di Andrea Nicastro
Corriere della Sera, 13 novembre 1995, pag. 9
Contestato da decine di monaci filo-cinesi il bimbo di sei anni scelto dal Dalai in esilio. Un solenne rito individuerà il "Panchen" reincarnato: il buddismo si spacca.
Un anti-Lama sta per essere eletto. Sarà un bimbo di sei anni, ma con lui uno scisma nel buddismo tibetano dal sapore più politico che religioso appare inevitabile. In un'urna dell'antico Tempio dei Lama, nel centro di Pechino, ci sono da una settimana tre steli. Su ognuno i monaci hanno scritto il nome di un bambino: uno di loro è il futuro Panchen Lama. E' l'ultimo atto di un rito durato sei anni, dalla morte dell'ultimo Panchen. Per l'occasione nell'Hotel Bejing (di proprietà dell'Esercito del Popolo) si sono riuniti in "conclave" 73 importanti monaci del Tibet. Persino il primo ministro cinese, l'ateo e comunista Jiang Zemin, ha parlato con rispetto della cerimonia vecchia di 203 anni: un indovino sceglierà lo stelo, il Budda guiderà la sua mano, e il piccolo prescelto diventerà la decima reincarnazione del Panchen, autorità religiosa per i buddisti tibetani seconda solo al Dalai Lama. Se alcune indiscrezioni sono vere l'annuncio sarà fatto molto presto.
Il problema è che un Panchen Lama c'è già. Vive nel minuscolo monastero di Lari nel Qinghai a 3 mila chilometri da Pechino, molto diverso da quello sfarzoso della capitale. Ha sei anni e si chiama Gedhun Choeki Nyima. Ha superato le cinque prove che secondo la tradizione religiosa permettono di identificare in lui lo spirito reincarnato del Panchen defunto. Anche i tre bambini che aspettano a Pechino hanno superato quelle prove. Nyima però è stato riconosciuto Panchen dal Dalai Lama. Il piccolo che sarà scelto a giorni avrà invece l'imprimatur del governo cinese e dei lama convenuti a Pechino. Lo scisma appare inevitabile. Ne ha già fatto le spese il capo della commissione di ricerca del nuovo Panchen che in settembre è stato destituito su ordine di Pechino.
"Il Dalai Lama - dicono i monaci favorevoli a Pechino - ha rotto una tradizione che dura dal 1793. L'abbiamo sempre tenuto informato durante il periodo di ricerca del reincarnato, poi improvvisamente in maggio, contro ogni collegialità, ha nominato il piccolo Nyima. E' inaccettabile, le regole non si scavalcano così". Diversa la versione dei partigiani del Dalai Lama in esilio in India dal '53 dopo la fallita rivolta contro l'occupazione cinese. "La sesta prova a Pechino è stata imposta dall'imperatore Qianlong nel 1793. Non ha alcun valore religioso. Come non avrà valore l'anti-Lama che i cinesi intendono nominare a Pechino".
La mossa del Dalai e la contromossa di Pechino avranno grandi conseguenze. Il controllo dei maggiori monasteri è in mano cinese, e con molti giovani monaci neppure in grado di leggere i testi sacri la religione è destinata a inaridirsi. Il Dalai Lama ha deciso così di giocare il tutto per tutto sancendo con il nuovo Panchen la nascita di una rete di monasteri parallela a quella ufficiale.