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Partito Radicale Centro Radicale - 2 settembre 1997
LIBERTA' PER IL TIBET/DEMOCRAZIA PER LA CINA-FAX ! - N.63

< LIBERTA' PER IL TIBET/DEMOCRAZIA PER LA CINA-FAX ! - N.63 >

Bollettino di informazione sulle campagne del Partito Radicale Transnazionale per la libertà del Tibet e per la democrazia in Cina.

"I truly believe that individuals can make a difference in society. Since periods of great change such as the present one come so rarely in human history, it is up to each of us to make the best use of our time to help create a happier world".

Tenzin GYATSO, XIV.mo Dalai Lama, 1992

Numero 63 del 1 Settembre 1997

Redazione: Tiziana Falletti

Tel.+32-2-2304121 - Fax +32-2-2303670.

mailto:T.Falletti@agora.stm.it

http://www.agora.stm.it/pr

telnet:Agora.stm.it

Distribuzione: Alberto Novi

Rue Belliard 89 - Rem 5.08, 1047 Bruxelles (B)

Tel.+32-2-2304121 - Fax +32-2-2303670.

Pubblicato in inglese, francese, spagnolo, italiano, ungherese, croato e rumeno.

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CINA: DISSIDENTI CHIEDONO RIFORME

Wei Jingsheng sempre meno solo. Numerosi i dissidenti cinesi che richiedono apertamente riforme politiche. Al contrario l'Unione Europea e i Paesi membri sono sempre più accondiscendenti nei confronti del regime di Pechino.

La richiesta di riforme democratiche in Cina si fa sempre più pressante ed autorevole. Ormai da molti settori della dissidenza politica cinese si sottolinea la necessità che la riforma dell'economia in senso 'capitalistico' vada di pari passo con un'adeguata riforma delle istituzioni cinesi che riconoscano ai cittadini il diritto di partecipare in prima persona alla vita pubblica.

Diversi autorevoli militanti, tra i quali Qin Yangmin, hanno rivolto un appello al Presidente cinese Jang Zemin affinché siano avviate delle riforme che possano portare alla elezione diretta delle massime autorità del governo cinese.

Di fronte alle richieste di 'democratici' cinesi, l'Europa 'democratica', per cosiddetta realpolitik, continua a legittimare ciecamente la classe dirigente cinese stipulando con essa contratti per migliaia di miliardi e confidando nel 'mercato' che, non sappiamo grazie a quali alchimie sarebbe in grado di sopperire all'assenza del diritto e della politica e dimenticando 'en passant' gli oltre 600.000 prigionieri cinesi, uiguri, tibetani, mongoli ancora oggi incarcerati nelle prigioni e nei laogai per reati di opinione.

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DIBATTITO SUL SATYAGRAHA

Prosegue il dibattito sul Satyagraha mondiale per la liberazione del Tibet, con un intervento di Tsewang NORBU, già presidente della comunità tibetana di Germania.

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SE, COME E QUANDO INIZIARE IL MOVIMENTO SATYAGRAHA (8)

di Tsewang NORBU

Tenendo presente il motto "meglio tardi che mai", ecco il mio contributo al dibattito sulla preparazione del movimento Satyagraha. E' confortante sapere che molte altre saranno lediscussioni, sulle colonne del Tibet-Fax, sulla questione di se, quando e come iniziare il movimento Satyagraha per la messa in luce della situazione critica di 6 milioni di tibetani sotto l'occupazione cinese e delle possibilità di riconquistare la libertà del Tibet.

Secondo me il Satyagraha è una filosofia politica che consente di lottare attivamente per la verità e di combattere per i propri diritti politici e civili, ma non è necessariamente uno strumento di azione politica. La differenza essenziale tra la proposta della "middle way" (via di mezzo) del Dalai Lama e il Satyagraha è che quest'ultimo è più radicale ed attivo nella messa in pratica di strumenti nonviolenti per il conseguimento degli obiettivi. Durante il movimento del Satyagraha noi non potremo restare passivamente nonviolenti ma dovremo esercitare pressioni sul governo cinese per costringerlo ad assecondare le richieste del popolo del Tibet. Boicottaggi, sit-ins, scioperi della fame, raduni e dimostrazioni, marcie della pace, disobbedienza civile etc. devono essere alcune concrete manifestazioni del satyagraha.

Di solito in un movimento di liberazione nazionale non ci si puo' permettere di essere schizzinosi per quanto riguarda la scelta degli strumenti. Sono tuttavia felice che i tibetani, sotto la guida del Dalai Lama, abbiano deciso di percorrere il sentiero della non violenza nella loro lotta per la libertà e, quindi, do' il benvenuto all'iniziativa del Satyagraha proposta dal Prof. Samdhong Rinpoche che sta ora ricevendo un largo sostegno a livello internazionale.

Satyagraha o percorso di verità è anche uno dei quattro punti del referendum in preparazione che è al momento in discussione tra i tibetani in esilio. Sebbene contrario a tale referendum per quattro ragioni (riserve a causa della non chiara terminologia in Tibetano, riserve a causa delle non chiare implicazioni legali del referendum, riserve a causa della non fattibilità del referendum nel Tibet occupato e riserve a causa del pericolo di un effetto boomerang politico, se la "via di mezzo" del Dalai Lama fosse inclusa in questo referendum), accolgo con favore, in linea di principio, l'idea di lanciare un movimento Satyagraha. Dobbiamo provare innanzitutto tutti i mezzi nonviolenti a nostra disposizione per riacquistare la libertà e la sovranità del Tibet.

Mahatma Gandhi ha mostrato al mondo come realizzare con successo un movimento satyagraha. In una certa misura Martin Luther King lo ha ripetuto nella sua lotta per i diritti civili. Dovremmo, comunque, tenere a mente che le condizioni da allora sono cambiate. E' quasi escluso che Gandhi potrebbe ripetere tale successo oggi, cinquanta anni dopo. Nonostante la somiglianza della normativa coloniale, ci sono differenze basilari tra il governo coloniale degli inglesi in India e quello dei cinesi in Tibet. La Gran Bretagna è lontana dall'India e la popolazione coloniale inglese in India era una minoranza insignificante. La Cina è il nostro vicino ad est ed i cinesi già superano numericamente i tibetani in Tibet. Io sono completamente d'accordo con Klemens Ludwig sul fatto che sia Mahatma Gandhi che Martin Luther King hanno lottato in un sistema relativamente democratico ed entrambi hanno fruito del sostegno di una partedei media e del pubblico dello stesso sistema. Tutti sappiamo che tale appoggio è stato essenzia

le per il loro successo. Attualmente non ci possiamo aspettare un simile sostegno né da parte della popolazione cinese né da parte dei media cinesi. Una riuscita campagna di boicottaggio in India fu efficace nella lotta per la libertà indiana. Anche se tutti i tibetani partecipassero ad una campagna di boicottaggio in Tibet, la sua efficacia in senso economico sarebbe nel migliore dei casi un gesto simbolico.

Da un punto di vista strettamente legale il Satyagraha o l'insistere che la verità sia dalla nostra parte potrebbe non essere altro che violenza e percio' una violazione della legge. Non è sufficiente organizzare una disobbedienza civile in Tibet con 10 o 50 o anche 100 persone. I partecipanti a tali manifestazioni politiche dovrebbero essere in grado di fungere da catalizzatori politici dell'intero Tibet. I partecipanti al movimento del satyagraha , percio', dovrebbero avere una alta autorità morale. Dovrebbero essere capaci di sopportare qualsiasi cosa gli avversari potenziali infliggessero loro. Abbiamo un numero sufficiente di tali personalità pronte a impegnarsi in questa nobile avventura? Piccoli movimenti satyagraha al di fuori del Tibet non avrebbero un impatto concreto nella lotta per la libertà. Cosa deve fare questo movimento per accendere lo spirito della lotta per la libertà del Tibet occupato? Abbiamo personalità in Tibet che dispongano di una alta autorità morale tale da garantire che il satya

graha rimanga un movimento realmente nonviolento anche nel peggiore dei casi?

Sarebbe ingenuo credere che uno sparuto gruppo di asceti riesca a costringere i cinesi a lasciare il Tibet. Un movimento Satyagraha riuscito deve accendere lo spirito delle masse tibetane ed unirle a livello nazionale nella lotta per la libertà e, a livello internazionale, deve causare imbarazzo al governo cinese per la sua coloniale occupazione del Tibet. Il sostegno internazionale è benvenuto ed importante, ma il successo o il fallimento del satyagraha dipenderà e deve essenzialmente dipendere dagli stessi tibetani, dentro e fuori il Tibet.

Tutte le persone interessate ad intervenire possono spedire il proprio intervento secondo le modalità riportate nella nota. Nei numeri precedenti abbiamo pubblicato gli interventi di Olivier Dupuis (Segretario del Pr), Thomas Nagant (Presidente de Les Amis du Tibet, Belgio), Anders H. Andersen (Tibet Support Group, Danimarca), Klemens Ludwig (Presidente del TID, Germania), Michael Alexander (Tibet Information Service, Germania e Malta), Claude B. Levenson (Presidente del CSPT, Svizzera); Jamyang Norbu (membro della comunità tibetana degli Stati Uniti).

Nota: gli articoli devono essere inviati via fax o preferibilmente via e-mail alla sede Pr di Bruxelles (fax: 32-2-284.91.98; e-mail: pr.bruxelles@agosra.stm.it), in inglese, francese o italiano. La lunghezza del testo inviato non deve essere superiore alle 40-50 righe.

< TIBET CINA TELEX >

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SOTTOCOMMISSIONE ONU SULLE DISCRIMINAZIONI

Si sono chiusi a Ginevra i lavori della 49ma sessione della Sotto Commissione delle Nazioni Unite sulla prevenzione della discriminazione e protezione delle minoranze. Nel precedente numero avevamo già preannunciato le relazioni che il Pr avrebbe presentato. In questo numero pubblichiamo una breve sintesi dei due interventi nei quali sono state affrontate in modo centrale le questioni della Cina e del Tibet.

* Amministrazione della Giustizia e rispetto dei Diritti dei Detenuti

Nel corso del dibattito sull'amministrazione della giustizia ed il rispetto dei diritti umani dei detenuti, è stata sottolineata il ricorso su grande scala alla tortura e alla rieducazione attraverso il lavoro forzato. E' stato presentato il caso di Wei Jingsheng al quale le autorità cinesi rifiutano qualsiasi trattamento medico appropriato al suo deplorevole stato di salute dovuto anche ai trattamenti che ha subito in prigione. Il Partito radicale transnazionale si è detto anche particolarmente colpito dal fatto che il gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria abbia deciso di sospendere l'esame delle comunicazioni riguardanti i prigionieri nella Repubblica Popolare di Cina ed ha chiesto che siano assicurate le cure mediche ai detenuti malati e che siano liberati tutti i prigionieri detenuti per aver pacificamente esercitato il loro diritto alla libertà di espressione, d'opinione e di associazione.

* Eliminazione di tutte le forme di intolleranza e di discriminazione

Nel corso del dibattito sul tema dell'eliminazioni di tutte le forme di intolleranza e di discriminazione basate sulla religione e sul credo è stato ricordato come in Turchestan orientale delle moschee e delle scuole islamiche sono state chiuse, poiché sono state qualificate "illegali" le attività religiose. In Cina la religione è controllata dallo Stato. I membri del partito cinese non hanno diritto di praticare una qualsiasi religione. Affrontando la situazione in Tibet è stato ricordato che l'undicesimo Panchen Lama è tuttora detenuto dalle autorità cinesi. Il Partito radicale transnazionale ha inoltre chiesto che la questione dell'intolleranza religiosa sia esaminata nel quadro delle politiche più generali di repressione perseguite da alcuni governi.

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IL PARTITO TRANSNAZIONALE SU INTERNET

Il Partito radicale - da tempo presente in Internet con un proprio sito all'indirizzo: http://agora.stm.it/pr/ - offre ai navigatori telematici una serie di servizi d'informazione e di azione. Attraverso il sito è tra l'altro possibile firmare gli appelli sulle varie campagne del Pr. Dal web del gli utenti possono anche collegarsi con vari altri siti, da quelli tibetani a quelli cubani, da quelli di varie organizzazioni antiproibizioniste a quelli esperantisti e, in una pagina speciale, sono raccolti più di 100 indirizzi telematici di siti di minoranze e di popoli oppressi. Ogni settimana viene inserito nelle pagine del web il giornale telematico "Libertà per il Tibet - Democrazia in Cina Fax" ed ogni mese "Transnational - Fax". E' ovviamente anche possibile iscriversi 'on line'.

 
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