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Partito Radicale Centro Radicale - 14 luglio 1997
CINAHONG KONG
Il grande interrogativo sul futuro della Cina

13 luglio 1997

risposta di Indro Montanelli alla lettera di un lettore

Caro Montanelli,

Dopo 156 anni la regione di Hong Kong è tornata al suo legittimo proprietario: la Cina. Un impero considerato ottava potenza commerciale del mondo, gestito fino a ieri dal Regno Unito inglese. La Cina dunque si è riappropriata legittimamente di Hong Kong, aggiungendo un'altra stella alla sua bandiera, forse la piu bella, soprattutto la piu ricca del suo impero. In cambio la Cina si impegna, secondo gli accordi del 1984, a non cambiare nulla dell'aspetto amministrativo e costituzionale della Regione per i prossimi 50 anni. Ora io le chiedo, secondo lei la Cina manterrà fede agli accordi internazionali? E in caso contrario quale potrebbe essere, sempre secondo lei, la reazione occidentale?

Angelo Bianchi, Luco dei Marsi (Aq)

Caro Bianchi, lei mi attribuisce delle qualità di mago che non mi sono mai sognato di possedere, specie sui problemi dell'Estremo Oriente, che io conosco, si, ma come puo' conoscerlo un osservatore occidentale che vi ha trascorso in tutto poco più di un anno, e senza parlarne le lingue. Uno solo, di noi giornalisti dell'Estremo Oriente sapeva tutto: il grande Snow, nato in Cina da un padre missionario e cresciuto li. Le confesso che io, sulla Cina, non ho mai scritto un rigo senza prima consultare Snow, specia dacché, malato, si era ritirato in Svizzera, dove mori amareggiato dalla brutta piega che con la rivoluzione culturale aveva preso Mao, che lui aveva accompagnato nella lunga marcia e di cui era stato l'unico autorizzato biografo. Venuta a mancarmi questa preziosa fonte di informazione, posso dirle soltanto che le domande che lei pone un po' inconsultamente a me sono probabilmente le stesse domande che si pone tutto l'occidente, ma specialmente gli statisti inglesi che hanno restituito (e non potevano

farne a meno) Hong Kong alla Cina. L'unica cosa che mi sento di poter dire con certezza è che, se non li mantiene, l'Occidente non farà assolutamente nulla per constringervela: non ne ha né i mezzi (a meno che non ricorra alla bomba atomica), nè la voglia. Fra Hong Kong e la Cina, la scelta dell'Occidente è già fatta: sta con la Cina, quale che sia il regime verso il quale si avvia. Di questo, ovviamente, non so nulla, e credo che non ne sappia nulla nessuno perché nessuno - a quanto pare, nella stessa Cina - conosce la nuova Nomenklatura cui Deng Xiaoping ha affidato la continuazione della propria opera. Da quello che si è visto e saputo, quest'opera dovrebbe porsi come traguardo la liberalizzazione della Cina in campo economico senza pero' rinunziare al controllo di un forte potere centrale in campo politico. Che questo fosse l'obbietivo di Deng, non c'è dubbio. Lo si vide quando gli studenti scesero nella piazza di Tienanmen col dichiarato proposito di assumere il comando dell'operazione.

Lei si scandalizza se le dico che Deng, dopo avere invano tentato di rimandarli con le buone a casa, fece bene a lasciarlimitragliare? Questa è la mia opinione, per quanto spietata. Se avessero vinto loro, la Cina oggi sarebbe ridiventata quella di Ciang Kai Shek: un mosaico di poteri feudali in eterna guerra fra loro. Solo, mi chiedo una cosa: è possibile liberalizzare economicamente un Paese nel Quadro di un totalitarismo politico? Se questo è possibile, credo che per Hong Kong non ci sia da tremare: essa potrebbe anzi diventare la città-modello della nuova Cina. Se non è possibile, essa è destinata a diventare il fanalino di coda sotto le macerie delle sue Banche e delle sue imprese. Ecco il grande interrogativo cui nessuno, per ora, puo' dare risposta.

 
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