Da alcuni lanci delle agenzie Ansa, Reuters, Agi, Associated Press, Adnkronos, Dpa del 27 aprile:
INDIA: RICOVERATI A FORZA DIGIUNATORI TIBETANI
New Delhi - I sei profughi tibetani impegnati da 48 giorni a New Delhi in uno sciopero della fame di protesta sono stati ricoverati a forza dalle autorita' indiane in un ospedale della capitale.
Decine di poliziotti hanno portato di peso in ospedale i sei - tre ieri e tre all'alba di oggi - tra le proteste dei profughi presenti. Uno di loro ha tentato di darsi fuoco e anch'egli e' stato ricoverato nell'ospedale Ram Manohar Lohia, nel centro di New Delhi.
Il deciso intervento della polizia indiana e' avvenuto in coincidenza con la prima visita in India di un capo di stato maggiore dell'Esercito popolare di liberazione cinese, il generale Fu Quanyou, che e' arrivato a Delhi la notte scorsa.
I profughi tibetani accusano la Cina di ''genocidio culturale'' e col loro sciopero hanno chiesto all'Onu di discutere del Tibet nell'assemblea generale e nella commissione per i diritti umani e al segretario generale dell'organizzazione, Kofi Annan, di nominare un suo ''inviato speciale per il Tibet''.
INDIA: 'GRAVE' UOMO IMMOLATOSI COL FUOCO, FONTI TIBETANE
New Delhi - Un attivista tibetano che si era immolato col fuoco durante un'operazione di polizia per condurre con la forza in ospedale sei tibetani che da 48 giorni attuano lo sciopero della fame, sarebbe in condizioni critiche.
Lo hanno detto fonti del Congresso dei giovani tibetani secondo le quali l'uomo, di 50 anni, ha forti bruciature sul 90 per cento del corpo ed e' in condizioni gravissime.
INDIA: TUTTI RICOVERATI SEI TIBETANI IN SCIOPERO FAME, PROTESTE
New Delhi - Sono stati tutti ricoverati in ospedale forzatamente per ordine delle autorita' indiane i sei tibetani che da 49 giorni a Nuova Delhi conducevano uno sciopero della fame per sollecitare l'intervento dell'Onu nella soluzione del problema del Tibet, annesso dalla Cina nel 1950.
Nella notte di sabato, la polizia aveva prelevato i primi tre digiunatori dalla tenda in cui erano accampati nel centro della citta', circondati da monaci buddisti e da molti altri esponenti del Congresso della gioventu' tibetana, l'organizzazione indipendentista che sovrintendeva alla protesta. E domenica sera gli agenti sono ritornati per trasportare in ospedale anche gli altri tre che continuavano a rifiutare il cibo.
La polizia e' intervenuta in base alla normativa che dichiara illegale il suicidio. Ma per gli attivisti tibetani si e' trattato comunque di un atto di repressione. Un militante, poco dopo l'operazione di domenica che ha posto definitivamente fine allo sciopero della fame, si e' dato fuoco davanti alla tenda ormai vuota dei digiunatori. L'uomo, Thupten Ngodup, e' stato soccorso e trasportato anche lui in ospedale.
Circa 200 tibetani hanno continuato a manifestare sul posto, controllati da 250 poliziotti tra i quali una cinquantina delle unita' speciali. I dimostranti hanno duramente contestato anche il rappresentante del Dalai Lama, loro leader spirituale. Quando l'inviato, T.C. Tethong, e' arrivato in piazza e' stato fischiato tanto da dover rinunciare a parlare. "La gente e' molto emotiva, in questo momento. Dovremo tentare di calmarla. Ma dobbiamo anche obbedire alla legge, e credo che uno sciopero della fame a oltranza avrebbe violato la legge indiana contro il suicidio", ha detto Tethong ai giornalisti. Nei giorni scorsi lo stesso Dalai Lama aveva inutilmente tentato di dissuadere gli attivisti dal rifiuto del cibo, spiegando che il buddismo tibetano e' contrario a ogni forma di violenza, anche quella contro se stessi.
Lo sciopero della fame veniva praticato da cinque uomini e una donna di eta' compresa tra i 25 e i 70 anni, che sabato erano apparsi in condizioni di "denutrizione cronica" al medico del governo indiano, S. Dixit, che li aveva visitati e ne aveva consigliato l'immediato ricovero. Dal 10 marzo ingerivano soltanto acqua mescolata a succo di limone.
Tseten Norbu, presidente del Congresso della gioventu' tibetana, ha assicurato che tra breve altri sei tibetani prenderanno il posto dei digiunatori ricoverati in ospedale, e cominceranno a loro volta uno sciopero della fame, finche' l'Onu non si impegnera' a discutere il problema del Tibet.
L'intervento del governo indiano contro i dimostranti che rifiutavano il cibo, secondo Norbu, e' volto a compiacere la Cina, in coincidenza con la visita del comandante generale dell'Esercito popolare di liberazione cinese, Fu Quanyou, da ieri a Nuova Delhi.
I medici dell'ospedale "Rama Manohar Lohia", dov'e' ricoverato l'attivista che si e' dato fuoco, hanno affermato che presenta ustioni gravi in tutto il corpo e le sue possibilita' di sopravvivenza sono scarse.
Rispondono invece bene alla terapia, a base di sostanze nutritive per via endovenosa, i sei digiunatori.
Durante le proteste culminate nel drammatico gesto di Thupten Ngodup, che dopo aver appiccato ai suoi abiti ha corso urlando mentre si trasformava in una torcia, la polizia ha fermato 10 tibetani che sono stati condotti in commissariato e interrogati. Tutti sono stati rilasciati piu' tardi. Una attivista ha affermato di essere stata presa a calci da una donna poliziotto.
CINA: DIRITTI UMANI E TIBET NELL'AGENDA DELLA ALBRIGHT. CLAMOROSA PROTESTA TIBETANA IN INDIA
Pechino - Diritti umani e Tibet saranno gli argomenti principali che il segretario di Stato americano Madeleine Albright affrontera' durante la sua visita in Cina.
Arrivera' a Pechino mercoledi' prossimo, al termine di una visita in Giappone, e ha in programma di incontrare il nuovo ministro degli Esteri cinese Tang Jiasuan, nonche' il vice primo ministro Qian Qichen. Secondo quanto riferito da fonti di Washington, la Albright dovra' fare presente alla controparte cinese che gli Stati Uniti si aspettano delle ''concessioni'' da parte di Pechino per quanto riguarda il suo controllo sulla regione tibetana. Concessioni che dovranno essere messe in atto prima della visita in Cina del presidente americano Bill Clinton, prevista per giugno. E' la prima visita di un capo di Stato americano nel Paese dopo la repressione della manifestazione sulla piazza Tienanmen nel 1989.
Washington sta inoltre esercitando pressioni per ottenere l'autorizzazione a visitare il bambino di nove anni riconosciuto dal Dalai Lama come la reincarnazione dell'11mo Panchen Lama, che dovrebbe essere agli arresti domiciliari a Pechino dopo che le autorita' cinesi non riconoscendolo hanno scelto un altro bambino. Accompagnata da Gregory Craig, nuovo coordinatore degli affari tibetani per il Dipartimento di Stato che i cinesi hanno in precedenza rifiutato di incontrare, la Albright dovrebbe offrire l'annullamento di alcune sanzioni imposte alla Cina nell'89, in cambio di un ''allentamento'' da parte di Pechino del ''pugno di ferro'' nei confronti del Tibet.
Il viaggio della Albright avviene si' dopo la liberazione di Wang Dan, leader studentesco della Tienanmen, ma anche pochi giorni dopo l'arresto di altri due dissidenti. Il cantante Wu Rongji e l'imprenditore Li Xi sono stati condannati a tre anni di lavori forzati per aver aiutato quattro poeti nella pubblicazione di una rivista sulle riforme civili.
Secondo le organizzazioni per la difesa dei diritti umani Pechino ha usato la liberazione di Wang, esiliato negli Stati Uniti, come scambio per la mancata presentazione da parte dell'Unione Europea e degli stessi Stati Uniti della risoluzione di condanna nei confronti della Cina alla Commissione dell'Onu per i diritti umani.
Intanto in India lo sciopero della fame dei sei tibetani si e' concluso con un grave incidente. Uno dei sei tibetani che da 49 giorni accampati nel parco centrale di Nuova Delhi, si astenevano dal mangiare per protestare contro il controllo cinese del Tibet, si e' dato fuoco quando la polizia e' intervenuta per portare i dimostranti in ospedale ed evitare che morissero di fame. Un testimone ha raccontato che l'uomo prima di appiccare le fiamme ha strillato ''lo faccio per il mio Paese''. I medici dell'ospedale hanno riferito che l'uomo ha riportato bruciature su tutto il corpo e le speranze che possa sopravvivere sono pochissime.
INDIA: TIBETANO SI DA' FUOCO PER PROTESTA, E' 'MOLTO GRAVE'
New Delhi - Sono ''molto gravi'' le condizioni di Thupten Ngodup, il profugo tibetano di 60 anni che si dato fuoco oggi a New Delhi per protesta. Lo affermano fonti dell'ospedale Ram Manohar Lohia, dove Ngodup e' ricoverato.
Ngodup si e' dato fuoco dopo essersi cosparso di cherosene nel parco del Jantar Mantar, nel centro della capitale, all'alba di oggi, mentre la polizia indiana stava portando con la forza in ospedale tre profughi tibetani in sciopero della fame dal 10 marzo scorso. La protesta e' stata organizzata dal Congresso della gioventu' tibetana - la piu' grande organizzazione dei profughi tibetani - per chiedere all'Onu di discutere del Tibet nell'Assemblea generale e nella commissione per i diritti umani, e al segretario Kofi Annan di nominare un suo 'inviato speciale' per il Tibet. I profughi accusano la Cina - della quale il Tibet e' una provincia dal 1950 - di 'genocidio culturale' e l'Onu di indifferenza.
Altri tre profughi in sciopero della fame erano stati portati ieri in ospedale dalla polizia. Il governo indiano ha detto che la decisione di ricoverare a forza i sei digiunatori e' stata presa ''per ragioni umanitarie''. Secondo le fonti interpellate dall'Ansa, e' ''difficile'' che Ngodup sopravviva.
Un secondo gruppo di cinque profughi (Ngodup avrebbe dovuto essere il sesto), secondo fonti del Tibetan Youth Congress, iniziera' uno sciopero della fame nelle prossime ore.