in: Internazionale, 24 novembre '95
fonte: Reuter
Il vertice dell'Apec (Asia Pacific Economic Cooperation, fondata nel 1989 e che riunisce Australia, Brunei, Canada, Cile, Cina, Hong Kong, Indonesia, Giappone, Malesia, Messico, Nuove Zelanda, Papua Nuova Guinea, Filippine, Singapore, Corea del Sud, Taiwan, Thailandia e Stati Uniti) si è concluso con una nota positiva e una nuova credibilità quando la Cina ha sorpreso i suoi partner annunciando la più grande operazione di liberalizzazione dei propri mercati degli ultimi 16 anni.
Dopo giorni di insistenza da parte dei leader dell'Apec perché la loro regione si trasformasse in una zona di libero scambio, la Cina ha annunciato l'intenzione di ridurre del 30 per cento, a partire dal 1996, le tariffe sulle importazioni nel suo mercato di 1,2 miliardi di persone. Il vicepresidente degli Stati Uniti, Al Gore, ha valutato "positivamente" l'iniziativa di Pechino, e anche molti altri leader l'hanno applaudita. Nel corso del summit di Osaka, la Cina, che è stata spesso oggetto di critiche per la sua politica commerciale, ha compiuto un passo fondamentale per entrare a far parte del mondo del libero scambio.
La riduzione delle tariffe e la altre misure adottate costituiscono la più significativa apertura dei mercati cinesi dal 1979, quando il paese ha dato l'avvio a una serie di riforme di tipo capitalistico. Nella dichiarazione congiunta rilasciata alla fine del vertice annuale dei leader dei 18 paesi membri, si legge che il gruppo è entrato nella "fase d'azione", con l'abbattimento delle barriere commerciali nella regione a più rapido sviluppo del mondo. Il primo ministro giapponese Tomiichi Murayama ha dichiarato che non saranno soltanto i paesi membri dell'Apec a godere dei benefici di una maggiore liberalizzazione dei mercati. Nel corso del summit sono stati identificati nove principi su cui si baserà la liberalizzazione dei mercati e 100 passi da fare per includere altre 15 zone commerciali prima del prossimo vertice che si terrà nelle Filippine. (REUTER)