da: Internazionale - 6 Dicembre 1995
Rivolta a Shenzhen
di ILARIA MARIA SALA
NEL BLACK OUT di informazioni sulla Cina, da Hong Kong i pochi
giornali tuttora indipendenti mandano notizie inquietanti:
domenica, violenti scontri a Longgang, presso Shenzhen,
principale "zona economica speciale" ("Sez") del sud della Cina,
fra lavoratori immigrati e forze dell'ordine, si sono conclusi
con due morti, piu' di 60 feriti e un villaggio tuttora
presidiato da soldati con le mitragliatrici spianate.
Un banale incidente
L'Eastern Express di ieri, l'unico quotidiano che attende il 1997
sfidando apertamente il regime cinese con una copertura capillare
e accurata degli eventi nella Repubblica popolare, ricostruisce
cosi' i fatti, basandosi su informazioni confermate dalla polizia
di Shenzhen: un motociclista locale ha attraversato l'autostrada
in costruzione che dovra' unire il sud del Guandong, rompendo le
barriere di protezione erette dai lavoratori, immigrati dalle
regioni interne dello Yunnan e del Hubei, scatenando cosi' le
loro ire. Il motociclista, bloccato e aggredito, ha subito
chiamato la polizia con il suo cellulare. Si presentano piu' di
50 poliziotti, che minacciano uno dei lavoratori, puntandogli la
pistola alla tempia. La tensione sale. Arrivano rinforzi da
entrambe le parti: piu' di 500 lavoratori dell'autostrada si
riversano sul luogo degli scontri, e nella rissa un poliziotto
viene ammazzato di botte. I lavoratori si dirigono poi
all'assalto della sezione locale del Partito Comunista, dove sono
raggiunti dalla polizia anti sommossa, che apre il fuoco sui
dimostranti.
Quella di domenica e' la piu' recente, e la piu' violenta
protesta che sia stata documentata negli ultimi anni nel sud
della Cina, dove per altro le tensioni sociali stanno ormai
esplodendo oltre i livelli di guardia. Questa regionee' la stessa
da cui, periodicamente, provengono le terribili notizie di decine
di operaie bruciate vive in fabbriche di giocattoli o di
abbigliamento, nelle quali nemmeno le piu' elementari misure di
sicurezza vengono osservate. Il passaggio da un'economia di tipo
socialista al capitalismo piu' sfrenato ha portato vantaggi
ineguali, con pesanti differenze fra una regione e l'altra, vaste
sacche di esplosione e discriminazioni sempre piu' forti da parte
di chi, arricchitosi, si sente in diritto di umiliare chi suda
per asfaltare un'autostrada. E' meglio ancora se chi lavora
proviene da regioni povere, che non hanno beneficiato delle
facilitazioni previste per le "Sez". Storie note, non certo
unicamente cinesi, ma che ancora una volta vengono appesantite
dalle dimensioni estreme che simili tensioni assumono in questo
paese. Perche' il "problema immigrati", che in Cina e' un
fenomeno interno, sta assumendo caratteristiche sempre piu'
grottesche e sempre piu' violente.
100 milioni di migranti
L'insofferenza e la frustrazione si scontrano a colpi di pala e
bastone, per essere affrontate da mitraglie, ruspe, e decreti
legge, provvedimenti legali che sanciscono, giorno dopo giorno,
in maniera ineluttabile, che il "nuovo corso" non accogliera'
tutti, e che mille nuove muraglie terranno i poveri lontani dai
ricchi. Le condizioni dei lavoratori che si trovano a migrare, da
un cantiere edile ad un altro, da 15 ore al giorno nelle
fabbriche di vestiti alle percosse dei nuovi borghesi di citta'
che assumono domestiche e "ragazze alla pari", sono storie
tristi, degradanti, e gestite cinicamente. E' la storia dei 100
milioni di persone che formano quella "popolazione fluttuante",
vero focolaio di instabilita' sociale nei confronti del quale il
regime non ha ancora trovato alcuna soluzione.
In tutte le grandi citta', con la fretta dei nuovi ricchi,
vengono abbattute case vecchie e strade piccole, per creare
grattacieli e sopraelevate, onde ristrutturare il paesaggio
urbano lungo un immaginario tratto dai film americani. Il lavoro
e' assegnato a quei "fluttuanti" che fuggono dalle campagne
sopraffollate, spesso senza documenti ne' nome parte della nuova
umanita' clandestina creata dalla politica di un solo figlio per
famiglia, non denunciati all'anagrafe per evitare multe e
punizioni. Senza esistenza ufficiale e senza diritti, vivono sul
ciglio della strada che costruiscono, dormendo in capanne di
lamiere, oppure nei nuovi "villaggi" che sorgono come funghi
intorno alle periferie delle grandi citta', a cui ora rispondono
le ruspe comunali, nel tentativo di diminuire il flusso
immigratorio.
La Cina procede spedita su due strade: da una parte i grandi
alberghi e palazzi, assediati intorno da una terzomondizzazione
sempre piu' evidente. Dalle campagne arriva quotidianamente carne
fresca per la prostituzione, manovali e uomini disponibili a
tutto pur di campare. Da Canton a Pechino, intorno alle stazioni
ferroviarie, la tensione e' evidente, migliaia di persone
bivaccano aspettando un nuovo cantiere, o una nuova fabbrica di
vestiti priva di uscite di sicurezza.
*- Amira V1.5 REG (Amiga) -* one world, one operating system