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Conferenza Tibet
Partito Radicale Roma - 4 febbraio 1998
IL DALAI LAMA SPEZZA UN TABU'
Nell'intervista a "Le Figaro" annuncia: sono disposto a farmi da parte

"rinuncio all'indipendenza, mi basta l'autonomia"

La Stampa

4 Febbraio 1998

Il Dalai Lama, capo spirituale dei tibetani, ha dichiarato in un'intervista a "Le Figaro" di essere "disposto a farsi da parte" ed ha ricordato di aver proposto ai cinesi di lasciare loro " il controllo della politica estera e dell'esercito". In un'intervista pubblicata ieri sul quotidiano francese il Dalai Lama, premio nobel per la pace nel 1989, dice:" Sono disposto a farmi da parte se il governo cinese dimostrerà che i tibetani oggi sono felici. Ricordo che ho offerto ai cinesi una soluzione del giusto mezzo: Pechino potrebbe accordare una reale autonomia al Tibet, conservando il controllo della politica estera e dell'esercito". Secondo il Dalai Lama, in esilio in India dal 1959( otto anni dopo l'intervento dell'esercito cinese i Tibet), il suo Paese "smilitarizzato e denuclearizzato" potrebbe fare da cuscinetto tra l'India e la Cina. "Zona di pace non vuole dire assenza di armi, ma anche che non vi è più traccia di odio tra le persone che abitano in quella zona", ha concluso il Dalai Lama.

Gli sforzi della Cina per convincere l'Occidente che il Tibet è sempre stata una regione dell'impero hanno trovato una voce inconfutabile: Marco Polo. "Il Tibet è una grandissima provincia", racconta nel "Milione" il mercante veneziano, che visse in Cina 17 anni alla corte dell'imperatore mongolo Qubilai Khan. E il "Milione" è un " testo di grande autorevolezza", ha scritto ieri l'agenzia ufficiale "Nuova Cina". Il governo cinese ha optato per la "conquista " dell'opinione pubblica mondiale. Non perché sia interessato al giudizio dell'Occidente, ma perché il Tibet, peraltro riconosciuto parte della Cina dell'Onu, rischia di diventare un vero problema. Il "sostegno esterno" che Pechino denuncia può dare speranze al movimento indipendentista. E, con una formula il cui successo è già stato verificato per i diritti umani, la Cina ha deciso di spiegarsi: il Tibet, da sempre cinese, è oggi molto meglio della teocrazia del Dalai Lama che possedeva 6000 schiavi. ( Ansa- Afp)

 
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