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Conferenza Tibet
Pobbiati Paolo - 27 aprile 1998
Rassegna Stampa

da: Notiziario CNN - 27 aprile 1998

Si da fuoco per la causa tibetana

New Delhi (India) - Secondo i medici sono scarse le speranze di salvare il tibetano che si è dato fuoco per protestare contro l'intervento della polizia indiana volto a interrompere lo sciopero della fame a oltranza in atto dal 10 marzo scorso in una tenda nel centro di Delhi. Secondo alcuni testimoni, Thupten Ngodup, di 45 anni, che si era unito al presidio alcuni giorni fa, si è cosparso di benzina e si è dato fuoco mentre i poliziotti caricavano a forza gli ultimi tre scioperanti, giunti al loro 49· giorno di sciopero della fame, per ricoverarli in ospedale.

"Lo faccio per il mio paese", avrebbe gridato Ngodup subito prima di appiccarsi il fuoco.

Altri tre scioperanti erano stati ospedalizzati forzatamente domenica. Chiedevano l'intervento delle Nazioni Unite per la risoluzione della questione tibetana.

Un medico del Rama Manohar Lohia Hospital, dove Ngodup è stato ricoverato, ha dichiarato che l'uomo è ustionato in tutto il corpo, e che le speranze di salvarlo solo minime. Nello stesso ospedale sono state somministrate per via endovenosa sostanze nutritive ai tre scioperanti, che dovrebbero essere dimessi in un giorno o due. Due di loro, fra cui il settantenne Kunsang La, sono stati ricoverati in un reparto di terapia intensiva. Secondo l'opinione di molti sarebbero intenzionati a riprendere lo sciopero della fame non appena dimessi.

Tseten Norbu, presidente del Tibetan Youth Congress, ha raccontato che, quando la polizia ha sfondato il cordone di sostenitori per raggiungere gli scioperanti per caricarli su di un'ambulanza, hanno visto Ngadup correre verso di loro con i vestiti in fiamme. Gli altri manifestanti hanno cercato di spegnerle soffocandole con degli indumenti. La polizia ha dichiarato che una decina di loro sono stati fermati per accertamenti, ma Norbu afferma che parecchie persone sono state portate via dai poliziotti. Polizia e manifestanti si sono successivamente scontrati.

Poche ore dopo, circa duecento tibetani rimanevano intorno alla tenda dove si trovavano gli scioperanti. Almeno 250 poliziotti, fra cui una cinquantina appartenenti alle truppe anti sommossa, rimanevano in zona.

T.C. Tethong, rappresentante del Dalai Lama, ha invitato a mantenere la calma. Giunto sul posto, è stato contestato dai manifestanti che lo accusavano di connivenza con il governo indiano. Il Dalai Lama aveva in precedenza detto agli artefici della protesta che lo sciopero della fame a oltranza violava l'impegno ad una lotta non violenta, ma non aveva voluto chiedergli di interromperlo.

"La gente è esasperata", ha dichiarato Tethong ai giornalisti. "Dobbiamo cercare di calmarli. Dobbiamo inoltre obbedire alle leggi di questo paese e lo sciopero della fame ad oltranza viola le leggi indiane sul suicidio". In passato la polizia indiana era intervenuta altre volte per impedire la morte di altre persone che avevano adottato, per diversi motivi, questa forma di protesta.

Norbu , il cui movimento ha organizzato lo sciopero, ha dichiarato che vi sono altri sei volontari, uno per ogni milione di tibetani, pronti a incominciare un altro sciopero della fame. Ha accusato inoltre il governo indiano di interferire con la protesta a causa della visita di quattro giorni del gen. Fu Quanyou, comandante dell'Esercito di Liberazione Popolare Cinese.

In questi ultimi anni l'India ha cercato di migliorare le proprie relazioni con la Cina; fra i due paesi vi era stato un conflitto armato nel 1962. Pur offrendo ospitalità al Dalai Lama, l'India gli chiede di non intraprendere forme di lotta politica sul suo territorio.

Questa protesta, la più lunga intrapresa dai tibetani in India, riflette la crescente frustrazione tra i circa 100.000 esiliati in India per l'occupazione del loro paese da parte dei cinesi e l'apparente inefficacia dell'approccio moderato del Dalai Lama. I sei tibetani, di età compresa fra i 25 e i 75 anni, sono sopravvissuti in questi 49 giorni solo con acqua e qualche goccia di succo di limone. Chiedono alle Nazioni Unite di nominare un Relatore Speciale per il Tibet, la formazione di un organismo che supervisioni un referendum che possa determinare se i tibetani vogliono l'indipendenza o una forma di autonomia all'interno della Cina e la ripresa del dibattito sul Tibet all'Assemblea Generale.

Le richieste sono state indirizzate al Segretario Generale Kofi Annan, che ha risposto che solo gli stati membri possono formulare tali richieste. Sia lui che la responsabile della Commissione Diritti Umani Mary Robinson hanno chiesto agli scioperanti in interrompere la loro protesta per motivi umanitari.

 
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