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Conferenza Tibet
Manfredi Giulio - 20 febbraio 1997
Sulla morte di Deng Xiaoping e sugli scenari futuri segnalo per la solita profondità ed accuratezza la pagina del "Sole 24Ore" di oggi.
Scrive il sinologo Piero Siniatti:

"...non va certo dimenticato che Deng condivide pur sempre con Mao e gli altri padri fondatori l'enorme responsabilità di aver creato un sistema che ha riprodotto gli orrori del comunismo leni-staliiniano, non riducibili alla sola tragedia, da lui voluta, di piazza Tienanmen, come molti credono oggi all'Ovest. Anche la Cina ha conosciuto, oltre al criminale sperimentalismopolitico-economico di Mao, il Gulag come terreno di repressione di massa, di rapporti schiavisti in economia, con in più unapeculiare, inaudita rieducazione psico-mentale. Il Gulag esistetuttorae si chiama "laogai", parola meno nota dell'equivalente russo: lo descrive in una terribile testimonianz, dapoco pubblicata in Usa e Francia, un ex prigioniero ora esule, Harry Wu...l'eredità di Deng ha non poche ombre. Egli se n'è andato senza essere riuscito a consolidare le<> che propose e impose nel 1980-81...alla strategia di modrnizzazione, positiva ma incompiuta in economia, non è corrisposta alcuna politica nuova in tem

a di istituzioni, diritti umani ecivili, compresi queli, ferocemente conculcati, delle minoranze etncihe, dal Tibet al Xinjiang musulmano e turchesco. Forse, in unpaese didemografia e storia abnormi era impossibile, in tre lustri, fare di più; o forse, fuoridell'economia, DEng è rimasto il comunista delle origini.".

Seguono poi articoli di Alesandro Corneli, Gudo Busetto e Thierry de Montbrialil quale fa previsioni un po'troppo rosee:

"...la Cina è formata da un impero interno che comprende le province abitate dagli Han, e da un impero estrno costituito essenzialmente dal Tibet, lo Xinjiang - 16 milioni di abitanti, per due terzi musulmani - e la Mongolia interna. All'impero interno la storia suggerisce di restare unito, poichè nessuno aspira al ritorno dei signori della guerra. Nel futuro, l'indipendenza del Tibet non è inconcepibile. Quanto allo Xinjiang e alla Mongolia interna sonointegrati nell'econmia cinese e non hanno alleati sul piano internazionale.....

...Perchè dovremmo avere paura della Cina? Nonha mai aggredito l'Europa nè l'Occidente. Dovremmo criticarla se vuole risollevare la testa dopo l'umiliante sconfitta che le abbiamo inflitto con la guerra dell'oppio (quando si dice "la prospettiva storica", ndr)? Dobbiamo sicuramente difendere i valori cui siamolegati ma dobbiamo anche evitare un proselitismo idelogico dal sapore neocoloniale. I cinesi non hanno bisogno delle nostre lezioni per fare il loro apprendistato nella democrazia. Ilprsidente Clinton, del resto, l'ha capito bene, e per il suo secondo mandato sembra aver fatto propria una nuova politca cinese che mette l'accento sulla necessità diun "dialogo strategico" con Pechino e sulla cooperazione tra i due Paesi, lasciando dietro le quinte la questione dei diritti umani.

L'Europa dovrà trarne le conseguenze. E dovrà anche dare le giuste dimensioni al timore della concrrenza economica dell'Impero dimezzo. Come tutti i Paesi davvero in viadi sviluppo, la cina raprresenta un enorme mercato per iprodotti occidnetali e molto presto vedrà affrmarsi una domanda sociale che contribuirà a ristabilire l'equilibrio".

 
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