INDIA: TUTTI RICOVERATI SEI TIBETANI IN SCIOPERO FAME, PROTESTE
New Delhi - Sono stati tutti ricoverati in ospedale forzatamente per ordine delle autorita' indiane i sei tibetani che da 49 giorni a Nuova Delhi conducevano uno sciopero della fame per sollecitare l'intervento dell'Onu nella soluzione del problema del Tibet, annesso dalla Cina nel 1950.
I profughi tibetani accusano la Cina di ''genocidio culturale'' e col loro sciopero hanno chiesto all'Onu di discutere del Tibet nell'assemblea generale e nella commissione per i diritti umani e al segretario generale dell'organizzazione, Kofi Annan, di nominare un suo ''inviato speciale per il Tibet''.
Nella notte di sabato, la polizia aveva prelevato i primi tre digiunatori dalla tenda in cui erano accampati nel centro della citta', circondati da monaci buddisti e da molti altri esponenti del Congresso della gioventu' tibetana, l'organizzazione indipendentista che sovrintendeva alla protesta. E domenica sera gli agenti sono ritornati per trasportare in ospedale anche gli altri tre che continuavano a rifiutare il cibo.
La polizia e' intervenuta in base alla normativa che dichiara illegale il suicidio. Ma per gli attivisti tibetani si e' trattato comunque di un atto di repressione. Un militante, poco dopo l'operazione di domenica che ha posto definitivamente fine allo sciopero della fame, si e' dato fuoco davanti alla tenda ormai vuota dei digiunatori. L'uomo, Thupten Ngodup, e' stato soccorso e trasportato anche lui in ospedale.
Circa 200 tibetani hanno continuato a manifestare sul posto, controllati da 250 poliziotti tra i quali una cinquantina delle unita' speciali. I dimostranti hanno duramente contestato anche il rappresentante del Dalai Lama, loro leader spirituale. Quando l'inviato, T.C. Tethong, e' arrivato in piazza e' stato fischiato tanto da dover rinunciare a parlare. "La gente e' molto emotiva, in questo momento. Dovremo tentare di calmarla. Ma dobbiamo anche obbedire alla legge, e credo che uno sciopero della fame a oltranza avrebbe violato la legge indiana contro il suicidio", ha detto Tethong ai giornalisti.
Nei giorni scorsi lo stesso Dalai Lama aveva inutilmente tentato di dissuadere gli attivisti dal rifiuto del cibo, spiegando che il buddismo tibetano e' contrario a ogni forma di violenza, anche quella contro se stessi.
Lo sciopero della fame veniva praticato da cinque uomini e una donna di eta' compresa tra i 25 e i 70 anni, che sabato erano apparsi in condizioni di "denutrizione cronica" al medico del governo indiano, S. Dixit, che li aveva visitati e ne aveva consigliato l'immediato ricovero. Dal 10 marzo ingerivano soltanto acqua mescolata a succo di limone.
Tseten Norbu, presidente del Congresso della gioventu' tibetana, ha assicurato che tra breve altri sei tibetani prenderanno il posto dei digiunatori ricoverati in ospedale, e cominceranno a loro volta uno sciopero della fame, finche' l'Onu non si impegnera' a discutere il problema del Tibet.
I medici dell'ospedale "Rama Manohar Lohia", dov'e' ricoverato l'attivista che si e' dato fuoco, hanno affermato che presenta ustioni gravi in tutto il corpo e le sue possibilita' di sopravvivenza sono scarse.
Rispondono invece bene alla terapia, a base di sostanze nutritive per via endovenosa, i sei digiunatori.