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Conferenza Tibet
Pobbiati Paolo - 30 novembre 1995
Panchen Lama

Il Manifesto - 30 Novembre 1995

Sfida all'ultimo Panchen fra il Tibet e la Cina

Pechino annuncia di aver trovato la "sua" reincarnazione della

seconda autorita' religiosa tibetana. Ed e' scontro aperto con il

Dalai lama

Pechino ha finalmente trovato il "suo" Panchen lama, e un

potenziale scisma e' da ieri in atto nel buddismo tibetano,

perche' ora le incarnazioni della seconda autorita' religiosa

della confessione, sono due. Gia' nel maggio scorso, infatti, il

Dalai lama, massima autorita' religiosa del Tibet in esilio,

aveva proclamato che l'11a incarnazione del Panchen lama, morto

nel 1989, era un bambino di sei anni, Gedhun Chekyi Nyima, nato

nei pressi di Lhasa. Pechino aveva reagito subito con violenza,

disconoscendo la scelta con il pretesto che mancava una prova

decisiva (nonche' l'approvazione finale dell'autorita' politica

cinese) e che veniva cosi' meno una prassi seguita dal 1792

secondo gli ordini dell'allora imperatore cinese Qianlong. In tal

modo, secondo Pechino, il Dalai si opponeva all'autorita' della

Cina sul Tibet.

A meta' novembre, su ordine del Partito comunista, oltre 100

monaci erano stati praticamente sequestrati in un albergo di

Pechino per selezionare un "comitato di ricerca" che

identificasse il nuovo Panchen in una lista di tre nomi fornita

dai vertici cinesi.

Una complicata procedura, in cui si mescolano rituali antichi e

prove cui sottoporre i giovanissimi candidati, era stata allora

messa in atto. Solo ieri, tuttavia, il responso e' arrivato. Il

prescelto e' anch'egli un bambino di sei anni, Gyaincain Nyima,

che proviene dallo stesso sperduto villaggio dell'altro

giovanissimo Panchen lama. Ha superato, afferma Pechino, tutte le

prove regolamentari, inclusa quella dell'urna d'oro, tenutasi nel

monastero di Jhokang a Lhasa il 25 di questo mese, e alla quale

era presente anche Luo Gan, segretario generale del governo e

fedelissimo di Li Peng.

Con la scelta di Pechino, si fa ancora piu' aperto uno scontro

gia' aspro, che di qui a breve avra' presumibilmente notevoli

conseguenze sui gia' tormentati rapporti tra il governo centrale

cinese e il Tibet. A eccezione di due monaci, i vertici del

monastero di Tashi Lhunpo, sede le Panchen lama, sono stati

rimpiazzati da Pechino e 48 monaci sono stati arrestati. Uno di

loro si sarebbe ucciso, secondo quanto affermato da un portavoce

del Dalai lama. Il giovane Panchen scelto dal Dalai Lama, nel

frattempo, e' scomparso, e si dice che sia agli arresti con tutta

la sua famiglia. Ma a Lhasa le sue foto, vendute sotto banco,

vanno a ruba, anche se chi ne viene trovato in possesso rischia

la prigione. Da maggio a oggi, il governo cinese si e' scagliato

con violenza contro il Dalai Lama spiegando, con una serie di

articoli sul Quotidiano del Tibet, controllato da Pechino, e

sugli altri giornali nazionali la "perfidia" e le attivita'

separatiste del Dalai.

I fedeli della massima autorita' religiosa tibetana, da parte

loro, gia' sostengono che il nuovo Panchen non ha superato in

modo chiaro le prime cinque prove religiose, fissate nel

diciassettesimo secolo dalla quinta reincarnazione del Dalai

lama, quella che decise di istituire l'autorita', unicamente

religiosa, del Panchen (il "dotto", reincarnazione del Budda

della luce infinita). Dal 1949, anno dell'invasione del Tibet da

parte della Cina, la nomina del Panchen era stata avocata a se'

dall'autorita' di Pechino ma, nonostante la tensione nei

rapporti, non si era mai assistito a uno scontro cosi' aspro.

Per Pechino i termini della questione sono chiari. Il nuovo

Panchen deve rispettare quattro condizioni: essere patriottico

(cioe' non dividere il Tibet dalla Cina), obbedire al governo

centrale, seguire le tradizioni storiche e, in ultimo, rispettare

le convenzioni religiose.

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