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Conferenza Tibet
Partito Radicale Centro Radicale - 26 luglio 1997
LIBERTA' PER IL TIBET/DEMOCRAZIA PER LA CINA-FAX N.61

Bollettino di informazione sulle campagne del Partito Radicale transnazionale per la libertà del Tibet e per la democrazia in Cina.

"I truly believe that individuals can make a difference in society. Since periods of great change such as the present one come so rarely in human history, it is up to each of us to make the best use of our time to help create a happier world".

Tenzin GYATSO, XIV.mo Dalai Lama, 1992

Numero 61 del 26 luglio 1997

OCCORRE PIU' CHE MAI CONTINUARE

"Lei si scandalizza se le dico che Deng, dopo aver invano tentato di rimandarli (gli studenti di Tien An Men, n.d.r.) con le buone a casa, fece bene a lasciarli mitragliare? Questa è la mia opinione, per quanto spietata. Se avessero vinto loro, la Cina oggi sarebbe ridiventata quella di Ciang Kai Shek: un mosaico di poteri feudali in eterna guerra fra loro".

Questo, si' proprio questo, lo ha scritto il 13 luglio scorso sul Corriere della Sera Indro Montanelli, uno dei più famosi editorialisti italiani. Queste parole ignobili non le dobbiamo né dimenticare né sottovalutare. Sono esempi di quanto sempre più forti e arroganti stanno diventando quelli che ci ripropongono, sotto altre vesti, i vecchi modelli dell'efficienza e dell'ordine, che ci dicono, senza dirlo, che si può fare l'economia della democrazia e del diritto.

Noi, intanto, saremo a Ginevra, durante tutto il mese di agosto, alla sottocommissione per le minoranze delle Nazioni Unite. Difenderemo, consapevoli del nostro essere minoranza, le nostre posizioni. Presenteremo i nostri statement sul Tibet, sulla Cina, sul Kosovo, su tante altre minoranze, popoli e, soprattutto, cittadini oppressi da quei regimi autoritari, totalitari cosi' accettabili per i nostri governi, appena possano rappresentare qualche interesse commerciale.

Saremo a New York, sempre alle Nazioni Unite, per un'altra battaglia di civiltà e di diritto, quella per l'istituzione della Corte Penale Internazionale. Saremo a Roma, a Bruxelles ... per rilanciare il Partito radicale transnazionale, attraverso una grande campagna di iscrizioni. Obiettivo: 10.000 iscritti entro la fine di settembre.

DIBATTITO SUL SATYAGRAHA

Continua il dibattito sul Satyagraha. In questo numero pubblichiamo il sesto intervento, quello di Claude B. Levenson, giornalista, scrittrice e Presidente del Comitato svizzero di Sostegno al Popolo Tibetano. Ricordiamo che tutte le persone interessate ad intervenire attivamente possono spedire il proprio intervento secondo le modalità riportate nella nota. Tutti i lettori sono invitati ad intervenire in questo importante dibattito sulla libertà del Tibet attraverso la nonviolenza.

Nei numeri precedenti abbiamo pubblicato gli interventi di Olivier Dupuis (Segretario del Pr), Thomas Nagant (Presidente di "Les Amis du Tibet", Belgio), Anders H. Andersen (Tibet Support Group, Danimarca), Klemens Ludwig (TID, Germania), Michael Alexander (Tibet Information Service, Germania e Malta).

NELLA RESPONSABILITA' UNIVERSALE, LA RESPONSABILITA' DI CIASCUNO (6)

di Claude Levenson (Presidente del CSPT, Svizzera)

A coloro che da tempo si interessano alle sorti del Tibet e del suo popolo sempre più insistentemente va imponendosi una certezza: questa è una lotta esemplare di questo fine secolo o millennio. Si tratta di una lotta per la decolonizzazione, per la liberazione nazionale, alla quale si aggiungono degli aspetti culturali, linguistici, spirituali, di difesa dei diritti fondamentali dell'essere umano e dell'ambiente, che la completano e le conferiscono un peso singolare. Vi si aggiunge la scelta, ragionata e probabilmente l'unica possibile, della nonviolenza come sola arma efficace per la realizzazione di un fine che ha per nome "Libertà".

Senza dubbio questa è la scelta più difficile, come aveva chiaramente spiegato Samdong Rimpoché lanciando l'idea del Satyagraha. Confina per un verso con l'ascesi, in un mondo che ne ha perso il senso e l'abitudine. L'ascesi, inoltre, non può essere pretesa da ognuno di noi. Ma, giustamente, quale altra via scegliere quando non c'è più niente da perdere se non delle catene? Per coloro che sono veramente colpiti da quanto accade in Tibet e che vi percepiscono la responsabilità per tutti noi di tentare almeno di rendere il nostro mondo più vivibile e più aperto, esistono delle vie più accessibili. Innanzitutto perseverare e dire senza mai stancarsi ciò che si sa, non rinunciare a nessuna occasione per testimoniare - anche se le parole si logorano e possono talvolta sembrare derisorie, tanto difficile è farsi ascoltare da chi non vuole sentire. Il Tibet muore anche a causa dei nostri silenzi in società dove la corsa a ciò che sembra la felicità passa immancabilmente attraverso il denaro e il profitto, a discapi

to delle qualità essenziali sulle quali si basa l'essere umano.

Stabilire delle reti di sostegno negli organismi istituzionali serve per mantenere viva la voce e la presenza del Tibet. Si deve accentuare la pressione dell'opinione pubblica al fine di far comprendere agli eletti quanto siamo impegnati per il ristabilimento della libertà in Tibet e per l'apertura democratica in Cina. Ovunque sia possibile, è necessario lavorare mano nella mano con i Tibetani in esilio e le loro organizzazioni, affinché possano capire perché sia cosi importante, per l'intera comunità umana, che il loro paese possa unirsi, con piena sovranità, al consorzio delle nazioni. Non aiuta perdersi in mille iniziative, certo di buona volontà, ma spesso troppo dispersive per poter oltrepassare la limitata efficacia locale: le iniziative e gli sforzi vanno coordinati, i propri impegni rispettati, senza assumere responsabilità maggiori di quante si è in grado di realizzare, ma assolvendo il proprio compito. Questo è il prezzo per ottenere una reale efficacia, senza procurare fastidi o litigi al compagno

di viaggio.

Utopia, dicono alcuni; idealismo pretendono altri. Ma senza dubbio si deve essere realisti per pretendere l'impossibile: a tutt'oggi, è questo il solo metodo che si sia dimostrato valido per realizzare, nella vita di tutti i giorni, ciò che ci sta più a cuore. E il Tibet ci sta a cuore. La sfida è rivolta a ognuno di noi: il Satyagraha da preparare e da organizzare non può riuscire se non con il contributo, anche se modesto, di tutti. Diversi punti di vista sono stati enunciati nei numeri precedenti, con delle indicazioni pratiche ed immediate. Cominciamo a tradurli nei fatti, mobilizzando tutte le buone volontà, nessuna è di troppo: immancabile, il successo è commisurato agli sforzi.

Nota: gli articoli devono essere inviati via fax o preferibilmente via e-mail alla sede Pr di Bruxelles (fax: 32-2-284.91.98; e-mail: pr.bruxelles@agora.stm.it), in inglese, francese o italiano. La lunghezza del testo inviato non deve essere superiore alle 40-50 righe.

TIBET/CINA TELEX

UNA PIAZZA, UNA STRADA PER IL TIBET

Aumenta il numero delle città aderenti all'iniziativa che prevede di intitolare una strada o una piazza al Tibet libero. In questi giorni si sono aggiunte alla lista due città francesi: Valencienne e Conflans Sainte-Honorine, facendo arrivare a 27 il numero dei Comuni che hanno aderito a questa campagna.

ITALIA/WEI JINGSHENG

Un altro Consiglio comunale italiano, quello di Lizzate in Lombardia, ha approvato, su iniziativa del gruppo consiliare della Lega Nord, un ordine del giorno a sostegno della candidatura del dissidente cinese Wei Jingsheng a Premio Nobel per la Pace 1997. Nel testo approvato inoltre si "chiede al Governo italiano di voler adoperarsi in tutte le sedi (...) affinché siano riconosciute le violazioni dei diritti dell'uomo fatte ad opera della Repubblica Popolare della Cina nei confronti delle popolazioni sovrane del Tibet, Turchestan orientale e Mongolia inferiore". Chi volesse avere copia di questo, come degli altri documenti approvati nei mesi scorsi dai Consigli comunali italiani, può chiederlo alla Redazione.

PE/INTERROGAZIONE CINA

Olivier Dupuis, segretario del Pr e deputato europeo, ha depositato un'interrogazione scritta alla Commissione europea in cui domanda se essa abbia già aperto un'inchiesta sui lavori forzati ed il lavoro delle prigioni in Cina come previsto dal Rapporto su "un orientamento a lungo termine per le relazioni Cina-Europa" (Rapporto McMillan-Scott).

ITALIA/CAMPAGNA PER IL PANCHEN LAMA

Durante la rassegna di nuove tendenze musicali "Arezzo Wave" in Italia, il Partito radicale ha organizzato uno stand con materiale di informazione sulle campagne per la LIBERTA' del Tibet. Centinaia le cartoline per la LIBERTA' del Panchen Lama distribuite durante i 7 giorni del festival. Il totale delle cartoline ad oggi inviate al Presidente cinese Zemin è salito a 11.731 da 51 paesi del mondo.

APPUNTAMENTI

In occasione del festival di Avignone, alla Certosa di Villeneuve-lès-Avignon, dal 10 luglio al 2 agosto, si terrà uno spettacolo sul Tibet dal titolo "Milarepa, l'uomo di cotone", un lavoro teatrale di E.E.Schmitt, recitato da Bruno Abraham-Kremer (per informazioni rivolgersi alla Certosa, al numero 33.(0)4 9015 24 24)

SECONDA PAGINA

IL RUOLO DELLA LEGGE: INTERVISTA CON QIAO SHAN

L'emittente radiofonica italiana di informazione politica "Radio Radicale" ha intervistato Qiao Shan, direttore esecutivo di "Human Rights China" di New York. Ne pubblichiamo di seguito un breve passo, significativo per meglio comprendere il "cambia-bandiera" ad Hong Kong e l'applicazione del principio "un paese, due sistemi".

Quando parliamo di una società aperta e democratica in cui i diritti dell'uomo possono essere istituzionalmente rispettati, parliamo di elementi nella società che sono indivisibili o indispensabili per proteggere la libertà e i diritti dell'uomo, come l'autorità della legge, il sistema democratico che rende il potere del governo responsabile verso il popolo. L'autorità della legge è un elemento, in questo caso, che indica l'esistenza di un potere giudiziario indipendente; la legislazione è creata con un processo democratico. Tutto ciò è molto diverso dalla cosiddetta autorità dalla legge. Autorità dalla legge significa che l'amministrazione può avere il potere assoluto, può gestire la società attraverso una serie di regolamenti che possono essere chiamati legge, ma senza un processo democratico che ha prodotto questa legislazione. Farò un esempio su quanto sta accadendo in Cina ora, a proposito della legge di Sicurezza Nazionale del Codice penale chiamata "Pericolo della Sicurezza dello Stato". Questi sono i

nuovi concetti di legge stabiliti ora nel sistema legale cinese. Questo concetto è molto ampio, e può essere interpretato in modi differenti. Per esempio, nella Legge di Sicurezza dello Stato, c'è un articolo che elenca quali sono le attività che stanno mettendo in pericolo lo Stato di sicurezza. Il sottoarticolo elenca l'invio di fax e la diffusione di informazioni che possono mettere in pericolo la sicurezza dello Stato. Chi definisce se l'informazione mette in pericolo la sicurezza dello stato o no? Il Ministero della Sicurezza dello Stato.

Chi ha scritto questa legge? E' la Commissione degli Affari Legali del Partito Comunista. Questa legge è stata approvata dal Congresso del Popolo i cui membri sono nominati dal Partito Comunista. E chi applica questa legge è l'Ufficio di Sicurezza dello Stato e l'Ufficio di Sicurezza Pubblica, entrambi Autorità del Governo Amministrativo. Essendo il popolo governato da queste leggi, da questi uffici, come può opporsi? Non può, in Cina. Perché il sistema giudiziario non è indipendente. Non si può rivolgere ad una corte indipendente per opporsi a qualsiasi cosa fatta dal Governo.

Questa è l'autorità dalla legge, ed è stata già usata contro Wei Jingsheng, Wang Dan, ed è stata usata centinaia di volte negli scorsi anni in Cina.

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Redazione: Tiziana Falletti

Distribuzione: Alberto Novi

Rue Belliard 89 - Rem 508, 1047 Bruxelles (B); tel.+32-2-230.41.21, fax +32-2-230.36.70.

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Pubblicato in inglese, francese, spagnolo, italiano e ungherese.

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