A proposito dell'ordine del giorno sul Tibet approvato al Senato italiano martedì scorso.
Francamente, pur apprezzando gli sforzi (e ringraziandoli per questo) dei senatori che hanno introdotto l'ordine del giorno e si sono attivati per farlo approvare (se ho ben compreso all'unanimità), mi sembra che questo ordine del giorno non sia del tutto soddisfacente. Almeno dal mio punto di vista. Certo è importante e positivo che si parli tra l'altro "...delle preoccupazioni che anche il popolo italiano nutre circa i rischi di una progressiva perdità d'identità che il Tibet corre concretamente..." o che si solleciti "... in ogni utile occasione il Governo cinese a riprendere il dialogo con il Dalai Lama". Però mi sembra che i toni generali dell'ordine del giorno siano così sfumati che rischiano di occultare i termini reali della tragedia tibetana. Non sto qui a ricordare tutti i passi del testo approvato dal Senato poiché è comunque disponibile in questa Conferenza ma basterà andarseli a leggere e confrontarli per esempio con i seguenti stralci di risoluzioni approvate in questi ultimi anni da altri Parl
amenti.
"- condannando le gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani in Tibet, specificatamente gli arresti e le detenzioni arbitrarie così come la tortura dei prigionieri politici tibetani; le violazioni dei diritti delle donne, specificatamente gli aborti e le sterilizzazioni forzate; la privazione della libertà religiosa;" , "preoccupato per la distruzione dell'ambiente naturale dell'altopiano del Tibet e specificatamente per l'abusiva deforestazione, lo stoccaggio di scorie tossiche e radioattive che è gravido di conseguenze non solo per il Tibet ma per tutta la regione e per il mondo intero;". (Parlamento Belga, risoluzione sul Tibet approvata il 20 giugno 1996, punti 7 e 8).
"Poiché il governo della Repubblica Popolare Cinese nega ai tibetani i loro fondamentali diritti umani...", "Poiché l'arresto di uno studioso tibetano, il Sig. N. Chophel che lavorava per la preservazione della cultura tibetana, riflette il sistematico tentativo da parte del governo della repubblica Popolare Cinese di reprimere le espressioni culturali in Tibet;", "Il governo degli Stati Uniti dovrebbe intraprendere un azione immediata per sponsorizzare e promuovere una risoluzione su Cina e Tibet alla prossima Commissione sui diritti Umani delle Nazioni Unite". (Senato statunitense, risoluzione sul Tibet approvata l'11 marzo 1997).
"...l'invasione cinese del 1950 e le sue inumane azioni militari, la forzata oppressione del Tibet e della sua lotta per il diritto all'autodeterminazione politica, etnica, culturale e religiosa...", "Considerando il fatto che nel corso della sua intera storia il Tibet ha preservato una indipendente identità etnica, culturale e religiosa;", "Profondamente preoccupato che questa identità indipendente è minacciata di distruzione sin dal brutale intervento armato cinese del 1950". (Parlamento tedesco, risoluzione sul Tibet approvata il 20 giugno 1996).
"... il popolo tibetano, dopo l'invasione e l'occupazione del suo territorio da parte dell'esercito cinese, è stato soggetto a una politica di assimilazione forzata e a continue violazioni dei sui diritti Umani." (Parlamento basco, risoluzione sul Tibet approvata il 12 dicembre 1995).
"A. deplorando le implacabili persecuzioni dei monaci buddhisti tibetani da parte delle autorità cinesi,". (Parlamento Europeo, risoluzione sul Tibet approvata il 14 dicembre 1995).
Mi sembra evidente anche solo da queste poche frasi come in queste risoluzioni le proporzione drammatiche della tragedia tibetana risultino molto più chiare che non nel documento del Senato italiano. Ma a parte queste considerazioni di carattere generale vorrei soffermarmi su due aspetti specifici dell'ordine del giorno del Senato che mi sembrano veramente carenti. Il primo riguarda il punto in cui si afferma: "che proprio in forza di questi suoi caratteri originali il Tibet ha sempre goduto di un'ampia autonomia politica ed amministrativa, sia in seno all'impero cinese, sotto la dinastia Qing, che come patria di una delle cinque maggiori etnie (simboleggiate dai cinque colori della allora bandiera nazionale) su cui si fondava politicamente la prima repubblica cinese;". Ma questo non è assolutamente vero e, inoltre, è un punto di vista assolutamente contrario a quello del Dalai Lama e, purtroppo, molto vicino a quello cinese. E' bene ricordare che il Dalai Lama, pur dichiarandosi disponibile a rinunciare all
a richiesta di una futura indipendenza in cambio di una effettiva autonomia politica, culturale e amministrativa per l'intero territorio tibetano (e quindi non solo per la cosiddetta Regione Autonoma del Tibet) ha sempre dicharato che mai potrà ammettere che il Tibet sia stato prima del 1950, in una forma e nell'altra, parte della Cina... sia di quella imperiale (vale la pena poi di ricordare che i Qing -Manciù- non erano una popolazione cinese ma una etnia che aveva CONQUISTATO l'impero cinese) sia di quella repubblicana. E' proprio per questa evidenza storica che le più avanzate risoluzioni approvate da alcuni Parlamenti parlano di Tibet come Paese illegalmente occupato.
"Poiché il 28 ottobre 1991, il documento del Congresso, sezione 355 del Foreign Relations Authorization Act, anni fiscali 1992 e 1993, esprime la convinzione del Congresso che il Tibet sia un Paese illegalmente occupato ed i cui autentici rappresentanti siano il governo tibetano in esilio e Sua Santità il Dalai Lama." (Camera dei Rappresentanti del Congresso Statunitense, risoluzione approvata il 27 maggio 1993 e che come visto si richiama ad un altro documento approvato il 28 ottobre 1991).
"Riaffermando l'illegale natura dell'invasione e dell'occupazione del Tibet da parte della Repubblica Popolare Cinese; poiché prima dell'invasione da parte della Cina nel 1950 il Tibet era riconosciuto de facto da molte nazioni e quindi è un territorio occupato secondo i principi contenuti nella legislazione internazionale...". (Parlamento Europeo, risoluzione sul Tibet approvata a Strasburgo il 13 luglio 1995, punto C).
"Gravemente preoccupato dalle notizie che giungono da Pechino e da Lhasa che le autorità cinesi del Tibet occupato hanno dichiarato illegali le foto del Dalai Lama nei templi, nei monasteri e anche nelle scuole e nelle case private...". (Parlamento Europeo, risoluzione approvata a Strasburgo il 23 maggio 1996, punto A).
"Considerando che prima dell'invasione cinese del 1949-50 il Tibet era de facto riconosciuto da numerosi stati e che, in accordo con i principi stabiliti del diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite il Tibet è un territorio occupato;" (Parlamento Belga, risoluzione sul Tibet approvata il 20 giugno 1966).
Quindi se si vogliono realmente sostenere gli sforzi del Dalai Lama per avviare delle trattative con Pechino non si dovrebbe mai dimenticare il fatto che il Tibet è un paese sotto occupazione, che è stato annesso e conquistato con una invasione militare e che non ha mai fatto parte integrante né di imperi né di repubbliche cinesi; ribadito questo starà al Dalai Lama e al suo governo vedere, nel corso delle trattative, quale potrà essere un accordo soddisfacente per entrambe le parti.
L'altro punto dolens dell'ordine del giorno del Senato riguarda il bambino Gedun Choeky Nyima, l'undicesimo Panchen Lama del Tibet, riconosciuto dal Dalai Lama e arrestato (insieme alla sua famiglia) da Pechino. Ora, nella grandissima maggiornaza delle risoluzioni sul Tibet recentemente approvate da diversi Parlamenti Gedun Choeky Nyima viene esplicitamente definito come l'undicesimo Panchen Lama; non sto a citare anche tutti questi documenti ma li posso inviare a chi fosse interessato ad averli. Ultimo documento di questo genere è la proposta di mozione di condanna della Cina per gli abusi nel campo dei diritti umani presentata alla Commissione per i diritti umani dell'Onu tenutasi recentemente a Ginevra. In questa mozione, presentata dalla Danimarca e appoggiata da altri 15 Paesi, al comma b, del punto 2 è scritto testualmente: "Le aumentate restrizioni dell'esercizio delle libertà culturali, religiose ed altre del popolo tibetano, incluso il caso dell'undicesimo Panchen Lama, Gedun Choeky Nyima". Ora, nel
la prima risoluzione che impegna il Seanato della Repubblica italiana sulla questione Tibetana, "liquidare" il caso della detenzione di un bambino di sei anni riconosciuto dalla stragrande maggioranza del popolo tibetano come l'autentica incarnazione dell'undicesimo Panchen Lama, con un accenno al "bambino" Gedun Choeky Nyima mi sembra veramente un po' poco.
Cosa concludere quindi? Forse che, sia pure con quel linguaggio edulcorato che ho già sottolineato, è pur sempre vero che per la prima volta viene approvata al Senato una mozione che comunque contiene diverse critiche alla Repubblica Popolare Cinese per quanto riguarda la sua politica in Tibet e più in generale nel campo dei diritti umani. Dal mio punto di vista è un risultato sicuramente inferiore a quanto si dovrebbe pretendere ma certamente meglio di niente. Credo che tutti coloro che hanno a cuore la libertà e il diritto all'autodeterminazione del Tibet e delle altre nazioni occupate dalla Cina così come la democratizzazione della Repubblica Popolare Cinese dovranno continuare il dialogo con i senatori che hanno introdotto questa mozione e che hanno lavorato per farla approvare. Diciamo che si tratta di un accettabile punto di partenza ma che si deve andare molto, molto più avanti.
Piero Verni