Credo che sarebbe utile per tutti andare a leggersi la trascrizione stenografica completa del dibattito al Senato italiano sulla Mozione Tibet. Il Senato si è riunito su questo il 29 aprile, nella seduta antimeridiana.
E' importante leggere da quali mozioni si sia partiti, e dove si sia arrivati.
Molto significativo e indicativo è che nessuna reazione sia giunta da Pechino o dalla ambasciata cinese: ovvio, stante il contenuto ossequioso della Mozione.
Molto indicativo è che quella mozione - salvo alcuni distinguo di Senatori cui dobbiamo dir grazie - sia l'asserito risultato di sintesi di mozioni alcune delle quali erano molto buone, dal nostro punto di vista.
Invito a riflettere su una cosa: Posso capire - ma certo non giustificare - che i verdi abbiano subito il diktat della maggioranza; capisco meno che da parte della opposizione non sia venuto un comportamento quanto meno strumentale. Voglio dire che mi sarebbe parso logico che l'opposizione parlamentare avesse deciso di cavalcare la cosa in chiave anti-maggioranza. Invece nulla; anzi. Spero mi si comprenda bene, su questo punto. Voglio dire che le cose sono andate in modo da palesare una unità di intenti tanto forte da superare ongi altra valutazione politica, e ogni altro interesse. Anche se è vero che sono i verdi ad aver fatto la figura peggiore. E mi dispiace. Abbiamo lavorato molto e molto bene con Cortiana, Boco e gli altri senatori verdi. Pensate, La Mozione a prima firma Cortiana era buona; quella a prima firma speroni pure, e infatti il secondo firmatario era Boco. E addirittura eravamo noi radicali riusciti a fare in modo - come si legge sullo stenografico - che si arrivasse a un testo su cui sono c
onfluiti i firmatari della Mozione Cortiana e quelli della Mozione Speroni: un testo unificato scritto letteralmente da noi, proprio su richiesta dei parlamentari.
E le parole dei senatori, quelle pronunciate in Aula. Invece le ragioni sovrastanti hanno addirittura impedito che vi fosse un singulto da parte dei verdi.
Sia chiaro: me ne dispiace, e sinceramente lo dico non per offendere quegli amici. E ripeto qui che il migliore appoggio in uesta operazione lo abbiamo avuto, fino al dibattito, dalle persone e dai collaboratori di Boco e Cortiana, oltre che da quelli di Scopelliti e Speroni.
Insisto su questo perché è utile per riflettere. Vi è un potere molto ampio, che a mio parere è molto diverso da quello che possiamo pensare. Non si tratta dei poteri forti italiani; ma di altro. Ed è intervenuto, più o meno direttamente, in quella seduta.
Non si dimentichino le premesse di quel dibattito, che sono probabilmente più significative del dibattito in se stesso. E in proposito basta leggere gli articoli che siamo riusciti a far uscire su alcuni quotidiani, nele scorse settimane.
Leggete lo stenografico: e vedrete da dove esce il brano della Mozione in cui si parla di aiuto italiano alla riorganizzazione del sistema giudiziario e giurisdizionale cinese. La Sottosegretaria Toia ha avuto la spudoratezza di dire che gli abusi in Cina derivano soprattutto dal fatto che non hanno leggi, e il sistema giudiziario funziona poco... Andate a leggerlo... Siamo a questo punto...
Nel dispositivo della Mozione si legge che il Governo è impegnato sulla Commissione ONU sui diritti Umani. Ma va detto che la Commisisione ha chiuso i suoi lavori il 18 aprile scorso: non sei mesi fa, ma dieci giorni fa. E in quella sede l'Italia si è comportata come si è comportata. Il Ministro Dini, ma anche il Presidente del Senato Mancino; e alcuni Capigruppo, poi.
La vicenda, quella della messa all'ordine del giorno del Senato della Mozione, è molto istruttiva, e non poteva che far prevedere quel che è avvenuto.
E poi non sono mancati anche altri segnali, quali per esempio quello, significativo a saperlo leggere, per cui proprio mentre era massimo l'impegno sulla richiesta di dibattiti parlamentari su Ginevra, con Mozioni per le quali stavamo battendoci che impegnassero il governo a comportarsi in un certo modo a Ginevra, insomma, mentre ci battevamo per decisioni concrete, impegnative, un gruppo di parlamentari ha avuto la bella idea di cercare di annacquare il tutto diffondendo un appello molto molto moderato. E il problema era sì nel fatto che quell'Appello era molto molto discutibile nel merito, ma soprattutto era grave il fatto che mentre si preparavano le condizioni di un confronto politico si arrivasse al tentativo di diluizione sul metodo, proponendo un Appello quando occorreva forzare su un documento parlamentare e impegnativo. Una Mozione invece di una affermazione di principio.
Questo episodio, come ogni altro evocato, non è casuale. Su questo credo ormai di essere convinto.
Non abbiamo conquistato una Mozione, ma certo un dibattito parlamentare sì, e la possibilità di palesare contraddizioni. E anche il lavoro che c'è da fare.
L'impegno per il Governo su Ginevra contenuto nella Mozione è uno spiraglio, sia pure con tutte le cose sopra dette, che vanno tenute presenti.
Vi è però un problema di strategia di fondo.
Per la quale però temo non vi siano elementi sufficienti di analisi; almeno oggi. Dico questo proprio perché non è possibile analisi in chiave esclusivamente italiana o parlamentare-italiana.
Paolo P.