leggo solo ora, di ritorno a Milano, le tue note di alcuni giorni or sono relative al comunicato dell'Associazione Italia-Tibet riguardo le minacce e le ritorsioni cinesi alla risoluzione del Bundestag.Francamente, dopo aver riflettuto su quanto tu scrivi a proposito della risoluzione del parlamento tedesco, quella mozione continua ad apparirmi estremamente moderata (che non č un crimine nč una parolaccia). Come tu ricorderai benissimo sia il Congresso USA nel 1991 sia il Parlemento Europeo il 13 luglio 1995, avevano approvato risoluzioni molto chiare in cui si definiva il Tibet una "nazione illegalmente occupata" e si chiedevano al governo cinese tutta una serie di cose tra cui anche l'apertura di negoziati con il Dalai Lama. Quest'ultima richiesta č stata rivolta ai governanti cinesi in differenti occasioni da parlamenti e da leaders politici (tra i primi, all'inizio degli anni '90 l'allora ministro degli esteri olandese) e, francamente, mi sembra il minimo che si possa domandare riguardo al Tibet ad un regime come quello di Pechino. Ovviamente ben venga anche il minimo... ma dopo le prese di posizione nordamericane e del Parlamento Europeo credo che in ogni documento e/o risoluzione sul Tibet si dovrebb
e sempre ricordare che si sta parlando di un Paese sotto occupazione illegale dal 1950. Comunque, lo ripeto ancora una volta, il termine "moderato" che ho usato nell'intervista a Radio Radicale e che compare nel documento di Italia-Tibet non ha nessuna valenza oltraggiosa ma vuole solamente mettere in evidenza che la furibonda reazione cinese non poteva certo spiegarsi con una presa di posizione particolarmente "radicale" dei parlamentari tedeschi. Anzi...
Per il resto, auguri di buon lavoro e cerchiamo di impegnarci tuti per far passare al Parlamento italiano una risoluzione sul Tibet. Magari piů simile a quella di Strasburgo che non a quella di Bonn.