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Partito Radicale Roma - 12 aprile 1996
LI PENG A PARIGI: FISCHI, SILENZI E AFFARI

di Tullio Giannotti

La Stampa, 12 aprile '96, pag. 8

Il premier »in ritardo al ricevimento per evitare un brindisi con cenno ai diritti umani. Firmati contratti per 3mila miliardi. Cortei: vattene macellaio di Tienanmen.

Parigi. Abito blu, cravatta con motivi floreali e fazzoletto da taschino ben intonato, il primo ministro cinese Li Peng è comodamente seduto nella poltrona dall'alto schienale in fondo all'ampio salone con soffitto a cassettoni dell'Hotel de Marigny, ad un passo dagli Champs-Elysées. La crema dell'industria e della finanza francese gli rende omaggio, con la deferenza e la disponibilità dovute a chi governa un quinto degli abitanti del pianeta, un mercato dalle potenzialità incommensurabili. Fuori, nelle strade e nelle piazze di Parigi, da quando - martedì - è cominciata la visita di Li Peng , il benvenuto ha un sapore del tutto diverso. Manifestazioni contro »il macellaio di Tienanmen , decine di organizzazioni che hanno creato addirittura un »Comitato Li Peng, non dimentichiamo Tienanmen , iniziative a raffica contro la presenza dell'ospite, con la richiesta al governo francese di condizionare i contratti ad adeguate rassicurazioni di Pechino sul rispetto dei diritti umani. Ma, questo, finora, è stato un di

alogo fra sordi.

Lo »shopping di Li Peng a Parigi ammonta finora ad una decina di miliardi di franchi, oltre 3 mila miliardi di lire, il totale di una fattura per l'acquisto di 30 Airbus e tre A340. Ma molti altri contratti sono stati avviati, soprattutto nel settore aeronautico, dove sono state gettate le basi per la costruzione di un nuovo aereo da 100 posti con l'Ai(r), il consorzio italo-franco-britannico di Alenia, Aérospatiale e British Aerospace. I principali industriali di gas, elettricità, auto, grano, vetro, molte banche, sono in fila per accaparrarsi una fetta dell'enorme mercato cinese. Ieri a pranzo dal presidente Chirac all'Eliseo (fra le pietanze servita, manzo rigorosamente francese), accanto a Li Peng c'erano i ministri degli Esteri, dell'Industria, dell'Economia, dell'Agricoltura e del Commercio Estero. Chirac ha parlato di diritti umani, auspicando l'avvio di »un dialogo che la Francia concepisce come costruttivo, aperto e franco . Li Peng, stavolta almeno, non si è potuto sottrarre, ma l'allocuzione era

strettamente riservata agli invitati, tutti esponenti dei due governi o industriali interessati. La sera prima - avvertito dell'intenzione del primo ministro Alain Juppé di rivolgergli durante il brindisi augurale frasi riguardanti i diritti umani - Li Peng aveva fatto ricorso ad un espediente che ha provocato un incidente diplomatico di non poco conto: ha semplicemente »fatto tardi per motivi tecnici, tanto da non poter essere presente e costringere Juppé all'annullamento del brindisi.

Non pochi, a Parigi, gli osservatori che hanno pensato ad un incidente »pilotato , che consentisse cioè a Parigi di mostrarsi sufficientemente paladina dei diritti umani davanti all'opinione pubblica e a Pechino di non precipitare in gravi imbarazzi. Chiuso l'incidente, se n'è subito riaperto - ieri - un altro. Oggetto del nuovo malinteso, un elenco di venti dissidenti incarcerati in Cina, che il ministro degli Esteri Hervé de Charette afferma di aver trasmesso al suo collega ministro cinese Qian Qichen, su espressa richiesta di Chirac. Il portavoce della delegazione cinese, Chen Guofen, ha in tutta tranquillità smentito il ministro de Charette, sostenendo che »l'elenco non è stato mai consegnato . Sullo sfondo, le manifestazioni - erano migliaia l'altra sera al Trocadero a gridare slogan contro »Li Peng l'assassino - e le prese di posizione dei partiti e dei sindacati di quasi tutti i colori politici, dalla »preoccupazione per la repressione dell'Internazionale socialista, al comunicato »Juppé-Giuda e i 3

0 denari emesso da Le Pen. Fra i numerosi episodi, un aereo di Greenpeace che ha sorvolato l'Arco di Trionfo per chiedere la fine dei test nucleari cinesi.

LI PENG A PARIGI: FISCHI, SILENZI E AFFARI

di Tullio Giannotti

La Stampa, 12 aprile '96, pag. 8

 
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