EDITORIALE
Il 10 marzo 1996 un enorme corteo di oltre ottomila persone giunte da ogni angolo d'Europa ha sfilato per le vie di Bruxelles manifestando la propria militante solidarietß per il popolo tibetano. Donne e uomini di ogni etß, ceto sociale, appartenenza politica, provenienza culturale si sono raccolte davanti alla sede dell'ambasciata cinese. Da qui poi partita, guidata dal Presidente del Parlamento tibetano in esilio Samdog Rinpoche, una imponente manifestazione che si conclusa davanti alla sede del Parlamento Europeo con gli interventi dello stesso Samdog Rinpoche, di leaders politici e di rappresentanti dei Tibet Support Groups europei e delle comunitß tibetane in Europa.
Questa incredibile mobilitazione, nata da una proposta che l'Associazione Italia-Tibet aveva fatto direttamente al Dalai Lama l'estate scorsa, ha confermato come sia possibile dar vita a un vero e proprio movimento di massa sulla tragedia del Tibet. Tutti coloro che hanno sfilato, in un mare di bandiere tibetane, per le vie di Bruxelles sono la prova evidente di quanti amici abbia oggi, in Europa e nel mondo, il popolo del Paese delle Nevi. E l'entusiastica presenza di oltre seicento tibetani giunti da ogni angolo d'Europa ha ulteriormente dimostrato, ove ce ne fosse stato bisogno, che nessun tibetano dimentica, che nessun tibetano rinuncia a lottare per la propria libertß e per il proprio sacrosanto diritto all'autodeterminazione.
Con la grande marcia del 10 marzo 1996 abbiamo voluto ricordare con forza al governo della Repubblica Popolare Cinese, alle classi dirigenti delle nazioni europee, e all'intera comunitß internazionale che esiste una questione tibetana che deve essere urgentemente posta sull'agenda della politica mondiale. Tutti coloro che partecipavano alla dimostrazione, tibetani e non, rappresentavano idealmente l'aspirazione di oltre sei milioni di abitanti del Tetto del Mondo per un Tibet libero, democratico e indipendente. Le migliaia e migliaia di persone che sfilavano, lo facevano a nome di sei milioni di tibetani che nella loro stessa Patria non possono esprimersi perch sono loro negati anche i pi· elementari diritti umani. Con questa manifestazione si quindi cercato di dare voce a un popolo che non pu parlare, se non a prezzo di indicibili sofferenze e torture. Con questa manifestazione si voluto dire a quanti vivono in Tibet che non sono soli, che a migliaia di chilometri dal Paese delle Nevi ci sono persone
che considerano la lotta del popolo tibetano come la loro lotta... che considerano le aspirazioni del popolo tibetano come le loro aspirazioni... che considerano le sofferenze del popolo tibetano come le loro stesse sofferenze. Il 10 marzo 1996 nelle strade della capitale d'Europa hanno marciato dunque anche quei sei milioni di tibetani che non vogliono, non possono e non devono essere dimenticati.
L'interminabile corteo di Bruxelles a voluto dire al mondo che l'occupazione illegale del Tibet da parte della Repubblica Popolare Cinese e oltre 40 anni di dominazione coloniale hanno determinato una situazione drammatica per l'intero popolo tibetano e la sua civiltß che, oggi, corrono il rischio di una definitiva scomparsa. Se nei prossimi anni in Tibet non avverranno significativi cambiamenti politici, la fine di questo secolo potrebbe vedere la morte della nobile e antica cultura cultura del Paese delle Nevi cosø come la fine del secolo scorso vide la fine della civiltß dei Nativi d'America. E' quindi urgente che l'opinione pubblica internazionale e i governi delle nazioni democratiche si mobilitino per non lasciare solo il popolo tibetano in questo che, come sovente ha ricordato il Dalai Lama, il peggior momento della sua intera storia.
Inoltre, con questa mobilitazione, abbiamo voluto dire con chiarezza che aiutare il Tibet non significa solo esprimere una doverosa solidarietß verso un popolo oppresso e violentato ma vuol dire anche comprendere che le posizioni del Dalai Lama hanno una loro validitß universale che riguarda tutti noi. Infatti quando il leader spirituale e politico del Tibet parla di resistenza nonviolenta, di rispetto per i diritti umani, di consapevolezza ecologica... quando esorta la sua gente a mantenere viva la memoria delle proprie radici culturali senza per mai rifiutare l'apertura verso il mondo contemporaneo... quando esprime una autentica politica del dialogo e dell'incontro... ebbene questi sono i motivi per cui possiamo ritrovarci tutti, tibetani e non, nelle ragioni e nelle speranze del Dalai Lama. Oggi pi· che mai nessuno dovrebbe dimenticare, nemmeno per un istante, che l'ereditß del Tibet appartiene non solo alle donne e agli uomini del Tetto del Mondo ma anche ad ognuno di noi. La liberazione del Tibet sar
ß anche la nostra liberazione.
N E W S
PECHINO IMPONE IL SUO PANCHEN LAMA
Pechino, 29 novembre 1995. Sfidando la sensibilitß e il sentimento religioso di tutti i tibetani, Pechino ha imposto un "suo" Panchen Lama in alternativa all reincarnazione scelta dal Dalai Lama. Alcune decine di lama tibetani, convocati nella capitale cinese sotto la minaccia di gravissime ritorsioni nel caso avessero rifiutato, sono stati obbligati a scegliere un bambino di sei anni, Gyaincain Norbu, come nuova incarnazione del Panchen Lama scomparso nel 1989. Gyaincain Norbu, figlio di una coppia di militanti del Partito Comunista, nato nella contea di Lhari situata nella prefettura tibetana di Nagu.
AGLI ARRESTI IL PANCHEN LAMA
Dharamsala, 29 novembre 1995. Il Dalai Lama ha ribadito che la scelta e il riconoscimento del Panchen Lama un evento che appartiene solamente alla sfera religiosa e non dovrebbe avere alcuna implicazione politica. Ribadendo la sua scelta a favore del piccolo Gedhun Choekyi Nyima, il leader tibetano ha rinnovato le sue preoccupazioni per la sorte del bambino e dei suoi genitori che secondo fonti attendibili sarebbero stati arrestati nei mesi scorsi.
IL SENATO AUSTRALIANO SUL PANCHEN LAMA
Canberra, 30 novembre 1995. Il senato australiano ha approvato una risoluzione che condanna la Cina per le pesanti violazioni dei diritti religiosi del popolo tibetano attuate da Pechino con l'imposizione di un suo Panchen Lama e per aver contestato le autonome scelte effettuate in materia dal Dalai Lama.
IL SENATO USA SU WEI JINSENG E IL PANCHEN LAMA
Washington, 12 dicembre 1995. Il senato statunitense ha approvato una risoluzione in cui si condanno duramente il nuovo arresto del dissidente cinese Wei Jinseng e chiede anche a pechino di accettare la scelta del Dalai Lama riguardo alla nuova reincarnazione del Panchen Lama.
IL PARLAMENTO EUROPEO CONDANNA ANCORA LA CINA
Bruxelles, 14 dicembre 1995. Il Parlamento Europeo ha nuovamente approvato un documento di condanna della politica cinese in Tibet. In una risoluzione votata a larghissima maggioranza si definisce la decisione del governo di Pechino di imporre un suo Panchen Lama una indebita interferenza nelle scelte religiose del popolo tibetano e si chiede alla Cina di accettare le decisioni in materia del Dalai Lama.
NUOVE PRESSIONI POLITICHE SUL TIBET
Dharamsala, 9 gennaio 1996. Il governo tibetano in esilio ha denunciato nuovi casi di repressione politica in Tibet. Secondo diverse fonti i casi di repressione politica starebbero moltiplicandosi all'interno del territorio tibetano dove la protesta contro l'occupante cinese continua a crescere. Anche un giovane monaco di soli 17 anni, Lobsang Gyatso, si trova da oltre un anno in carcere in attesa di processo.
STUDENTI PER IL TIBET NEGLI USA
New York, 10 gennaio 1996. Da alcuni mesi attivo negli Stati Uniti un gruppo studentesco, Students for Tibet, che si batte per i diritti del popolo tibetano. Questa organizzazione estremamente attiva nelle scuole superiori e in alcuni dei principali campus universitari nordamericani.
AMNESTY INTERNATIONAL SUL PANCHEN LAMA
Londra, 19 gennaio 1996. Amensty International ha preso ufficialmente posizione sulla questione del Panchen Lama denunciando la scomparsa del bambino riconosciuto dal Dalai Lama e della sua famiglia. Amnesty denuncia inoltre la detenzione dell'abate del monastero di Tashilumpo (sede storica dei Panchen Lama) e di oltre cinquanta monaci dello stesso monastero.
ARRESTATO UN MAESTRO DI MUSICA IN TIBET
Dharamsala, 7 febbraio 1996. Ngawang Choephel, un giovane maestro di musica tibetano, stato arrestato in Tibet dalle autoritß cinesi sotto l'accusa di attivitß indipendentiste. Choephel, un rifugiato tibetano che vive nei campi profughi dell'India meridionale, si era recato in Tibet per trovare alcuni membri della sua famiglia ed stato arrestato nella cittß di Shigatse nel luglio dello scorso anno. Motivo dell'arresto, alcune fotografie scattate da Choephel.
IL DALAI LAMA PROIBITO IN TIBET ANCHE IN FOTOGRAFIA
Lhasa, 17 febbraio 1996. Le autoritß d'occupazione cinesi in Tibet hanno proibito ogni genere di fotografie del Dalai Lama. Qualsiasi foto del leader tibetano deve essere rimossa dagli altari sia dei monasteri sia delle abitazioni private.
PRIGIONIERI POLITICI TIBETANI RIESCONO A FUGGIRE
Lhasa, 21 febbraio 1996. Almeno dieci prigionieri politici tibetani sono riusciti a fuggire da un camion dell'esercito cinese durante un trasferimento. Dopo aver gettato della polvere di peperoncino negli occhi dell'autista e dopo un duro scontro con la scorta militare i tibetani, tra cui anche quattro giovani monaci, sono riusciti a far perdere le loro tracce.
MILITANTI PER LA DEMOCRAZIA MONGOLI CHIEDONO LIBERTß PER LA MONGOLIA INTERNA, IL TIBET E ALTRI TERRITORI OCCUPATI DALLA CINA POPOLARE
Ulan Bator, 28 febbraio 1996. Alcuni gruppi democratici mongoli hanno chiesto libertß per i territori mongoli occupati dalla Cina Popolare, la cosidetta Mongolia interna", il Tibet, e i territori del Xinjiang abitati da popolazioni non cinesi. In un documento reso noto nella capitale mongola si afferma tra l'altro, "Chiediamo aiuto e appoggio per i popoli della Mongolia Interna, del Tibet e del Xinjiang che lottano per l'indipendenza e la libertß".
IL DIPARTIMENTO DI STATO USA CONDANNA LA CINA
Washington, 6 marzo 1996. Il Dipartimento di Stato nordamericano ha reso noto un documento in cui si condanna la Cina per le continue violazioni dei diritti umani del popolo tibetano. Il documento, molto chiaro e dettagliato, stato accolto con favore dal governo tibetano in esilio e da gruppi internazionali di sostegno al Tibet.
GRANDE MANIFESTAZIONE EUROPEA PER IL TIBET
Bruxelles, 10 marzo 1996. Oltre ottomila persone giunte da tutta Europa hanno manifestato nella capitale europea per la libertß e l'indipendenza del Tibet. I partecipanti, tra i quali numerosissimi erano i tibetani, si sono raccolti davanti all'ambasciata cinese e, dopo aver scandito slogans contro l'occupazione del Tibet, hanno dato vita a un imponente corteo che ha raggiunto nel primo pomeriggio il Parlamento Europeo davanti al quali si sono tenuti alcuni discorsi che hanno concluso la riuscitissima dimostrazione. Durante una sosta di fronte al palazzo della Commissione Europea si unita al corteo la commissaria Emma Bonino. La cantante Ivana Spagna ha concluso la manifestazione cantando la sua splendida canzone "10 marzo 1959".
IL 10 MARZO CELEBRATO IN TUTTO IL MONDO
Il 10 marzo non stato ricordato solo a Bruxelles ma in moltissime altre localitß in tutto il mondo. In Europa, quanti non erano potuti andare a Bruxelles hanno dato vita a presidi e piccole dimostrazioni di fronte alle ambasciate cinesi delle principali capitali europee. Negli Stati Uniti si sono tenute moltissime dimostrazioni, le pi· importanti a Washington e a New York. Anche in Canada, Australia e Nuova Zelanda si sono tenute affollate manifestazioni. In India i profughi tibetani hanno dimostrato in numerose cittß e a Nuova Delhi la Tibetan Youth Congress ha anche organizzato uno sciopero della fame a cui hanno partecipato pi· di quattrocento giovani tibetani.
LA CINA POPOLARE MINACCIA LE LIBERE ELEZIONI DI TAIWAN
Taipei, 26 marzo 1996. La Cina Popolare, in un grossolano tentativo di intimidire gli elettori di Taiwan, ha dato vita a minacciose manovre militari a pochi chilometri dalla costa dell'isola nelle settimane precedenti l'elezione del presidente della Repubblica di Taiwan. Questo gravissimo atto intimidatorio, non sufficientemente stigmatizzato dalla comunitß internazionale, non ha per ottenuto lo scopo che si era prefisso. Infatti ha grandissima maggioranza (54%) stato confermato presidente il candidato Lee-Teng-hui che Pechino aveva insultato in ogni modo possibile e l'altro grande avversario della Cina Popolare, l' indipendentista Peng Ming-min ha ottenuto il 22%, nonostante Pechino avesse apertamento minacciato l'invasione di Taiwan nel caso di una vittoria di Peng. Quanto avvenuto a taiwan in occasione delle prime elezioni democratiche dell'isola ha mostrato ancora una volta quanto ottusa sia la classe dirigente della Cina comunista.
ATTIVITA' DELL'ASSOCIAZIONE ITALIA - TIBET
REGGIO EMILIA: il 15 febbraio, presso la sala conferenze dell'Hotel Europa di Reggio, la Casa del Tibet - Italia, in collaborazione con la nostra Associazione, ha organizzato una conferenza stampa di Piero Verni sul tema, "Libertß per il Tibet, democrazia per la Cina". Erano presenti numerosi esponenti del mondo politico e culturale reggiano tra ci quali il senatore Alessandro carri, il responsabile regionale del PDS Pietro Spagni e il dott. Fabio Filippi sindaco di Vezzano sul Crostolo. Nel corso della serata stato proiettato il video Il Mio Tibet, realizzato da Piero Verni e Karma Chukey e prodotto dalla parlamentare europea Adelaide Aglietta.
LECCO: il 15 febbraio presso la sala conferenze dell'Unione Industriali di Lecco il nostro segretario nazionale Carment Leccardi ha tenuto una conferenza sul tema, "Tibet: la lotta per la libertß sul Tetto del Mondo". Nel corso della serata, che ha visto la partecipazione di oltre duecento persone, il fotografo Stefano Pensotti ha mostrato le immagini di un suo viaggio in Ladak ed stato proiettato il video Il Mio Tibet. L'incontro stato organizzato, in collaborazione con la nostra Associazione, dal Laboratorio di Cultura Internazionale "Les Cultures" di Lecco.
RIMINI: il 20 febbraio, su iniziativa dell'Associazione Italia-Tibet e in collaborazione con Musei Comunali Rimini stato proiettato il video Il Mio Tibet. Alla presentazione del filmato, oltre a un folto pubblico, erano presenti numerosi giornalisti e diverse televisioni locali.
VENEZIA: il pomeriggio del 5 marzo, su iniziativa del prof. Antonio Attisani e dei soci veneziani della nostra Associazione, nell' Auditorium S. Margherita dell'Universitß Ca' Foscari stato proiettato il video Il Mio Tibet. Al termine della proiezione Piero Verni ha dialogato a lungo con i numerosi studenti intervenuti.
BOLZANO: il 14 marzo si tenuto, organizzato dalla Provincia Autonoma di Bolzano con l'aiuto e la consulenza del consigliere della nostra Associazione Gunther Cologna, un importante seminario sul tema "Il Dalai Lama e le sue riforme politiche" che ha visto la presenza di un attento e numerosissimo pubblico. Al seminario ha partecipato, oltre alla dott.ssa Elisabeth Spergser e allo stesso Gunther Cologna, Ani Sakya Rinpoche, consulente legale del Governo tibetano in esilio venuto per l'occasione da Dharamsala.
IL MIO TIBET
(un nuovo video sul Tibet)
Il Mio Tibet un film sulla situazione sociale e politica del Tibet occupato dalla Cina Popolare all'inizio degli anni '50. Attraverso una rigorosa ricostruzione degli avvenimenti storici e sulla base di numerose testimonianze contemporanee questo documentario offre un quadro esauriente e chiaro della tragedia del Tibet e del suo popolo. Per la prima volta, grazie all'impegno e al lavoro di Karma Chukey, una giovane donna tibetana ha la possibilitß di parlare al mondo in prima persona e senza filtri dei problemi e dei drammi della sua gente e del suo Paese... dal degrado ecologico alla repressione poliziesca, dalla violenza contro le donne alla distruzione del patrimonio architettonico. Questo film documenta un vero e proprio genocidio che la Cina Popolare sta tentando di portare a termine contro l'intera civiltß tibetana ed uno strumento indispensabile per comprendere la realtß del Tibet odierno e della sua civiltß gravemente minacciata.
Il Mio Tibet contiene rare immagini d'archivio; interviste al Dalai Lama; interviste a esponenti del governo tibetano in esilio; interviste a prigionieri politici fuggiti dal Tibet; documenti inediti del dominio coloniale cinese; filmati della polizia cinese sulle manifestazioni di Lhasa; immagini amatoriali girate clandestinamente da turisti in Tibet; la vita dei profughi tibetani in India.
Il Mio Tibet, un film di Piero Verni & Karma Chukey.
Filmato e diretto da Piero Verni; scritto e narrato da Karma Chukey; montaggio: Daniela Pizzi; assistenza tecnica: Claudio Cardelli; prodotto da Adeliade Aglietta; distribuzione: Chiara Luce Edizioni; ú. 25.000; durata: 42'.
Offerta speciale per gli iscritti all'Associazione Italia-Tibet, ú. 15.000, + spese di spedizione