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Conferenza Tibet
Verni Piero - 26 giugno 1996
C O M U N I C A T O

La Repubblica Popolare Cinese ha reagito scompostamente ad una risoluzione del Parlamento di Bonn in cui si condannavano le violazioni dei diritti umani in Tibet, cancellando la visita in Cina del ministro degli esteri tedesco Klaus Kinkel ed accusando la Germania di indebite ed inaccettibili ingerenze negli affari interni cinesi. Nonostante la risoluzione approvata dal Bundestag fosse estremamente moderata, limitandosi a parlare delle violazioni dei diritti umani in Tibet senza fare alcun cenno al diritto all'autodeterminazione del popolo tibetano, Pechino ha risposto con la solita durezza e arroganza, dimostrando ancora una volta quale sia il concetto di democrazia e di reciproca dialettica tra governi e nazioni del governo cinese. E non è servito a mitigare la furibonda reazione di Pechino nemmeno il fatto che per anni il governo tedesco abbia avuto un atteggiamento estremamente conciliante nei confronti della Cina Popolare tenendo accuratamente fuori la questione tibetana e la situazione dei diritti uma

ni in Cina dalle relazioni politiche e commerciali con il governo cinese. Il risultato di questo atteggiamento è stato invece quello di dare la sensazione a Pechino che l'unico metro di giudizio possibile per Bonn fosse quello dei meri interessi economici.

La furibonda reazione di Pechino alla libera espressione delle idee e dei sentimenti del Parlamento tedesco è un duro monito inviato a tutti i Parlamenti e a tutti i governi liberamente eletti a non occuparsi della drammatica condizione del Tibet e dei diritti umani in Cina e pensare invece unicamente agli affari e ai commerci. L' Associazione Italia-Tibet considera, ovviamente, questo un diktat inaccettabile e offensivo per qualsiasi Parlamento o governo democratico. Chiediamo quindi ai membri del Parlamento italiano e ai rappresentanti italiani eletti al Parlamento Europeo di protestare con forza contro il tentativo della Repubblica Popolare Cinese di negare la libertà di espressione, e quindi di critica, di parlamentari e Parlamenti. Riteniamo che sarebbe estremamente importante accogliere l'appello che il vicepresidente del Bundestag, Burkart Hirsch, ha lanciato in questi giorni ai parlamenti occidentali di seguire l'esempio tedesco e di condannare la politica cinese riguardo al Tibet.

Oggi, quando la repressione in Tibet ha raggiunto livelli inauditi che non si ricordavano più dai giorni terribili della Rivoluzione Culturale, non lasciare isolato il Bundestag di fronte alla protervia del governo di Pechino è il modo più diretto di far sentire a milioni di donne e uomini tibetani che non sono soli nella drammatica lotta per ottenere il rispetto di quei diritti umani fondamentali che sono loro negati da oltre 40 anni di occupazione cinese.

ASSOCIAZIONE ITALIA - TIBET

 
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