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Conferenza Tibet
Manfredi Giulio - 10 luglio 1996
CINA E PENA DI MORTE: SEGNALAZIONI VARIE
(1)

Dal Corriere della Sera dell' 8 luglio 96, titolo: 2Pechino, orgia di esecuzioni" (di Renato Ferraro):

"Mille fucilazioni nel primo mese e mezzo: con questo punteggio <> ha avuto inizio la caccia ai criminali lanciata il 28 aprile dal governo di Pechino. <> ... La prima campagna era stata decisa nel 1983 da Deng Xiaoping in persona, dopo che banditi avevano attaccato il convoglio d'auto che lo accompagnava da Pechino alla stazione balneare di Beidahe. L'operazione si ra conclusa ufficialmente con tremila condanne a morte, ma Amnesty International aveva valutato ad almeno diecimila le vittime. Sempre secondo Amnesty, fra l'83 e l'89 sarebbero state eseguite, con un colpo di revolver alla nuca, trentamila condanne, una cifra in linea con le medie stimate da altri osservatori stranieri: 3-4 mila esecuzioni negli anni <>, 6-10 mila in coincidenza con le campagne, al'incirca biennali.

La Cina detiene il record delle condanne a morte. Con una popolazione pari al 22% dell'umanità nel 1992 ha svolto il 63% delle esecuzioni capitali registrate da Amnesty nel mondo intero. E' anche il paese dove il più alto numeri di reati, una sessantina, può comportare la massima pena. Viene messo a morte non solo chi uccide, rapina, violenta, spaccia droga, rapisce donne e bambini, ma pure chi ruba beni dello stato, fa contrabbando, vende materiale pornografico, froda il fisco ... Il codice di procedura penale, che offriva deboli garanzie agli imputati ha subito un'ampia e positiva revisione all'inizio di quest'anno, e i ministri della giustizia di continuo ricordano alla polizia il divieto di estrarre confessioni con la tortura. <calità deve produrre un numero di condanne a morte >>."

 
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