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Conferenza Tibet
Pobbiati Paolo - 30 aprile 1998
Rassegna Stampa Tibet

da: Notiziario CNN - 29 aprile 1998

Morto il manifestante tibetano che si era dato fuoco

NEW DELHI, India (AP) - Morto oggi, dopo due giorni di agonia, il manifestante tibetano che si era appiccato il fuoco per protesta. Il Dalai Lama ha definito questo gesto indicativo "della frustrazione e dell'urgenza" dei tibetani che rivendicano l'indipendenza del loro paese. Sul luogo dove lunedì Thupten Ngodup, di 50 anni, si è cosparso di kerosene e si è dato fuoco una ventina di monaci si sono riuniti a pregare e a bruciare incenso davanti ad una sua foto.

"Il suo è stato un atto di frustrazione che simboleggia quella che dimora nel cuore di tutti i tibetani. Siamo fieri di lui", ha detto Penzin Chhendong, uno dei testimoni del gesto. Lì accanto, una fila interminabile di tibetani aveva posto delle sciarpe di seta bianca, in segno di rispetto, sul feretro. Circa duecento di loro hanno poi vegliato, pregando e cantando, la salma di Ngodup in un monastero buddhista. Ai piedi della bara un foglio scritto a mano diceva "Grande eroe il cui spirito non morirà mai. Ti seguiremo uno per uno".

Secondo quanto affermato da Tseten Norbu, presidente del Tibetan Youth Congress, il corpo di Ngodup sarà probabilmente rimandato nella cittadina di Dharamsala, sede del Dalai Lama e del governo tibetano in esilio, dove sarà cremato.

Ngodup si era dato fuoco per protestare contro l'intervento della polizia indiana per fermare uno sciopero della fame portato avanti da altri sei tibetani dal 10 marzo scorso. La polizia, che sostiene di essersi mossa per motivi umanitari, ha ospedalizzato forzatamente gli scioperanti in due gruppi tra domenica e lunedì.

Il Dalai Lama ha visitato Ngodup e i sei scioperanti martedì. Ha preso la mano dell'uomo, che ha dato un segnale di aver compreso le parole di incoraggiamento del leader spirituale. "Per molti anni", ha commentato il Dalai Lama, "sono riuscito a persuadere i tibetani a non commettere atti di violenza nella nostra lotta per la libertà. Oggi è chiaro che il senso di frustrazione e di impazienza sta crescendo sempre di più fra molti tibetani, come dimostrano la decisione dello sciopero della fame ad oltranza e questo tragico fatto".

Il Dalai Lama, che i tibetani ritengono sia l'incarnazione di una divinità buddhista, è il leader politico e spirituale per gli esiliati e per moltissimi fra i 6 milioni di tibetani che tuttora vivono nel Tibet governato dai cinesi. Vive in esilio dal 1959, dopo la repressione da parte delle truppe di Pechino di una sollevazione popolare contro l'occupazione cinese.

Cinque tibetani hanno intrapreso a loro volta lo sciopero della fame ad oltranza in sostituzione dei sei portati in ospedale dalla polizia. Hanno dichiarato che continueranno sino a quando l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite non riaprirà il dibattito sull'annessione del Tibet da parte della Cina.

Gli scioperanti chiedono inoltre alle Nazioni Unite la nomina di un relatore speciale per il Tibet e la supervisione ad un referendum per poter scegliere tra indipendenza, una forma di maggiore autonomia o altre opzioni.

 
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