelle rispettive sedi delle donne tibetane. Insomma, la situazione fa pensare a veri e propri pericoli per la stessa incolumità delle delegate tibetane. Naturalmente parlo di donne tibetane che non risiedono in Tibet. Alla conferenza ci sono anche quelle, che però sostengono la politica del Governo cinese.

D.: Scusa, Carmen, ma quella che si svolge lì è una conferenza delle Nazioni Unite...

R.: Il punto è proprio questo, infatti. La Cina ospita la Conferenza, che è organizzata e gestita - dovrebbe esserlo - dall'Organizzazione delle Nazioni Unite. E la sovrapposizione così forte e pianificata della presenza cinese fa certo pensare; almeno.

Qualche giorno fa il Partito Radicale aveva chiesto, per bocca del Segretario Olivier Dupuis, il ritiro dalla Conferenza delle delegazioni dei governi UE. Sarebbe bastato quanto è avvenuto in preparazione della conferenza per mostrare la ragionevolezza di quella richiesta. Oggi i motivi di una tale scelta sono anche più numerosi. La Conferenza di Pechino rischia di divenire una gigantesca operazione di legittimazione di un governo autoritario e sanguinario, di un governo che, oltre a tutto il resto, sta sterminando un popolo, il popolo del Dalai Lama. Legittimazione che sacrifica il destino di un quinto dell'umanità sull'altare dei profitti - più o meno realistici - offerti alle imprese europee e nordamericane dallo sterminato quanto ad oggi ipotetico mercato cinese. Su quell'altare, sull'altare del mercato cinese stanno sacrificandosi il destino dei cittadini cinesi, insieme al futuro delle Nazioni Unite, e alla loro credibilità.

Sia dato dunque onore al Comitato Olimpico Internazionale che per i Giochi del 2000 ha voluto preferire Sidney a Pechino.

 
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