grazie intanto di essere intervenuto sul tema Pena di morte e Cina. Mi chiedi se io abbia qualche idea su come impostare una Campagna Cina sul tema delle esecuzioni capitali, campagna sulla cui utilità, peraltro, mi sembra tu sia un po' scettico. Innanzitutto vorrei dire che non penso che per fare una proposta o per lanciare l'idea di una mobilitazione si debba per forza avere già le idee chiarissime su come lo si debba fare. Credo, piuttosto, che un conto sia sentire l'esigenza di dover fare qualcosa e un altro sia già sapere alla perfezione cosa, come e quando farla. Per quanto mi riguarda io sento l'esigenza di una forte mobilitazione sul tema della Pena di morte in Cina, sia perché è un Paese di cui mi occupo da vicino sia perché è quello che supera di gran lunga tutte le altre nazioni in quanto ad esecuzione di condanne capitali. Quindi ritengo innanzitutto che si dovrebbe fare una campagna specifica su questo tema. Come farla? Non possiedo quella che un tempo si sarebbe chiamata la "linea", però ho qualche idea che mi piacerebbe confrontare, discutere, modificare, etc. con tutti coloro che ne vogliono discutere, a cominciare dai frequentatori di questa conferenza (a proposito grazie anche per i tuoi saluti) e poi con tutti coloro che si occupano di Pena di morte (e quindi innanzitutto Nessuno Tocchi Caino). Un buon punto di riferimento generale, mi sembra, potrebbe essere la Campagna Cina lanciata l'anno scorso da Amnesty International sulla situazione generale della Repubblica Popolare Cinese e che è servita notevolmente ad informare aree di opinione pubblica su cosa davvero sia la Cina comunista. La prima esigenza ritengo che sia quella di rendere consapevole la gente che esiste un Paese dove ogni ora, per 365 giorni l'anno, viene ucciso dallo stato un "cittadino e mezzo", 17 O'Dell al giorno per ogni giorno dell'anno. E sulla base di questa terribile realtà chiamare a pronunciarsi le classi dirigenti di tutti i Paesi che hanno con la Cina Popolare floridi rapporti economici, commerciali e politici. Poi
, ovviamente, si dovrebbero cercare le forme più appropriate per fare pressione sul governo di Pechino affinché modifichi il suo atteggiamento riguardo alle esecuzioni capitali. E poi servirebbero tutta la creatività, l'intelligenza, la capacità di azione che le forze impegnate in una campagna del genere saprebbero e potrebbero mettere in campo. Francamente mi sfugge il motivo per cui quello che avviene nella Repubblica Popolare Cinese non debba avere, sia quantitativamente sia qualitativamente, quantomeno la stessa amplificazione di quello che avviene negli USA. Ha sollevato recentemente lo stesso interrogativo anche Pietro Ingrao sul Manifesto. Ovviamente mi rendo conto (se non altro perché lavoro sul problema tibetano da quasi venti anni) quanto sia difficile, complesso, estenuante incalzare il governo di Pechino. Ma questo non dovrebbe significare lasciargli fare tutte le esecuzioni capitali che vuole perché tanto se ne frega delle critiche. I Tibet Support Groups, Amnesty International, il Partito Radic
ale e molte altre organizzazioni democratiche ed umanitarie nel mondo hanno scelto la Repubblica Popolare Cinese come uno dei loro principali bersagli critici. E questo non certo, come sostiene Pechino, perché animate da "parossismo anticinese e/o anticomunista" ma perché, purtroppo, il regime cinese è uno dei più infami, liberticidi e violenti che esistano attualmente su questo pianeta e, purtroppo due volte, perché è anche uno dei più potenti e riveriti. Per queste ragioni penso che ci si dovrebbe impegnare in una grande Campagna Cina sul tema della Pena di morte, discutendo insieme le sue modalità e la sua concreta attuazione. Faremmo, spero, un buon servizio alla causa dell'abolizione della pena di morte nel mondo e a un miliardo e duecento milioni di donne e uomini costretti a vivere in in Paese in cui 17 persone al giorno vengono giustiziate ed in cui si può essere condannati alla pena capitale per 68 (sessantotto) diversi reati.
Piero Verni