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Sisani Marina - 1 novembre 1995
INCHIESTA: Il boom silenzioso di Pechino. 1

CINA, SPARITI GLI DEI ROSSI IL SOLE SORGE DA OCCIDENTE

di Fernando Mezzetti

La Stampa, domenica 29 ottobre '95, pag. 8

La parola d'ordine del dopo-Deng è »Costruite, arricchitevi e poi trasferite allo Stato . Il tasso di sviluppo (10%) dell'economia è superiore a quelli mitici del Giappone e della Corea del Sud. Scintillanti negozi che offrono vestiti europei hanno sostituito le botteghe con le giubbe alla Mao.

PECHINO. »Tacchi a spillo è stato il best-seller al festival internazionale Tv di Chengdu: 45 puntate della Tv greca di »una storia d'amore e di sesso, di denaro e di intrighi , acquistata al volo, come altri drammoni, dai rappresentanti di duemila stazioni televisive di tutto il Paese, che non sanno come riempire i palinsesti per un miliardo di telespettatori avidi di evasione. Telenovele di tutto il mondo unitevi: quelle sudamericane, con le loro bellone e i loro ricconi oppressi di amanti, sono già lo svago quotidiano nella Cina ex maoista che lavora duramente non per trionfi rivoluzionari ma per arricchirsi.

A fine settembre nella capitale s'è conclusa un'altra storia, di denaro e di intrighi per ora, in attesa che venga fuori il sesso come promette l'annuncio del seguito: l'espulsione per corruzione dal Politburo e dal Comitato centrale di Chen Xitong, tra i maggiori responsabili della Tienanmen nell'89, già destituito mesi fa da sindaco di Pechino. Demolendolo, il plenum del partito afferma che egli »conduceva vita dissoluta e stravagante abusando del potere , stabilendo che l'inchiesta a suo carico prosegua in campo economico e »su altri problemi .

Nel comunicato del plenum, oltre al passaggio dedicato all'ex sindaco, si esaltano i successi raggiunti dall'inizio delle riforme nel '79, e si fissano obiettivi ambiziosi ma da tutti ritenuti realistici per lo sviluppo nei prossimi anni. Sepolta nel documento ufficiale, nascosta ma avvertibile a un'attenta lettura, c'è un'altra fine: quella, appunto dell'ideologia. Non si nominano mai né Mao né marxismo-leninismo. Si parla soltanto di »socialismo dalle caratteristiche cinesi , senza neanche fare il nome di Deng Xiaoping, che ha inventato questa formula per dare dignità teorica al suo antico, scettico pragmatismo.

Il silenzio sugli dei non è che il riconoscimento di ciò che è avvenuto: se ne sono andati. In tanti nel mondo si interrogano su che cosa avverrà quando Deng Xiaoping, 91 anni, uscirà fisicamente di scena. Gli ultimi a porsi la domanda sono i più diretti interessati, i cinesi. La Cina di oggi è già quella del dopo-Deng. E non tanto perché egli si sia ritirato formalmente dal potere dal settembre '89, né perché la terza generazione di leadership, con in testa il capo del partito Jiang Zemin, abbia assicurato continuità dello sviluppo nella stabilità. Ma perché quanto è accaduto dal '78 a oggi, specie dopo la Tienanmen con straordinaria accelerazione dal '92, appare ormai irreversibile. Riconosciuto nel '78 il suo fallimento in termini economici, il regime ha da allora restituito la terra ai contadini, incoraggiato l'iniziativa privata al grido di arricchitevi, aperto le porte al capitale straniero per joint-ventures e per grandi infrastrutture tipo autostrade, centrali elettriche, acquedotti, aeroporti, all'i

nsegna di »Bot , cioè »Built, Operate, Transfer : vale a dire costruite, gestite e dopo un certo numero di anni, recuperato il capitale e relativo profitto, passerete l'opera allo Stato.

In pochi anni la Cina ha subìto una trasformazione epocale, in termini economici e di mentalità della gente e del suo strato dirigente: negli ultimi dieci anni, una media di tasso di crescita dell'economia del 10 per cento, con punte del 13: superiore a quella del Giappone del dopoguerra e della Corea del Sud Anni 80. Rispetto al 1980 il prodotto nazionale lordo quest'anno quasi si quadruplica. Fino a metà anni 80 alimenti e vestiario erano severamente razionati, venduti in botteghe che erano antri del mago. Per vestirsi, oggi i cinesi affollano scintillanti negozi con improbabili nomi italiani, affiancati a negozi italiani veri e propri come Zegna, Ferragamo, Benetton. Per il mangiare hanno solo l'imbarazzo della scelta in base alla saccoccia. Le nauseabonde botteghe di ieri sono diventate lindi e igienici supermercati; se si vuol mangiar fuori, si va da raffinati e costosi ristoranti europei o con cucina delle varie regioni, al fast-food americano, a chilometri di bancarelle in quartieri pullulanti sopratt

utto di notte, sulle quali si celebra tutta l'inventività della cucina nazionale: montagne di spaghetti o riso con carne o verdure dal profumo accattivante, ma anche sublimi raffinatezze, come cataste di scorpioni o cavallette vivi da friggere all'istante. Alle bancarelle si mangia in piedi, con bacchette a perdere, in vaschette individuali in plastica, pure a perdere. Si tracanna birra, nazionale o europea prodotta su licenza. Da nessuna parte come davanti alle bancarelle si tocca con mano una verità statistica: malgrado l'aumento della popolazione, da oltre dieci anni la Cina ha autosufficienza alimentare, per la prima volta da secoli può sfamarsi.

Città e campagne sono trasformate da un boom edilizio trainante per tutto il resto dell'economia, e reso possibile dal fatto che i terreni restano, sì, »proprietà del popolo , ma vengono ceduti in leasing. Fino a pochi anni fa immenso villaggio di tradizionali casette a pianoterra attorno alla Città Proibita o triste periferia con grigi casermoni. Pechino è oggi una sfilza di scintillanti grattacieli. Le sue strade, ieri percorse solo da bici e poche vetture di stato, di notte buie e con fiochissime luci, sono oggi intasate di intenso traffico anche privato, di notte illuminate da gigantesche scritte pubblicitarie al neon. Spazi abitativi pro capite passati nei centri urbani dal '78 a oggi da 3,6 metri quadrati a 8, nelle zone rurali da 8 a 20 metri. Solo nei primi sette mesi di quest'anno, in tutto il Paese, erano in costruzione abitazioni e uffici per oltre 800 milioni di metri quadri.

Contati l'altro giorno, all'aeroporto di Pechino, in attesa del decollo fra Jumbo e altri aerei di grande portata, di diverse compagnie interne e decine di minor portata, pure cinesi, oltre a quelli di compagnie straniere. Nel 1980, volare era privilegio di nomenklaturisti, su vecchi aerei a elica che si può dire navigassero a vista. Oggi le linee cinesi hanno una flotta di 798 aerei, e si preparano a ordinarne altri trecento. Nel 1980 a Pechino non c'erano cabine telefoniche, nessun telefono privato e niente teleselezione, neanche interna: di preciso, 43 telefoni ogni mille persone, ma riferiti a uffici statali e di partito; a fine dell'anno scorso, 39 milioni di abbonati privati nel Paese, di cui due milioni cellulari, e cabine ovunque con telefoni a scheda. La Cina chiusa e misera di ieri, viaggia, comunica, vola. La storia s'è messa a correre.

INCHIESTA: Il boom silenzioso di Pechino. 1

CINA, SPARITI GLI DEI ROSSI IL SOLE SORGE DA OCCIDENTE

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La Stampa, domenica 29 ottobre '95, pag. 8

 
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