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Conferenza Tibet
Partito Radicale Marina - 6 novembre 1996
CROAZIA/INTERVISTA ESCLUSIVA AL DALAI LAMA

TUTTI GLI UOMINI SONO NOSTRI FRATELLI, ED I CINESI ANCORA DI PIU'

"Slobodna Dalmacija", quotidiano, Spalato, 5 novembre 1996

di Robert Bajrusi e Sasa Paparella

IL DALAI LAMA, GUIDA SPIRITUALE E TEMPORALE TIBETANA

PER NOI TIBETANI TUTTI GLI UOMINI DI QUESTO PIANETA SONO FRATELLI, ED I CINESI SONO ANCORA PIU' VICINI A NOI PERCHE' SIAMO "VICINI" E QUASI PER DUEMILA ANNI MANTENIAMO I CONTATTI CON LORO, A VOLTE OTTIMI, A VOLTE NO, MA IN LINEA DI PRINCIPIO NOI NON SIAMO AVVERSARI DEI CINESE, MA STIMIAMO LA LORO CIVILTA' E CULTURA. IL MIO ATTEGGIAMENTO E' CHE NEI CONFRONTI DELLA CINA BISOGNA SOSTENERE UNA VIA DI MEZZO - CHE LA DIFESA E LA POLITICA ESTERA RIMANGANO NELLE COMPETENZE DELLA PECHINO UFFICIALE, MENTRE L'EDUCAZIONE, L'INSEGNAMENTO RELIGIOSO, IL COMMERCIO E SIMILI DEVONO ESSERE LASCIATI AI TIBETANI.

E' la principale figura del buddismo tibetano, ma anche il sovrano temporale del Tibet, il Dalai Lama (traduzione: "oceano di saggezza"), vincitore del Premio Nobel per la Pace 1989. Il suo titolo risale al 15-esimo secolo, e l'attuale Dalai Lama, di nome Tenzin Gyatso, e' la 14-esima reincarnazione di Cernezi, "Budda vivo che aveva rinunciato al nirvana per aiutare l'umanita". Verso la meta' del 1959, dopo l'insucesso dell'insurrezione armata in cui persero vita decine di migliaia di tibetani, l'allora 24-enne Dalai Lama, vestito da semplice soldato, su uno jak, tipico bovino tibetano, fuggi' in India assieme a 100.000 tibetani e d'allora, sempre viaggiando tra varie metropoli, lotta per maggiori diritti dei suoi connazionali. Nonostante l'autorita' spirituale e l'accoglienza amichevole in tutto il mondo, il Dalai Lama e' consapevole che non s'impegna per una indipendenza assoluta del Tibet, ma per una via di mezzo. Si accontenterebbe anche di una autonomia reale, a differenza di quella attuale, alle autori

ta' centrali di Pechino e' disposto affidare la difesa e gli affari esteri, a condizione che al Tibet vengano restituite le parti annette alle quattro confinanti province cinesi...

Il Dalai Lama ci ha accolto nell'appartamento dell' Hotel Forum di Budapest, vestito, nonostante le temperature basse, nella sua tradizionale tunica arancione. Nella capitale ungherese ha partecipato a varie assemblee, sempre accompagnato da buddisti europei ma anche da numerosi guardia del corpo. Anche se dalla salute rovinata, per cui anche il termine concordato per l'intervista, e' stato rimandato piu' volte, il Dalai Lama, sempre sorridendo, ha espresso volentieri, per la prima volta i propri pensieri al pubblico croato.

- Sua Santita', quali sono, secondo Lei, le ragioni, perche i paesi occidentali oggi prestano sempre maggiore attenzione alla causa tibetana a differenza di prima? Mentre una volta per i vostri problemi erano interessati sono alcuni gruppi che si impegnano per la difesa dei diritti umani, oggi numerosi stati condizionano i propri rapporti con la Cina portando all'ordine del giorno la questione della difesa del Tibet e della sua popolazione?

* Soprattutto per il fatto che la questione dei diritti umani oggi suscita interesse ovunque nel mondo e quindi in un tale contesto va osservato il nuovo impegno della comunita' internazionale quando si tratta del Tibet. Questo e' stato particolarmente evidente dall'inizio degli anni ottanta, quando agli stranieri e' stata data la possibilita' di visitare il Tibet, che aiuta molti di loro nel capire la situazione e di esprimere pubblicamente la questione della difesa dei diritti umani nel nostro paese. Cio' aveva destato anche vari interessi come il tentativo di fermare la devastazione della natura in Tibet, o la violazione dei diritti umani, fino alla distruzione della nostra cultura e della nostra eredita' religiosa.

GENOCIDIO IN TIBET

- Qual'e' il problema piu' grave del Tibet odierno?

* Prima di tutto il genocidio istituzionale, ma anche extraistituzionale, culturale del Tibet. Come sapete, noi buddisti crediamo che rafforzando le capacita' spirituali, possiamo aiutare lo sviluppo sociale, ma nelle attuali condizioni la nostra cultura sta morendo e quindi la sopravvivenza del buddismo e dei nostri valori tradizionali per tutti noi e' una questione primaria. Non sono meno importanti le dimensioni della distruzione ambientale, soprattutto la deforestazione non controllata e lo sfruttamento delle richezze minerali.

Secondo le fonti cinesi, in Tibet esistono 167 vari tipi di minerali, lo sfruttamento non controllato dei quali e' causa di grossi danni sul piano ecologico. So che in questa situazione ad alcuni questo puo' sembrare strano, ma non dimentichiamo che il ricupero della natura devastata e' un processo molto lungo e quindi questo problema va trattato con grande cautela. Dal Tibet nascono tutti i grandi fiumi asiatici che continuano a scorrere nel Pakistan, in India e Cina e nel caso di cambiamenti drammatici nel nostro ambiente naturale cio' avra' conseguenze sulle condizioni di vita di oltre un migliardo di persone in queste regioni.

- Conducete i negoziati con le autorita' cinesi?

* Negli ultimi settant'anni facciamo di tutto per ottenere una soluzione pacifica e di compromesso, ma i cinesi tutto questo tempo rifiutano i negoziati. Il mio atteggiamento e' che bisogna sostenere una via di mezzo indicata nella dichiarazione di Deng Xiaoping del 1979 che comprendeva il diritto del Tibet alla autonomia, ma questo fu l'ultimo passo positivo nei rapporti reciproci, dopodiche' le cose sono tornate all'inizio. Nonostante cio' continuo ad essere pronto a qualsiasi segnale positivo da parte del governo cinese ad iniziare con i miei collaboratori i negoziati senza precondizioni.

- Questa via di mezzo consiste nell'autonomia entro la Cina e non la piena indipendenza del Tibet?

* Esatto, che la difesa e la politica estera rimangano nelle competenze di Pechino, mentre le questioni come l'educazione, l'insegnamento religioso, il commercio e simili devono essere lasciati ai tibetani.

- Un decennio fa si menzionava l' indipendenza assoluta, mentre oggi accettate l'autonomia. Perche' avete rinunciato alle richieste massimaliste?

* Penso che la mia attuale posizione sia diventata dominante ancora negli anni settanta. E' vero che noi ed i cinesi siamo due popoli, ci differenziamo per la lingua che parliamo, per la cultura, storia ed e' capibile che la maggioranza dei tibetani chieda l'indipendenza. Tuttavia, ritengo personalmente che il tempo cambia le cose - l'eredita' nazionale non e' la cosa piu' importante, e credo che i rapporti con un paese forte e grande possano aiutare la prosperita' economica del Tibet.

- Cosa dicono i cinesi ai tentativi di un riscaldamento dei rapporti che arrivano da parte Sua?

* Continuano a denunciarmi perche'richiedo l'indipendenza e gia' da diciasette anni rifiutano tutti gli inviti costruttivi per un dialogo. Mi nominano altrettanto "spiritualista", che nella loro visione e' del tutto negativo.

LO SGUARDO VERSO LA CINA

- Lei pensa che la situazione del Suo popolo migliorera' dopo la morte dell'ancora piu' importante politico cinese Deng Xiaoping?

* L'atteggiamento del governo cinese negli anni ottanta ci dava speranza, ma gia' dopo alcuni anni si sono visti cambiamenti preoccupanti nel loro comporatamento. In base a cio' sono piuttosto convinto nel proseguimento del loro attuale trend politico che nelle liberalizzazioni drastiche, almeno quando si tratta del futuro piu' vicino. La Cina e' davvero in una fase di cambiamento, i suoi uomini sono veramente assai cambiati negli ultimi vent' anni, ma non dimentichiamo che si tratta dello stesso governo, lo stesso sistema unilaterale e il partito comunista al governo. Tuttavia, la consapevolezza che esistono gruppi significativi nella societa' cinese, desta in me ottimismo, soprattutto i circoli intelettuali che ci sostengono e si impegnano per la collaborazione.

- Come vedete la prognosi che annuncia che la scomparsa del comunismo condurra' alla desintegrazione della Cina in alcuni pesi piu' piccoli?

* Le prognosi sono sempre difficili anche se nei paesi grandi come la Cina e' possibile. Personalmente preferisco i cambiamenti, ma nel modo in cui viene evitato il caos ed un collasso perche' vi esiste il pericolo dello spargimento di sangue, che sarebbe una tregedia per tutti.

- Accettereste una situazione per il Tibet come quella che la Cina ha deciso per il Hong Kong in base alla definizione "uno stato-due sistemi"?

* Aspetterei il momento in cui si vedra' il vero status del Hong Kong, ma l'idea originale di uno stato con due sistemi politici in linea di principio potrebbe essere accettabile per il Tibet.

- Nonostante il fatto che il regime cinese dal 1950 fino ad oggi sia responsabile per la morte di piu' di un milione di tibetani, Lei continua nei suoi interventi a nominare i cinesi come fratelli.

* Certo che sono nostri fratelli e sorelle come tutti gli uomini che vivono su questo pianeta, ed i cinesi sono a noi ancora piu' vicini perche' siamo vicini. Quasi per 2000 anni manteniamo i contatti con loro, a volte ottimi a volte no, ma in sostanza non siamo avversari dei cinesi, bensi' apprezziamo la loro civilta' e la loro cultura.

IL PRIGIONIERO DI SETTE ANNI

- Nonostante il sostegno che ricevete dalla comunita' internazionale ed alcuni stati come la USA e la Germania, e' chiaro che per la forza della Cina tutti evitano i conflitti con questo paese per la causa tibetana. Come riuscite a rimanere ottimista in una situazione del genere continuando a credere nel raggiungimento dei vostri obbiettivi?

* Come avevo detto prima, la situazione in Cina sta cambiando, e dovete sapere che lo spirito tibetano e' estremamente forte. Le generazioni cambiano, ma esso continua ad essere forte, presso le generazioni nuove e' ancora piu' forte che presso gli anziani, e cio' aiutera' anche il cambiamento della situazione attuale nel tempo.

- Dopo il Suo rientro in Tibet, prima o poi, sara' ristabilito il regime teocratico o siete pronti ad accettare le esperienze delle democrazie plurpartitiche occidentali?

* Esiste una decisione molto chiara sul sistema parlamentare. Uno dei nostri obbiettivi principali e' la democratizzazione della societa' tibetana, che afferma anche il fatto che dal 1962, in India lavora il parlamento in esilio che sei anni fa aveva approvato un articolo sulla necessita' dello sviluppo democratico. Nello stesso anno avevo preso la decisione che nel futuro, quando ritorneremo in Tibet, dobbiamo avere un governo eletto democraticamente a cui affidero' le mie competenze politiche.

- Avete informazioni su dove si trova il Panchen Lama rapito?

* No, solo che non si trova nel luogo dove si dovrebbe trovare. Questo bambino di sette anni e' il piu' giovane prigioniero politico del mondo e l'unica traccia che abbiamo e' la recente conferma di un diplomatico cinese a Ginevra che il bambino si trova attualmente in Cina. Purtroppo, non sappiamo niente di piu'.

LA DIFFUSIONE DEL BUDDISMO

- Come guida della comunita' buddista, che conta oltre 400 mila credenti, come valuta il maggiore interesse degli americani ed europei per la vostra religione?

* Ritengo che sia meglio conservare la propria religione tradizionale. E' chiaro che tra gli occidentali esistono quelli che si interessano alle religioni ed alle filosofie orientali come anche in Tibet, da quattro secoli, esiste una comunita' mussulmana. Alcune persone in America ed in Europa sicuramente passeranno al buddismo perche' credono sia la loro via. Questo oggi infatti succede in America nonche' in Europa dove cresce l'interesse per il buddismo, ma ritengo sia necessario che la maggioranza delle persone rimanga fedele alle proprie religioni.

 
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