Genève, le 9 mars 1997
Cari amici,
ci sono delle occasioni in cui ci si sente fieri di appartenere a un movimento politico organizzato che si batte per le cause della difesa del diritto, dei diritti umani e della giustizia nel mondo. Ecco, oggi è una di quelle occasioni. Sono fiero e contento di essere qui con tanti, con migliaia di cittadini, di uomini e donne, di tutta Europa, e forse di tutto il mondo, con tanti e tanti Tibetani, di fronte a questo palazzo delle Nazioni Unite per dire basta all'occupazione cinese nel Tibet, per dire Tibet libero, Tibet vivo.
E' un momento di grande soddisfazione anche essere parte di questo partito radicale transnazionale, che ha fatto tanto per questa occasione, perché questo anniversario del 10 marzo sia momento di lotta, momento di lotta politica nonviolenta, civile, ma momento di mobilitazione perché le coscienze si sveglino e perché in questi palazzi la politica cambi.
L'anno scorso ci siamo ritrovati in tantissimi davanti alle sedi del Parlamento europeo e della Commissione europea, e mesi dopo abbiamo avuto la grande soddisfazione, con James Moorhouse con Olivier Dupuis e con tanti amici del Tibet di accogliere a ottobre il Dalai Lama a Strasburgo, per la prima volta ricevuto ufficialmente dal Presidente della Commissione europea e dal Presidente del Parlamento europeo. Sono tappe importanti per un popolo che lotta per la sua sopravvivenza, per la sua vita, per la sua civiltà; ma che deve poter contare sulle forze militanti di tanti amici che il popolo tibetano ha, e che devono incarnare la politica per far cambiare la posizione dei loro governi, dei loro parlamenti. E' quello che cerchiamo umilmente noi del partito radicale, ma tanti altri che sono oggi qui con voi Tibetani per andar insieme sulla strada che avete che vogliamo insieme per un Tibet vivo e democratico.
Oggi, e chiudo, on est ici devant le palais des Nations Unies à Gènève, comme on a été l'année dernière devant le Palais de la Communauté européenne, pour dire à ces messieurs qui se réuniront demain, à la Commission des Droits de l'Homme à Genève, pour dire: n'ayez pas peur, n'ayez pas peur de la Chine, présentez des motions pour la défense des droits de l'homme et pour le respect des droits de l'homme en Chine, et ayez la force et le courage de les présenter et de les faire adopter. Il en va de l'honneur de l'Europe, il en va de l'honneur des Nations Unies, il en va de l'honneur de nous tous qui nous sommes ici.
Et si nous sommes ici c'est pour dire à ces messieurs que le Tibet est une cause qui rassemble tout le monde, les bonnes volontés qui croient à la démocratie, qui croient à la paix. Si nous sommes ici et si nous allons manifester encore aujourd'hui et demain, nous le sommes pour rappeler à la Commission des droits de l'homme de l'ONU, qu'elle doit faire quelque chose pour le Tibet et qu'elle ne doit pas se laisser leurer par les dirigeants chinois qui prétendent, peut-être, que la mort de Deng va arranger les choses, qui vont peut-être, une fois de plus, essayer de noyer le poisson et empêcher qu'un texte pareil soit adopté.
Donc, vive le Tibet, vive le Tibet libre et vive nous tous qui sommes ici pour cette manifestation. Merci.