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Conferenza Tibet
Pobbiati Paolo - 10 dicembre 1995
RS Cina

da: Internazionale - 6 Dicembre 1995

Rivolta a Shenzhen

di ILARIA MARIA SALA

NEL BLACK OUT di informazioni sulla Cina, da Hong Kong i pochi

giornali tuttora indipendenti mandano notizie inquietanti:

domenica, violenti scontri a Longgang, presso Shenzhen,

principale "zona economica speciale" ("Sez") del sud della Cina,

fra lavoratori immigrati e forze dell'ordine, si sono conclusi

con due morti, piu' di 60 feriti e un villaggio tuttora

presidiato da soldati con le mitragliatrici spianate.

Un banale incidente

L'Eastern Express di ieri, l'unico quotidiano che attende il 1997

sfidando apertamente il regime cinese con una copertura capillare

e accurata degli eventi nella Repubblica popolare, ricostruisce

cosi' i fatti, basandosi su informazioni confermate dalla polizia

di Shenzhen: un motociclista locale ha attraversato l'autostrada

in costruzione che dovra' unire il sud del Guandong, rompendo le

barriere di protezione erette dai lavoratori, immigrati dalle

regioni interne dello Yunnan e del Hubei, scatenando cosi' le

loro ire. Il motociclista, bloccato e aggredito, ha subito

chiamato la polizia con il suo cellulare. Si presentano piu' di

50 poliziotti, che minacciano uno dei lavoratori, puntandogli la

pistola alla tempia. La tensione sale. Arrivano rinforzi da

entrambe le parti: piu' di 500 lavoratori dell'autostrada si

riversano sul luogo degli scontri, e nella rissa un poliziotto

viene ammazzato di botte. I lavoratori si dirigono poi

all'assalto della sezione locale del Partito Comunista, dove sono

raggiunti dalla polizia anti sommossa, che apre il fuoco sui

dimostranti.

Quella di domenica e' la piu' recente, e la piu' violenta

protesta che sia stata documentata negli ultimi anni nel sud

della Cina, dove per altro le tensioni sociali stanno ormai

esplodendo oltre i livelli di guardia. Questa regionee' la stessa

da cui, periodicamente, provengono le terribili notizie di decine

di operaie bruciate vive in fabbriche di giocattoli o di

abbigliamento, nelle quali nemmeno le piu' elementari misure di

sicurezza vengono osservate. Il passaggio da un'economia di tipo

socialista al capitalismo piu' sfrenato ha portato vantaggi

ineguali, con pesanti differenze fra una regione e l'altra, vaste

sacche di esplosione e discriminazioni sempre piu' forti da parte

di chi, arricchitosi, si sente in diritto di umiliare chi suda

per asfaltare un'autostrada. E' meglio ancora se chi lavora

proviene da regioni povere, che non hanno beneficiato delle

facilitazioni previste per le "Sez". Storie note, non certo

unicamente cinesi, ma che ancora una volta vengono appesantite

dalle dimensioni estreme che simili tensioni assumono in questo

paese. Perche' il "problema immigrati", che in Cina e' un

fenomeno interno, sta assumendo caratteristiche sempre piu'

grottesche e sempre piu' violente.

100 milioni di migranti

L'insofferenza e la frustrazione si scontrano a colpi di pala e

bastone, per essere affrontate da mitraglie, ruspe, e decreti

legge, provvedimenti legali che sanciscono, giorno dopo giorno,

in maniera ineluttabile, che il "nuovo corso" non accogliera'

tutti, e che mille nuove muraglie terranno i poveri lontani dai

ricchi. Le condizioni dei lavoratori che si trovano a migrare, da

un cantiere edile ad un altro, da 15 ore al giorno nelle

fabbriche di vestiti alle percosse dei nuovi borghesi di citta'

che assumono domestiche e "ragazze alla pari", sono storie

tristi, degradanti, e gestite cinicamente. E' la storia dei 100

milioni di persone che formano quella "popolazione fluttuante",

vero focolaio di instabilita' sociale nei confronti del quale il

regime non ha ancora trovato alcuna soluzione.

In tutte le grandi citta', con la fretta dei nuovi ricchi,

vengono abbattute case vecchie e strade piccole, per creare

grattacieli e sopraelevate, onde ristrutturare il paesaggio

urbano lungo un immaginario tratto dai film americani. Il lavoro

e' assegnato a quei "fluttuanti" che fuggono dalle campagne

sopraffollate, spesso senza documenti ne' nome parte della nuova

umanita' clandestina creata dalla politica di un solo figlio per

famiglia, non denunciati all'anagrafe per evitare multe e

punizioni. Senza esistenza ufficiale e senza diritti, vivono sul

ciglio della strada che costruiscono, dormendo in capanne di

lamiere, oppure nei nuovi "villaggi" che sorgono come funghi

intorno alle periferie delle grandi citta', a cui ora rispondono

le ruspe comunali, nel tentativo di diminuire il flusso

immigratorio.

La Cina procede spedita su due strade: da una parte i grandi

alberghi e palazzi, assediati intorno da una terzomondizzazione

sempre piu' evidente. Dalle campagne arriva quotidianamente carne

fresca per la prostituzione, manovali e uomini disponibili a

tutto pur di campare. Da Canton a Pechino, intorno alle stazioni

ferroviarie, la tensione e' evidente, migliaia di persone

bivaccano aspettando un nuovo cantiere, o una nuova fabbrica di

vestiti priva di uscite di sicurezza.

*- Amira V1.5 REG (Amiga) -* one world, one operating system

 
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